Sembrano gesti dolorosi di altri tempi, ma nell’area caucasica da tempo la storia gira all’indietro. Secondo quanto riferisce l’agenzia Agi, gli abitanti armeni dei villaggi fuori dal Nagorno-Karabakh hanno dato fuoco alle proprie case prima di fuggire in Armenia in vista della scadenza delle prossime ore che vedrà il territorio conteso consegnato all’Azerbaigian come parte dell’accordo di pace con l’Armenia.
I residenti del distretto di Kalbajar in Azerbaigian, controllato per decenni dai separatisti armeni e dopo combattimenti durati sei settimane e l’accordo di pace, è ora finito sotto il controllo azero, hanno cominciato un esodo di massa dopo l’annuncio che da oggi l’Azerbaigian riprenderà il controllo della zona.
Nel villaggio di Charektar, al confine con il vicino distretto di Martakert che rimarrà sotto il controllo armeno, almeno sei case erano in fiamme nella mattinata con dense colonne di fumo che si alzavano sulla valle. “Questa è casa mia, non posso lasciarla ai turchi”, come spesso gli armeni definiscono gli azeri, ha dichiarato un abitante del villaggio mentre gettava assi di legno e stracci imbevuti di benzina in una casa completamente vuota.
“Oggi tutti bruceranno le loro case. Ci è stato concesso fino a mezzanotte per andarcene”, ha aggiunto. “Abbiamo anche spostato le tombe dei nostri genitori, gli azeri trarranno grande piacere nel profanare le nostre tombe. È insopportabile”, ha sottolineato. Ieri sono state bruciate almeno dieci case sempre a Charektar e dintorni.
Dopo un mese e mezzo di combattimenti, Armenia e Azerbaigian, con la mediazione della Russia, hanno firmato un accordo per mettere fine alla nuova esplosione di violenza in Nagorno-Karabakh, regione autonoma a maggioranza armena, contesa da decenni con l’Azerbaijan. L’intesa, “dolorosa” per Erevan come ha ammesso il premier Nikol Pashinyan, ha scatenato la rabbia degli armeni che hanno assaltato il palazzo del governo e il Parlamento, chiedendo le dimissioni del capo dell’esecutivo. La polizia ha ripreso il controllo della situazione ma sono continuano a circolare appelli a scendere in piazza e manifestare contro il leader armeno per il suo cedimento.
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