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Brescia: tensione e cariche in Piazza della Loggia

38 anni fa una bomba fascista seminò la morte in Piazza della Loggia, a Brescia, durante un comizio dei sindacati. Un ordigno nascosto in un cestino dei rifiuti esplose mentre la piazza era piena di persone che partecipavano ad una manifestazione contro l terrorismo neofascista. I morti furono otto e i feriti ben 102. 

Ma la strage fascista di Brescia la devono e possono ricordare soltanto coloro che sono preposti a farlo. Che hanno gestito questo paese per decenni all’insegna della coltre di silenzio e della rimozione sui mandanti e sui responsabili delle stragi fasciste che hanno insanguinato le città italiane dal dopoguerra in poi.
E questa mattina, quando studenti, precari e lavoratori hanno tentato di partecipare a modo loro alla celebrazione in corso in Piazza della Loggia mentre dal palco interveniva la segretaria della Cgil Susanna Camusso, davanti a sè hanno trovato i cordoni di Polizia e i manganelli. Qualche ‘leggera’ carica – mai che i comunicati delle Questure parlino di cariche pesanti – e qualche manifestante contuso. Ovviamente contusi anche tra i celerini, dicono le veline della Questura di Brescia riprese dai siti di informazione…

Questa mattina alle nove e trenta alcune centinaia di attivisti del Kollettivo Studenti in Lotta e del centro Centro Sociale Magazzino 47, insieme ad altre realtà antagoniste della città – sindacati di base, gruppi della sinistra – erano partiti in corteo da Piazza Garibaldi con l’intenzione di arrivare in Piazza della Loggia, per ribadire che le responsabilità della strage del 28 maggio del 1974 sono da addebitare allo Stato e ai suoi apparati. E anche per contestare le politiche di massacro sociale imposte dal governo Monti. Con loro tante bandiere, ad esempio quelle dei No Tav, e qualche rete metallica da utilizzare per parare i colpi dei manganelli, visto che la Questura aveva già avvisato i manifestanti che non gli avrebbe permesso di entrare in piazza. Ed infatti quando gli studenti – ai quali nel frattempo si erano uniti tanti cittadini provenienti dalla celebrazione – sono arrivati in corso Matteotti, i cordoni dei Poliziotti hanno cercato di impedire che il piccolo corteo potesse partecipare alla cerimonia a suon di bastonate.
M
a nonostante le nuove cariche una volta arrivati in piazza e il minaccioso schieramento dei cordoni del servizio d’ordine dei sindacati confederali, alla fine studenti e altri attivisti si sono ricompattati e sono riusciti a fare il loro ingresso in Piazza della Loggia e a dirigersi verso la stele che riporta i nomi delle vittime della bomba di 38 anni fa. “Ci siamo presi piazza della Loggia – ha gridato uno dei manifestanti col megafono – ricompattiamoci e rendiamo omaggio ai nostri morti, nostri e non del ministro dell’Interno”.

E dire che il messaggio inviato per l’occasione al sindaco della città da Giorgio Napolitano davano ragione ha chi chiede finalmente verità e giustizia.  “Il corso della giustizia deve, pur nei limiti in cui è rimasto possibile, continuare con ogni scrupolo e, nel contempo va peró fin da ora messo in luce quanto è emerso” sulla “matrice di estrema destra neofascista” e “sugli ostacoli che una parte degli apparati dello Stato frappose alla ricerca della verità” aveva affermato nel suo messaggio il Presidente della Repubblica.

Ma di fronte alla recente assoluzione dei colpevoli dell’eccidio e alla blindatura della piazza le parole del capo dello Stato e quelle proferite dal vivo dal Ministro degli Interni erano suonate come un paradosso, un affronto alla memoria e alla dignità delle vittime e dei loro parenti. 
«Siamo costernati di essere a Brescia oggi senza verità» aveva detto Anna Maria Cancellieri, aggiungendo: «La verità a un certo punto sembrava arrivare. Il messaggio che deve passare è che non abbiamo nessuna intenzione di arrenderci. La verità arriverà. È un dovere e non possiamo trascurare nessun impegno per arrivare alla soluzione». 

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