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Si dimette Mark Rutte, il “frugale” strangolapoveri

Diversi compagni fanno ancora fatica – nonostante siano passati ormai tre decenni – a comprendere come concretamente funzioni l’Unione Europea e come sia possibile che un’istituzione sovranazionale (quindi “non nazionalista”, secondo le autodefinizioni) sia contemporaneamente una istituzione classista. E della peggior specie.

La fortuna però a volte aiuta anche gli ostinati…

Ieri si è dimesso il governo olandese, guidato da Mark Rutte, il leader europeo dei “paesi frugali” (altra autodefinizione presa per buona dai media), ossia quei paesi che con più determinazione impongono il taglio della spesa e del debito pubblici.

Per onestà bisogna riconoscere che non sono feroci soltanto con altri paesi benevolmente chiamati “cicale”, ma lo sono altrettanto anche al proprio interno.

E proprio su questo è andato a sbattere Mark Rutte, costretto alle dimissioni da una vicenda assolutamente emblematica: lo scandalo dei sussidi alle famiglie .

Siete italiani anche voi, e certo penserete che lo scandalo sia scoppiato sul fatto che un po’ di famiglie – come per il reddito di cittadinanza o altri (scarsi) benefit sociali – abbiano avuto qualcosa cui non avevano diritto.

Le carogne al governo in Olanda, però, non sono gente che si vende per un tozzo di pane o qualche voto clientelare. In questo caso lo scandalo ha una natura esattamente opposta: hanno tolto il sussidio a famiglie che ne avevano pienamente diritto secondo le leggi nazionali. Peggio ancora, 20mila famiglie sono state accusate ingiustamente di “frode” e costrette a rimborsare somme di denaro assolutamente ingenti, specie per chi già viveva al limite della soglia di povertà.

In dettaglio. E’ improvvisamente venuto fuori che l’ufficio delle imposte olandese aveva accusato migliaia di famiglie di aver richiesto in modo fraudolento pagamenti per l’assistenza ai minori tra il 2013 e il 2019, ottenendo rimborsi per migliaia di euro.

In Olanda esiste infatti il “kinderopvangtoeslag”, un bonus per i figli per contribuire al pagamento degli asili, che lì sono strutture private costosissime (anche 9 euro l’ora), al punto che le rette mensili possono arrivare sopra i mille euro per ogni figlio.

Invece di aprire asili pubblici a un costo più basso (orrore!), i governi neoliberisti preferiscono regalare cifre rilevanti alle strutture private, finanziando con sussidi le famiglie. Ovviamente, se sei una carogna di questo tipo, pensi anche che gli altri siano proprio come te. E quindi che chiedano il contributo senza averne diritto in base ai parametri di reddito familiare…

La regola olandese per questi sussidi è in fondo semplice: meno si guadagna più si riceve. Per richiedere i bonus si compilano come dappertutto dei moduli, e come dappertutto si possono facilmente commettere errori piccoli o grandi. Specie se sei poco istruito o immigrato.

Se ci aggiungi un controllo ultra-formalistico – secondo cui l’errore è impossibile o un tentativo di frode – ecco che scatta la tagliola: il sussidio ti viene tolto, anche dopo anni, e devi restituire tutto quel che hai ricevuto. Con gli interessi.

Un massacro sociale (20.000 famiglie sono tante, in un piccolo paese come l’Olanda) definito persino dalla Commissione d’inchiesta parlamentare “un’ingiustizia senza precedenti”.

Di qui l’inevitabile richiesta di dimissioni del governo, con Rutte che fa i bagagli e torna a casa due mesi prima delle elezini e con ben scarse possibilità di ripresentarsi.

Rutte è stato il successore di Jeroen Dijsselbloem, divenuto poi presidente di quell’Eurogruppo che ricattò la Grecia fino alla resa di Tsipras, immortalato poi al cinema da Costa Gavras (Adults in the room) in base alle registrazioni effettuate da Yanis Varoufakis, allora ministro dell’economia del primo governo Syriza.

Quel Dijsselbloem che accusava il popolo italiano di essere indebitato (sul piaano statale, mentre invece siamo “risparmiosissimi” in privato) perché “abituati a sperparare tutto in donne e champagne”.

Rutte, che è un “frugale”, è qui immortalato mentre annaffia con lo champagne un vaso di tulipani.

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