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George Abdallah: “Non firmeremo alcuna abiura delle nostre idee”

Pochi giorni fa, come Rete dei Comunisti abbiamo pubblicato la traduzione di un’intervista a Majed Nehme, in cui il giornalista fa un’attenta disamina della storia (post?) coloniale del Paese dei Cedri ed arriva ad affermare senza giri di parole che il “modello libanese”, come era stato definito dalla Francia al momento della sua creazione nel 1920, è definitivamente finito.

A pochi giorni dall’esplosione di Beirut, che altro non è se non la punta dell’iceberg delle tensioni interne e internazionali che vive il Libano da decenni, è intervenuto sul campo direttamente il Presidente francese, per dettare l’agenda politica, dispensando “consigli all’europea” ai partner di lunga data e cercando di imporre la sua presenza di padrone nel giardinetto di casa. 

Una condizione ottimale per mettere in chiaro la propria fermezza anche sul fronte repressivo, in particolare nei confronti di Georges Ibrahim Abdallah: combattente della resistenza comunista libanese impegnata dalla parte dei combattenti palestinesi, è detenuto dal 1984 dal sistema giudiziario francese, risulta scagionabile dal 1999 ma è ancora in carcere per ordine del governo statunitense, nonostante due scarcerazioni pronunciate dal tribunale per l’esecuzione delle sentenze.

Il Presidente Macron scarica ogni responsabilità sulla detenzione sul prigioniero politico, dichiarando che Georges Abdallah “dovrebbe firmare” un qualcosa che sia la fine della sua militanza politica, la rinuncia all’attività che ancor oggi porta avanti dopo quasi 40 anni di detenzione. Insomma, se un militante comunista si trova ancora in stato di detenzione -sembra dirci Macron- è unicamente colpa sua, perché non rinuncia all’abiura della sue idee.

Sappiamo bene cosa sia capace di fare uno Stato vendicativo, rancoroso, non disposto a riconoscere un avversario di classe ma piuttosto orientato a “riscrivere la Storia” a colpi di leggi europee e procedure detentive senza fine. La nostra affermazione come comunisti passa anche per questa strada, per il diritto all’esistenza della nostra storia e delle nostre battaglie.

Traduciamo e rilanciamo quindi con convinzione l’appello pubblicato dalla Campagne unitaire pour la Libération de Georges Abdallah, realtà in prima linea nella lotta internazionalista e con cui camminiamo fianco a fianco.

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DEVE FIRMARE! PIEGHIAMO LO STATO FRANCESE!

“Deve firmare!”. È l’ultima ingiunzione dello Stato francese, lanciata al volo dal Presidente francese il 6 agosto 2020 a Beirut, in risposta alle grida di tutti coloro che, sulla sua scia, stavano ancora una volta gridando la legittima richiesta di rilascio di Georges Abdallah. “Deve firmare! Deve firmare”, il tutto mimato da un gesto della mano e poi niente più: un giro di testa e un passo che accelera per riprendere la sua mascherata del giorno, quella dell’uomo provvidenziale venuto a rassicurare e garantire la ricostruzione di un Libano devastato. Questa volta, la sceneggiata è pensata come si deve: basta con le perplessità mostrate a Tunisi, quando durante un precedente “bagno di folla”, Emmanuel Macron sembrava aver scoperto il nome stesso di Georges Abdallah; d’ora in poi, la risposta è stata trovata: “deve firmare!”.

Una risposta abilmente preparata per essere dato in pasto ai militanti pienamente e sinceramente impegnati in questa lotta, che da più di 21 anni attendono una risposta in atto da parte dello Stato francese; abilmente formulata anche attraverso l’uso di questo pronome personale che porta in sé tutta l’indefinizione del soggetto in questione (ci chiediamo chi tra i vari Darmanin, Dupond-Moretti o lo stesso Presidente sarà il primo a firmare); iniquamente dettato, infine, nel momento in cui l’affermazione suggerisce che l’intera soluzione della questione starebbe nella sola firma di Georges Abdallah, l’unico padrone del suo destino, del suo rilascio e l’unico responsabile della sua detenzione per il suo colpevole rifiuto di firmare.

“Deve firmare!”, così come il popolo libanese sarà portato a firmare un assegno in bianco all’imperialismo francese affinché quest’ultimo – pur essendo pienamente responsabile e colpevole della rovina del paese – ne prenda da solo le redini, affermi ancor più il suo dominio nella regione e faccia prosperare sempre più i suoi interessi.

