Menu

Usa. Chi hanno incitato alla rivolta armata prima del 6 gennaio?

Questo di seguito è un articolo pubblicato da Christian Vanderbrouk* su The Bulwark. Ve lo proponiamo integralmente, tradotto da Elezioni USA 2024. Ci sembra utile per approfondire la conoscenza sul “declino amerikano”, fuori dalla propaganda penosa dei media mainstream italiani ed europei.

*****

Lo scorso dicembre, il blogger Ross Douthat, faceva notare che “esistono due partiti repubblicani“. Uno di loro governava normalmente, “certificando elezioni, respingendo pretese frivole e azioni legali complottiste, rifiutandosi di assecondare le pretese” dell’ex presidente Trump che la sua sconfitta potesse essere ribaltata in modo antidemocratico.

L’altro GOP, invece, affermava Douthat, “si comporta come un gruppo di sediziosi“. Tuttavia, questi repubblicani “lo fanno nella consapevolezza, o almeno nella forte convinzione, che il loro comportamento sia supportato dalla propria base“.

Douthat definiva questo atteggiamento come dreampolitik, “una politica di fantasia da parte di una fazione politica… che alimenta il caso, lo stallo e talvolta le proteste, ma non ancora il tipo di crisi anticipata da più parti facendo riferimenti alla Germania di Weimar e alla nostra guerra civile“.

Douthat si chiedeva – ingenuamente in retrospettiva – se “certi tipi di fantasia potessero effettivamente essere forze stabilizzatrici, permettendo alle persone di soddisfare i loro impulsi ideologici semplicemente partecipando ad una battaglia politica“.

O altrimenti che “una volta che un numero sufficiente di politici avrà supportato la dreampolitik, la pressione per trasformare il sogno in realtà” sarebbe aumentato “inesorabilmente“.

Ebbene, come abbiamo visto tutti il 6 gennaio, quella pressione ha lasciato il posto all’attacco contro il Campidoglio degli Stati Uniti da parte di una folla rabbiosa ed assassina di sostenitori del presidente Trump.

Hanno assaltato il Campidoglio degli Stati Uniti per cercare di interrompere la transizione al potere del presidente eletto Joe Biden, uccidendo l’agente di polizia Brian Sicknick ed urlando “uccidetelo con la sua stessa pistola” all’agente Michael Fanone, mentre lo colpivano con il taser al punto da provocargli un attacco di cuore.

Sembra essere ironico, a prima vista, vedere tali episodi di violenza contro la polizia da parte di un movimento che si era identificato con slogan come “Blue Lives Matter” e “Back the Blue”. Ma tutto ciò in realtà non è sorprendente.

Chiunque avesse prestato abbastanza attenzione, infatti, avrebbe dovuto notare come la violenza da parte dei movimenti di estrema destra è stata sempre diffusa in America, e sempre più specificamente sia anti-governativa, sia anti-polizia.

Prendiamo ad esempio un recente articolo del professore emerito della Boston University Angelo Codevilla. Pubblicato pochi giorni prima delle elezioni presidenziali di novembre, “The Police and Us” affermava che era arrivato il momento che i conservatori iniziassero a “fare del male ai poliziotti“.

Purtroppo, la sinistra ha dimostrato che ferire i poliziotti tende a renderli tuoi amici. Quindi, se vuoi il rispetto della polizia che non hai sotto il tuo controllo, assicurati che abbiano valide ragioni per temerti“, scriveva Codevilla.

Codevilla continuava il suo articolo consigliando ai suoi lettori di organizzarsi in milizie armate locali:

Chiamateli gruppi di autodifesa, protezione del quartiere, vigilantes, amici, tutto tranne che ‘milizie’. Ma l’essenza è la stessa: affidarsi a se stessi e a persone che si conoscono da molto tempo – niente infiltrati, per favore – uniti e armati per prendersi cura di se stessi come meglio si ritiene“.

E’ difficile che un articolo del genere – da parte di uno degli “ideologi” della destra nazionalista americana – possa essere considerato come qualcosa di diverso da un richiamo all’insurrezione. E questo anche prima delle elezioni.

