Per rafforzare la pianificazione economica socialista nel paese.
La vittoria dell’eterno comandante Chávez nelle elezioni del 1998 segna un cambiamento radicale nelle prospettive delle classi lavoratrici e popolari e l’inizio di un periodo di rottura con il dominio imperialista e le multinazionali.
Chávez, infatti, dopo aver aperto il processo costituzionale che ha portato nel 1999 alla promulgazione della Costituzione Bolivariana della Repubblica del Venezuela, e aver rafforzato il consenso e il sostegno popolare nell’amministrazione civile e nell’esercito, rifiuta la “Guerra al terrorismo ”di Washington e rompe definitivamente con gli Stati Uniti.
La Costituzione del 1999 è intrisa di sovranità popolare e democrazia partecipativa. L’articolo 62, ad esempio, stabilisce il ruolo della comunità nella pianificazione, gestione e controllo dell’intervento pubblico, esplicitando la responsabilità dello Stato nel creare strutture che rendano effettiva la partecipazione.
Nel “Progetto Nazionale Simón Bolívar – Primo Piano Socialista della Nazione”, riferito al periodo 2007-2013, tra i sette punti programmatici si afferma quello della “democrazia partecipativa rivoluzionaria”. Il presupposto teorico-politico è che la sovranità risieda nel popolo, che non la delega a terzi ma la esercita direttamente nelle istituzioni partecipative.
La mobilitazione popolare e militare per la sconfitta del tentativo di colpo di stato dell’aprile 2002 ha poi portato Chávez a una strategia economica più statalista e ad aumentare la spesa per i programmi sociali, nonché a rafforzare decisamente l’alleanza con Cuba.
Nel 2004, Chávez e Fidel hanno dato vita ad ALBA, un grande progetto di integrazione continentale ispirato ancora una volta dal maestro Simón Bolívar.
La centralità della pianificazione nel processo della Rivoluzione Bolivariana è chiaramente visibile anche nel documento della conferenza per il Congresso del PSUV del 2014. Qui si legge che “lo Stato deve concentrarsi sulla pianificazione della produzione come elemento centrale dell’economia socialista, perché orienta la produzione verso il soddisfacimento dei bisogni reali delle persone e non verso l’accumulazione di capitale”.
La pianificazione centralizzata è assolutamente essenziale per superare la dipendenza dell’economia venezuelana dal petrolio e per stabilire un modello di sviluppo diversificato e sostenibile, socialmente ed ecologicamente. La necessità di sviluppare le forze produttive è vista come un passo imprescindibile nella costruzione del socialismo con una pianificazione della produzione socializzata, superando definitivamente il “socialismo rendista”, che si basa sulla rendita (dal petrolio, faccio notare) e non ancora sulla produzione socializzata.
Le entrate petrolifere vengono ora ridistribuite, consentendo il finanziamento di importanti missioni sociali rivolte alle classi popolari. La sovranità nazionale è, quindi, un bilancio e un fondamento della Rivoluzione con un controllo costante e centrale da parte dello Stato.
Naturalmente, non dobbiamo dimenticare che la rivoluzione continua, con la borghesia interna sostenuta dagli Stati Uniti che può ancora contare sulla proprietà di molte industrie, terreni, infrastrutture, nonché sui media e sui centri commerciali.
Le difficoltà nel costruire un modello di sviluppo e una struttura statale orientata al socialismo sono enormi e comprendono la presenza di gruppi di interesse che anche nel settore pubblico possono mantenere il controllo su attività importanti.
Per tutto questo una grande vittoria per il PSUV, per il popolo chavista, nella prossima “6D” è fondamentale, essenziale.
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