Le truppe francesi inquadrate nell’operazione Barkhane sono sotto accusa per un bombardamento, condotto domenica scorsa su un villaggio maliano vicino a Bounti nel Mali centrale. Secondo l’agenzia France Presse (Afp), le fonti locali avrebbero denunciato l’uccisione di 19 persone, tra cui alcuni bambini, e diversi feriti.
I 19 morti sono ritenuti dai locali dei semplici abitanti della zona, mentre per i comandi militari francesi erano sostenitori del Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani (Gsim), una formazione jihadista affiliata ad Al Qaeda e attiva nel Sahel.
Martedì scorso la forza Barkhane ha annunciato di aver condotto un’operazione antijihadista nella regione di Douentza, non lontano da Bounti, ed ha respinto formalmente l’accusa – sollevata da residenti locali e circolante sui social – di un attacco ad un matrimonio su cittadini di etnia fulana.
La versione francese confermata anche dalle forze armate maliane (alleate, armate e istruite dall’esercito francese) sostiene che l’operazione “Eclisse” condotta il 3 gennaio nella zona non avrebbe provocato “danni collaterali” né vittime civili.
Diversi residenti del villaggio di Bounti sostengono invece di essere stati feriti da colpi sparati da un elicottero francese durante il matrimonio cui stavano partecipando. Questa versione è sostenuta da un’associazione dell’etnia fulana, Tabital Pulaaku, che ha parlato dell’uccisione di “almeno una ventina di persone civili”.
Il settimanale francese L’Express ha raccolto le testimonianze di alcuni abitanti del villaggio colpito, i quali hanno raccontato di uno attacco in elicottero in pieno giorno che ha causato il panico in una folla riunita secondo loro per un matrimonio. “Mi sono ritrovato nella boscaglia ma ho perso due fratelli”, ha detto Ahmadou Ghana.
“L’elicottero volava molto basso, al punto che pensavamo volesse sorvolare il villaggio”, ha detto un altro abitante del villaggio, Mady Dicko. Da domenica “non abbiamo visto nessun rappresentante delle autorità. Così, questa mattina, abbiamo scavato una fossa per mettere i corpi, che sono rimasti lì da domenica senza che nessuno li toccasse”, ha detto Mady Dicko.
I corpi “non sono identificabili, sono resti di corpi, pezzi di corpi umani sparsi”, ha riferito un altro abitante del villaggio, Hamdoun Baouro Sy. “Vorremmo che le autorità almeno ci dicessero chi possiede l’elicottero che ha ucciso i nostri genitori”.
L’esercito francese ha negato nel modo più assoluto di aver fatto uso di elicotteri durante l’operazione militare del 3 gennaio. Ma nello stesso comunicato ammettono di aver inviato tre arei a bombardare l’obiettivo individuato.
L’agenzia Nova riporta che, secondo l’esercito francese, più di un’ora prima dell’attacco – condotto alle 15 ora locale – un drone Reaper “ha rilevato una motocicletta con due persone a bordo, situato a nord della RN 16 (la strada che collega Bamako a Gao). Il veicolo si è unito a un gruppo di circa 40 uomini adulti in un’area isolata.
Tutta l’intelligence e gli elementi in tempo reale hanno permesso di identificare formalmente questo gruppo come appartenente a un Gat (Gruppo terroristico armato) – prosegue la dichiarazione, secondo la quale l’osservazione preliminare della zona “per più di un’ora e mezza ha anche permesso di escludere la presenza di donne o bambini”.
Il comunicato delle forze armate francesi precisa poi che “tenendo conto del comportamento delle persone, dei materiali individuati e del controllo incrociato delle informazioni raccolte, a una pattuglia di caccia – allora in volo – è stato ordinato di effettuare un attacco mirato alle 15, ora locale”, a più di un chilometro a nord delle prime case di Bounti. Nel bombardamento, precisano i militari francesi, sono state sganciate tre bombe.
Già in passato l’operazione militare francese Barkhane si era trovata sotto accusa per vittime collaterali. Nel 2017, dopo un attentato ad Abeibara, nel nord-est del Paese, alcuni soldati del Mali erano tenuti in ostaggio dalle milizie jihadiste.
Un raid condotto dalle forze militari francesi tra il 23 ed il 24 ottobre aveva causato, secondo una versione, la morte di undici soldati maliani prigionieri del Gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani (Gsim).
Dopo l’incidente, lo stato maggiore francese aveva detto che un gruppo terrorista affiliato ad Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi) era stato messo fuori combattimento e che quindici jihadisti erano stati uccisi, ma gran parte di essi risultavano essere soldati maliani prigionieri.
L’attacco francese di due giorni fa è stato condotto nella cosiddetta “zona delle tre frontiere” (Mali, Burkina Faso, Niger), in un punto dell’area di Hombori, dove le forze armare francesi hanno subito lo scorso 2 gennaio un attentato nel quale sono morti 2 militari francesi.
Un attentato simile era stato condotto solo cinque giorni prima, il 28 dicembre, nella zona di Menaka, con la morte di altri 3 altri militari francesi.
Insomma il sospetto di una rappresaglia francese circola ormai neanche troppo velatamente.
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