Dopo la sconfitta di Trump alle presidenziali di novembre, gli appelli per una insurrezione armata di destra sono aumentati esponenzialmente.

Tre giorni dopo le votazioni, l’attivista conservatore Ned Ryun (che ironicamente ha fatto parte della 1776 Commission dell’Amministrazione Trump) ha elencato in questo modo una serie di presunte irregolarità elettorali:

Mi state davvero dicendo che l’abitante semi-senile del seminterrato ha ottenuto circa 3 milioni in più voti rispetto a Obama nel 2008? Guardate cosa è successo a Milwaukee e la probabilità statistica del risultato dei democratici“, scriveva Ryun, prima di suggerire che la violenza possa essere un risultato di questa situazione.

La parte spaventosa di ciò che sta accadendo è che, indipendentemente da chi alla fine vincerà, metà del paese penserà che l’altra parte abbia rubato le elezioni. Questo mina la legittimità di chi presterà giuramento a gennaio. Non c’è modo di evitarlo ora.

[…]

La storia ci dice che a un certo punto se un Paese non può risolvere le sue differenze come le persone civili alle urne in un sistema di cui si fidano, le persone smettono di parlare con le schede elettorali e iniziano a comunicare con i proiettili“.

L’ex portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale dell’Amministrazione Trump, Michael Anton, noto soprattutto per aver scritto il saggio “Flight 93 election” che paragona i democratici ai terroristi intenzionati a distruggere la repubblica, ha usato un’argomentazione simile:

Nessuno saprà chi ha vinto per davvero. I sostenitori di entrambe le parti insistono che sarà così, ma non è vero.

[…]

Ma molto più minacciosamente, metà del Paese – o per essere più precisi, la classe che governa nell’interesse di (al massimo) metà del Paese – supporrà di poter governare per aver vinto le elezioni. L’altra metà concluderà che sono alla pari di sudditi.

Se questa conclusione possa portare questi ultimi verso l’apatia o li induca alla ribellione armata, è la questione che determinerà il corso della nostra politica futura“.

Anton, come Codevilla, non è uno sconosciuto. È uno degli ideologi del trumpismo. I conservatori pro-Trump ed alcuni esponenti repubblicani eletti hanno fatto eco e amplificato tali minacce di insurrezione nelle settimane successive.

Le minacce hanno in particolare avuto come bersaglio i legislatori statali, i funzionari dei governi statali ed i giudici che hanno rifiutato di aiutare il presidente a rimanere al potere.

Rudy Giuliani, l’ex sindaco di New York City ed avvocato personale del presidente Trump, una volta sembra aver giustificato tali minacce affermando che “a volte è persino necessario essere minacciati” per decidersi a ribaltare i risultati delle elezioni, parlando dei legislatori statali del Michigan.

Il neo deputato repubblicano Madison Cawthorn ha esortato a sua volta i partecipanti al Turning Point USA di Charlie Kirk a minacciare i propri rappresentanti nelle istituzioni.

Allora, tutti per favore mettetevi al telefono, chiamate il vostro deputato al Congresso. E sentitevi liberi anche di minacciarli leggermente e dire: ‘Sai una cosa? Se non inizierai a sostenere l’integrità elettorale, io ti cercherò, Madison Cawthorn ti cercherà. Tutti ti cercheranno“.

Il deputato repubblicano Louie Gohmert ha detto a Newsmax che il rifiuto della Corte Suprema di ribaltare le elezioni non avrebbe lasciato ai sostenitori di Trump altra scelta che ricorrere alla violenza:

In conclusione, la Corte ci sta dicendo: ‘Non intendiamo intervenire, è finita. Quindi in sostanza ci sta dicendo che l’unica cosa da fare è andare in piazza ed essere violento come gli Antifa e BLM“.

Anche l’idea di assediare gli edifici governativi per fermare il conteggio dei voti è stata discussa e sostenuta dalla destra pro-Trump.

Pochi giorni dopo la sconfitta elettorale di Trump, il collaboratore di American Greatness, Chuck de Caro, ha ricordato la battaglia della contea di McMinn del 1946 (conosciuta anche come la battaglia di Atene), durante la quale un gruppo di duemila veterani si era ribellato violentemente contro funzionari locali corrotti usando armi automatiche, bottiglie molotov e dinamite, e riuscendo alla sequestrare le urne oggetto di un’elezione contestata.