E Georges Abdallah deve firmare! Anche lui firma un assegno in bianco allo Stato francese? Il suo impegno per tutta la vita contro l’imperialismo, il capitalismo, il sionismo, gli Stati arabi reazionari e il fascismo; il suo impegno per il popolo in lotta, per le lotte di liberazione nazionale e in particolare per la Palestina, per l’emancipazione e l’avvento di un mondo migliore dimostrano ogni giorno l’assurdità di tale aspettativa: Georges Abdallah è un combattente comunista arabo che, fin dai suoi primi impegni con le Fazioni Armate Rivoluzionarie Libanesi nella sua lotta di resistenza per la Palestina e durante i suoi 36 anni di detenzione, non ha mai rinnegato nessuno dei suoi impegni.

Ci sono molti testi che firma: ognuna delle sue dichiarazioni politiche in cui smaschera e combatte senza sosta contro tutte le forze imperialiste, i loro piani di saccheggio, di dominio e tutte le forme di oppressione generate dal sistema capitalista. Georges Abdallah persiste e firma nel suo impegno, nella sua lotta ed è proprio questo che rende la sua smisurata detenzione una questione altamente politica, che porta ancora lo Stato francese a non firmare il suo atto di liberazione, nonostante sia stato registrato dalla magistratura.

Perché dobbiamo ricordarlo di nuovo qui? Se c’è davvero una firma imperativa in questo dossier, è quella del ministro dell’Interno. Nonostante le due scarcerazioni concesse nel 2003 e nel 2013 dal Tribunale dell’esecuzione della sentenza e l’affermazione scritta di un’accoglienza favorevole in Libano, il rilascio di Georges Abdallah resta subordinato alla firma di un ordine di espulsione dal territorio francese: nel gennaio 2013, Emmanuel Valls, ministro dell’Interno, si è rifiutato di firmarlo; e poi, il 5 novembre 2014, una nuova richiesta di rilascio è stata dichiarata “inammissibile” per il fatto di non essere stata precedentemente oggetto di un ordine di espulsione.

Quindi sì, oggi, se c’è un’ingiunzione da fare, è quella del Presidente della Repubblica che ordina al suo Ministro dell’Interno di siglare questo documento affinché sia fatta finalmente giustizia e Georges Abdallah sia liberato: “deve firmare!”.

Molti hanno già firmato! Sono innumerevoli le lettere indirizzate ai vari Guardasigilli, ai ministri dell’Interno, ai parlamentari di Francia e Libano e ai presidenti della Repubblica che si sono succeduti, per sottolineare l’imperativo di questa separazione dei poteri, l’applicazione della legge e la fine immediata della detenzione perpetua imposta a Georges Abdallah. Tutti loro – individui, collettivi e organizzazioni di sostegno, deputati e senatori, personalità, giornalisti – a livello nazionale e internazionale hanno già firmato appelli, petizioni e lettere aperte.. per vedersi recapitare alla fine un netto rifiuto da parte di questo potere politico e giudiziario colpevole, o per ricevere consigli e prescrizioni illusorie, grottesche, ciniche e inique, come l’ultima del presidente Macron.

È giunto il momento di convocare lo Stato francese! Non solo la richiesta di liberazione di Georges Abdallah continuerà ad essere portata ovunque e da tutti, in tutte le lotte, in tutte le processioni e i comizi, su tutti i muri, in tutti i nostri quartieri, in tutte le nostre università, in tutti gli striscioni, i manifesti, i volantini, le lettere e le e-mail. Questo appello viene ora lanciato parallelamente alle iniziative dell’avvocato di Georges Abdallah, per far si che ai rappresentanti dello Stato francese, e in particolare all’attuale Ministro degli Interni, venga ricordato in ogni momento e ad ogni visita questo imperativo: “deve firmare!”.

Facciamo sentire questo grido di libertà di Georges Abdallah il più ampiamente possibile, ogni giorno e ovunque, proprio come hanno fatto ultimamente i nostri compagni in Libano, e otteniamo così dalla continua pressione esercitata, nella diversità delle nostre espressioni, che la liberazione del nostro compagno si traduca in realtà.

Deve firmare! Facciamo piegare lo Stato francese!

Che fioriscano mille iniziative!

È insieme e solo insieme che vinceremo

Parigi, 25 agosto 2020

Traduzione a cura di Rete dei Comunisti Internazionale

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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