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La dura vita del miliardario Jimmi

Difensore di diritti civili e democrazia ad Hong Kong”

#HongKong: rilasciato il miliardario e difensore dei diritti umani Jimmi Lai”.

Così #Rainews24 ieri pomeriggio.

Già mi fa alquanto specie il pirotecnico accostamento tra la parola “miliardario” e la qualifica di “difensore dei diritti umani”.

Poi mi chiedo: perché questa attenzione millimetrica (ma assolutamente superficiale e banalizzante) per ciò avviene ad Hong Kong mentre su ciò che accade tutti i santi giorni nel contesto di regimi enormemente e ferocemente più oppressivi e sprezzanti nei confronti dei diritti umani quali Egitto, Arabia Saudita, Turchia, sui grandi mezzi di comunicazione – pubblici e privati – non troviamo nulla?

Affari? Realpolitik? Geopolitica? Atlantismo?

Per non parlare, poi, del totale oscuramento della grande mobilitazione dei sindacati e movimenti sociali boliviani da 9 giorni in sciopero generale contro la golpista Añez.

Beh, allora, se qui da noi c’è una stampa di regime ma non ce ne rendiamo più conto è perché, forse, non hanno più bisogno di prenderci a randellate per farci ingoiare una pessima propaganda che, tuttavia, riesce a travestirsi così abilmente – e quotidianamente – da “libera informazione”.

Certo, è la dura vita, si fa per dire, del tycon ultramiliardario Jimmi Lai, proprietario dei grandi mezzi di comunicazione di Hong Kong (una specie di Berlusconi locale), proprietario della Next Digital, società dell’informazione quotata in borsa, nonché, uno dei più noti sostenitori del “movimento pro-democrazia” di Hong Kong rilasciato, ieri, dalle autorità che lo avevano arrestato qulache giorno prima, dietro generosa cauzione.

Ed è altrettanto certo che Jinnmi, per i nostri Tg, vale immensamente più delle migliaia di perseguitate/i torturate/i, ingiustamente incarcerate/i e molto spesso desaparecidos solo per aver criticato, talvolta anche blandamente, regimi autoritari e sanguinari che mettono tutti i giorni sotto i piedi i nostri bei principi sullo Stato di Diritto.

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4 Commenti


  • Moreno Stievano

    Si ha certamente ragione quando si critica il main stream sulle notizie pilotate ad arte, il tema dei diritti umani vale per tutti, nessuno escluso! Non vedo nulla di scandaloso se un miliardario difende i diritti umani, trovo invece ideologico e retorico quell’atteggiamento in cui si da per scontato che avere soldi significa essere di per sé stare dalla parte sbagliata. Questo miliardario difende i diritti umani? Bene, meglio per tutti. Non vorrei che il problema fosse piuttosto che lo fa contro il cosiddetto “comunismo” .


    • Francesco Piccion

      La storia dell’informazione è storia di “schieramento geopolitico”, con buona pace dell’ indipendenza e della ricerca dell'”obbiettività”.
      Fare informazione è per prima cosa selezione tra le infinite possibili notizie. Per esempio, si può sparare in prima pagina un incidente stradale e ignorarne migliaia di altri.
      In geopolitica, invece, la scelta è assai limitata. Specie in tempi, come questi, di “competizione globale”.
      Ed è paradossale che in un paese come l’Italia dove 13 uccisi nelle carceri hanno avuto lo spazio di un secondo, ci erga a paladini dei diritti umani soltanto nei “Paesi nemici”. In Cina, e specialmente ad Hong Kong, non sembra proprio che ci siano grandi limitazioni per la stampa occidentale. Tant’è che siamo sommersi di immagini su tutti i canali…
      AL contrario, non ne vediamo una sola da parecchia Paesi di assoluta fedeltà all’Occidente (a meno che on riguardino un cittadino italiano; e spesso neanche in quel caso, come per Mario Paciolla, ucciso in Colombia)


  • Alessandro

    Che difenda i diritti umani (quali?) è tutto da vedere. Questo movimento di protesta – che curiosamente i media occidentali chiamano “pro democrazia” – in realtà vuole l’indipendenza dalla Cina sventolando le bandiere coloniali e flirtando col governo USA. Ciò è inammissibile, essendo Hong Kong parte integrante della Cina da sempre.
    Non è che si debba sempre accogliere e considerare progressiva qualsiasi protesta popolare.
    La Cina reagisce quindi come sempre hanno reagito le democrazie occidentali nei confronti dell’indipendentismo ovvero con la repressione. I leaders degli indipendentisti catalani, ad esempio, sono in carcere, non si capisce in base a quale superiorità morale l’Occidente voglia giudicare l’atteggiamento del governo cinese nei confronti di un chiaro tentativo di rompere l’unità territoriale cinese.


  • giorgino

    la storia è sempre la stessa, i diritti umani, in realtà ad hohg kong stiamo parlandi dei diritti civili ma è lo stesso, sono quelli che puoi esigere solo quando hai i soldi per farlo, tali diritti non prevedono un grado di universalità tale da essere goduti da tutti, altrimenti sconfinerebbero nel campo dei diritti sostanziali. Che sia un miliardario a sostenere i diritti formali, poi li possiamo chiamare civili , dell’uomo, in pratica non cambia, la dice lunga,. In temini generali, un miliardario può si sostenere istanze giuste, magari anche esprimendole sulla falsariga dell’ideologia dei diritti civili, potrebbe valere anche per il tipo in oggetto, ma allora questi dovrebbe chiarire la sua visione e posizione, le sue alleanze, come del resto un po tutti, non mi pare che il miliardario in questione lo abbia fatto. In un ambito come quello cui ci riferiamo poi, dato il palese scontro complessivo con gli Usa, io non sarei di bocca buona, tanto più è necessaria chiarezza delle posizioni. Solo quando vedrò un miliardario battersi per l’introduzione di contratti di lavoro collettivi, stante che il singolo è strutturalmente piu debole del capitale, allora gli concederò la presunzione di innocenza. Serve concretezza, non il farsi infinocchiare dalle ideologie borghesi

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