De Caro è stato esplicito sulla lezione storica che sperava di impartire, ovvero suggerire ai sostenitori di Trump delusi di considerare l’ipotesi di un’azione paramilitare contro i presunti brogli elettorali:

Proprio come pensano molti elettori di Trump oggi, allora i veterani si erano resi conto che era necessario qualcosa di più della normale risposta parlamentare.

Quindi, mentre gli elettori di Trump di oggi sono, ancora, armati solo dei loro smartphone per cercare di accertare la legittimità del voto di martedì scorso, i veterani della contea di McMinn avevano deciso di sequestrare le urne e contare i voti. . .  nel modo più duro possibile.

I democratici del ventunesimo secolo che hanno la stessa mentalità di quei funzionari corrotti della contea di McMinn potrebbero prendere nota della reazione degli elettori quando le elezioni vengono truccate“.

A grandi linee, questo sarebbe poi diventato lo scenario in cui si è svolto l’attacco al Campidoglio degli Stati Uniti il 6 gennaio 2020, quando i rivoltosi hanno cercato di interrompere la ratifica formale della vittoria presidenziale di Joe Biden da parte del Congresso.

Solo l’intervento provvidenziale di un membro dello staff del Senato ha impedito che la cassa di mogano con i voti espressi dai grandi elettori venisse distrutta durante l’attacco.

Nelle settimane precedenti l’assalto, l’ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale Michael Flynn, diventato un idolo della destra più complottista, si era attirato le critiche di tutti per aver sostenuto la necessità per Trump di invocare l’Insurrection Act nelle settimane successive alle elezioni e chiedere di tenere nuovamente il voto sotto “la supervisione dei militari“.

Ma non tutti hanno fatto notare che nello stesso periodo Flynn ha anche incoraggiato i suoi seguaci sui social media a fare donazioni a un gruppo chiamato “Pretoriani del Primo Emendamento“, che si auto descrive come “forza volontaria di professionisti della comunità militare, delle forze dell’ordine e delle agenzie di intelligence che intendono proteggere il Primo Emendamento“.

Il co-fondatore del gruppo “Pretoriani del Primo Emendamento“, un ex berretto verde di nome Robert Patrick Lewis, ha promosso la narrazione della ‘Battaglia di Atene’ ai suoi seguaci, mentre minacciava direttamente i funzionari repubblicani:

Catrame, piume, forconi, torce ed un nodo per trascinarli per le strade della città sarebbero molto apprezzati in questo momento. Oppure possiamo fare come nella Battaglia di Atene“, aveva scritto Lewis su Twitter in risposta ad un reclamo contro i governatori repubblicani dell’Arizona e della Georgia.

Dovresti chiedere a uno dei tuoi assistenti di farti insegnare cosa è accaduto durante la Battaglia di Atene“, ha poi twittato direttamente al governatore Doug Ducey dell’Arizona. “Fai molta attenzione, bello“.

Il giorno dell’attacco al Campidoglio, l’account ufficiale del gruppo “Pretoriani del Primo Emendamento” – lo stesso gruppo che Michael Flynn aveva chiesto di sostenere finanziariamente – aveva twittato: “‘We the People’ abbiamo il controllo di D.C.“, su una immagina che mostrava i manifestanti che avevano invaso il Campidoglio.

Un secondo tweet definiva “guerriero felice” lo sciamano di QAnon, Jake Angeli, fotografato a petto nudo all’interno del Campidoglio.

Gli attacchi alla polizia, le minacce contro i legislatori, il tentativo di interrompere violentemente il processo democratico: tutto faceva parte di una narrativa militante che pervadeva il discorso a destra sin dalle – e anche prima – elezioni del 2020.

Ciò che colpisce è che questa mitizzazione della violenza non era solo una reazione a una sconfitta elettorale. Nei giorni precedenti le elezioni, alcuni commentatori pro-Trump si stavano attivamente preparando alla violenza dopo la vittoria di Trump, consumati dall’idea che i democratici stessero organizzando una “rivoluzione colorata“, con cui rovesciare un ipotetico Trump rieletto

Gli attivisti conservatori ossessionati dalla teoria della “rivoluzione colorata” [una pratica caratteristica della politica estera Usa, per rovesciare governi di altri Paesi, come in Ucraina, ndr] credevano che Trump avrebbe tecnicamente “vinto” le elezioni (tramite i tribunali o le legislature) e poi avrebbe affrontato proteste destabilizzanti da parte di gruppi che potrebbero essere etichettati in modo credibile come “Antifa” o “BLM”. Poiché quello scenario sperato non si è poi realizzato, era diventata necessaria una nuova narrativa a favore della violenza.

Ma è importante notare che la violenza era al centro del discorso sia se Trump avesse vinto, che se avesse perso. La violenza era la costante. La violenza era il punto centrale di questi discorsi.

Con Joe Biden ora ufficialmente insediato come 46 ° presidente, la dreampolitik di Douthat è passata sempre di più al tema della secessione o, più eufemisticamente, del “divorzio nazionale“.

Dopo che la deputata Liz Cheney ha votato per mettere sotto accusa Donald J. Trump per il suo ruolo nell’incitamento all’insurrezione, il presidente del Partito Repubblicano dello Stato del Wyoming Frank Eathorne ha detto a Steve Bannon di star apertamente considerando il sostegno alla secessione.

Molti di questi Stati occidentali hanno la capacità di essere autosufficienti, e anche noi stiamo tenendo d’occhio il Texas e la loro ipotesi di una possibile secessione“, ha detto Eathorne durante il podcast di Bannon (che si è dissociato dall’idea).

Anche il Partito Repubblicano del Texas non fa mistero di flirtare con l’idea in questione. Il presidente del Partito Repubblicano del Texas Allen West, irritato dalla decisione della Corte Suprema di respingere sommariamente la petizione sostenuta da 18 Stati a maggioranza repubblicana per contestare i risultati delle elezioni in Pennsylvania ed altri Stati chiave, aveva emesso un comunicato stampa in cui si suggeriva apertamente che “forse gli Stati rispettosi della legge dovrebbero unirsi insieme e formare una unione che rispetterà la Costituzione“.

Anche il commentatore conservatore radiofonico Rush Limbaugh, che di recente ha ottenuto la Presidential Medal of Freedom da parte di Trump, è entrato nella discussione sulla possibile secessione, dicendo al suo pubblico che l’America sta “andando verso la secessione” e che “non può esserci una coesistenza pacifica” tra destra e sinistra.

Le cose si sono mosse sorprendentemente rapidamente per un argomento tabù che, nell’era moderna, non è mai stato altro che un argomento per i pazzi ed i creatori di romanzi fantasy di bassa qualità a proposito di guerre civili.

Il Claremont Institute ha recentemente organizzato un simposio online chiamato “A House Dividing“. La domanda: bisognerebbe sciogliere l’unione?

Un partecipante al simposio sulla secessione, un “professore americano” che usa lo pseudonimo di “Tom Trenchard“, immagina di guardare indietro a dicembre 2020 da una prospettiva di cinque anni nel futuro. Trenchard racconta la storia della fine degli Stati Uniti d’America con evidente orgoglio, ed è abbastanza esplicito sulle minacce di violenza e guerra civile che l’hanno resa possibile:

La rapidità con cui ciò è stato realizzato è stata cruciale per il suo successo finale e quasi incredibile col senno di poi. Sono stati aiutati dalla creazione di sistemi di comunicazione efficienti che hanno attraversato centinaia di contee rurali e suburbane simpatizzanti per il movimento, i cosiddetti ‘Town Crier Committees’. Questo sistema, lavorando in collaborazione con gruppi di vigilantes auto soprannominati ‘Minutemen’, ha fornito la forza necessaria per far approvare alla contea la leadership di Trump.

[…]

Con l’adozione della Costituzione provvisoria per le contee degli Stati Uniti d’America nel gennaio 2021 […] il terreno era pronto per la decisione di Biden appena inaugurato come presidente e delle aree rimaste sotto la sua giurisdizione. Sarebbe andato in guerra con le contee di Trump e avrebbe tentato di forzare l’unione come aveva fatto Lincoln?

“Trenchard” immagina che, arrivato il momento critico, gli unionisti di oggi non avrebbero la forza di imporre la loro volontà con la forza, perché “non c’era nessun ideale più elevato che avrebbe giustificato plausibilmente lo spargimento del sangue dei cittadini americani“.

Ma questo solleva la domanda: qual era il motivo per cui i fondatori delle nuove “Contee americane” di “Trenchard” sarebbero stati disposti a impegnare le loro vite, le loro fortune e il loro sacro onore?

Una vaga opposizione alla politica di sinistra ed alla cancel culture? Rabbia per una società considerata troppo liberale? Frustrazione per il fatto che la riforma della Sezione 230 è ancora in fase di stallo? O più semplicemente fedeltà personale a Donald J. Trump?

Chi può dirlo… Ma è utile ricordare che questa subcultura si stava preparando alla violenza anche se Trump avesse vinto. Quindi forse non si tratta di nient’altro che dell’odio per gli americani che la pensano in modo diverso dal loro.

Sarebbe piacevole pensare che la dreampolitik teorizzata da Douthat si possa dissolvere e la temperatura politica scendere con Trump fuori dal potere. E forse sarà davvero così.

D’altra parte, è possibile che avvenga il contrario: come il proverbiale orso con un gusto per la carne umana, la base di destra potrebbe scoprire che un ritorno alla “normalità” e alla normale politica di parte non soddisfa del tutto la loro sete di sangue.

Guardando al futuro, bisognerebbe quindi prepararsi per una rinascita delle milizie e un aumento del terrorismo di destra con attacchi stile lupo solitario del tipo visto l’ultima volta a metà degli anni ’90.

I depressi sostenitori di Trump che “si fidavano del piano” [cit. QAnon] potrebbero prendere il Claremont Institute alla lettera. Dovremmo prepararci per la resa dei conti con gruppi separatisti e cittadini sovrani, magari incoraggiati dagli sceriffi locali o dai funzionari di contea.

I segnali non mancano: ricordate lo sceriffo del Michigan che ha giustificato il complotto per rapire il governatore Gretchen Whitmer? O il commissario della contea del New Mexico che è stato arrestato per il suo ruolo nell’attacco al Campidoglio degli Stati Uniti e per le minacce contro il presidente Biden?

Potremmo vedere anche una nuova, più militante resistenza alle misure di salute pubblica sostenute dall’Amministrazione Biden intese a frenare la diffusione del COVID-19 mentre si prepara un piano di vaccinazione nazionale. O addirittura una opposizione su larga scala all’adozione del vaccino stesso.

Se questo futuro più oscuro dovesse iniziare a diventare realtà, sarà importante per il Dipartimento di Giustizia, l’FBI e il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale dare la priorità all’infiltrazione, all’interruzione e al perseguimento di gruppi sediziosi o militanti di destra.

E nella misura in cui tali gruppi potrebbero essere sostenuti da ricchi donatori conservatori o altre persone associate all’ex Amministrazione Trump, questo potrebbe richiedere volontà politica, o almeno la volontà di non interferire con i coloro che cercano di perseguire sospetti di alto profilo.

Per quelli tra noi che si considerano ancora conservatori, non possiamo ancora tornare a un Partito Repubblicano che, nella migliore delle ipotesi, resta in silenzio strategico di fronte alle agitazioni violente o secessioniste. E nel peggiore dei casi lo sta incitando apertamente.

Il cancro della complicità affligge quasi l’intero movimento conservatore e, sebbene ci siano leader decenti che meritano sostegno, in particolare contro sfidanti alle primarie provenienti dall’estrema destra, il Partito Repubblicano è troppo compromesso dagli estremisti per poter governare il Paese nei prossimi anni.

* Christian Vanderbrouk ha lavorato per otto anni all’interno dell’Amministrazione di George W. Bush e successivamente ha gestito le relazioni internazionali e domestiche del New York Stock Exchange. Il suo profilo Twitter è @urbanachievr.

Link originale: https://thebulwark.com/meet-trumps-pro-insurrection…/

 * da Elezioni USA 2024

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *