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Cuba. Bussare alle porte del lavoro o del perché tanti cubani si mettono alla ricerca di impiego

L’Avana, ore 10:00. Un gruppo di persone entra ed esce dall’Agenzia del Lavoro “Diez de Octubre”. In una fila di necessità e desideri che non si esaurisce, assicurano le autorità locali, da quando sono stati annunciati a dicembre la riforma salariale e il riordino monetario1 ci sono disoccupati, “interruptos”2, giovani, una donna di 60 anni che si sente utile nel mondo del lavoro e un uomo che cerca un’occupazione per “galleggiare nell’alta marea dei nuovi prezzi”.

Questa è stata una rivoluzione, dal 14 dicembre alla chiusura del primo febbraio abbiamo registrato circa 1.124 domande di lavoro. Prima, davamo assistenza ogni giorno a 15 persone interessate nel settore statale e un po’ più di 20 nel settore non statale, ora la cifra non scende sotto 80-100”, dice la direttrice María Isabel García Ferrer.

Questo comportamento, dice Ingrid Travieso Rosabal, responsabile dell’Occupazione del Ministero del Lavoro e della Sicurezza Sociale (MTSS), era un effetto atteso dopo l’aumento dei salari che ha portato con sé il cosiddetto Compito di Riordinamento, insieme all’aumento dei prezzi e l’eliminazione di alcuni sussidi e alcuni servizi gratuiti. La scommessa, sottolinea, “è che il lavoro sia la principale fonte di sostentamento per il lavoratore e la sua famiglia”.

Dati del municipio “Diez de Octubre”:

Al 5 di febbraio, 92.651 cubani erano venuti a cercare lavoro. Tuttavia, l’offerta, almeno in questo municipio densamente popolato della capitale, è riuscita a malapena a soddisfare la metà della domanda. Solo 496 posizioni erano disponibili, 98 nel settore di attività finanziate interamente dallo Stato  e il resto nel settore delle imprese, seguendo le esigenze inviate dagli enti e dalle istituzioni all’Ufficio del Lavoro “Diez de Octubre”.

E siccome non è facile combinare desiderio, qualifica e offerta, in tutto il paese paese solo il 52% ha accettato le offerte di lavoro. Nel caso delle 1.124 persone che sono venute negli uffici situati in via Acosta, precisa García Ferrer, 52 non sono state accettate e circa 641 si sono unite ai corsi offerti dalla Compagnia di Sicurezza e Protezione, la Compagnia di Servizi di Protezione Specializzata S.A. e il Ministero dell’Interno. La funzionaria valuta che questa formazione offerta ai giovani tra i 18 e i 35 anni, che dura da sei a nove mesi, in alcuni casi con il pagamento di uno stipendio, “permette di fornire un’occupazione nel prossimo futuro, migliorando allo stesso tempo le competenze dei candidati”.

Le offerte di lavoro, dice la specialista del Ministero del Lavoro e la Sicurezza Sociale, MTSS, sono adattate alla natura economica del territorio.A volte le persone arrivano con un’aspirazione che non corrisponde necessariamente alle offerte di lavoro esistenti nel municipio o nella provincia”.

Le storie dietro i dati, chi cerca lavoro?

I cubani si sono recati agli uffici del lavoro per una serie di motivi differenti, e non solo a causa dei nuovi prezzi e salari. Le storie dietro le cifre, almeno in Diez de Octubre, lo confermano.

Certamente, dice María Isabel García Ferrer, tra i 1.124 richiedenti c’è chi ha lavorato nell’ombra dell’informalità e ora ha sentito la necessità di lavorare.Abbiamo anche ricevuto persone che erano lavoratori autonomi e hanno voluto ‘permutare’ nel settore statale, a causa della nuova scala salariale e della pensione”.

Questo è il caso di Pedro Valladares, che per quanto affermi che non gli stava andando male nella sua attività, vuole essere assunto all’ospedale Hijas de Galicia. “I nuovi stipendi sono attraenti, ma ciò che mi spinge è la realtà dei nuovi prezzi. Quando si lavora per lo Stato si contribuisce di più, specialmente quando si è ricompensati a livello monetario”.

Il “peso” di tre figli piccoli e una moglie impiegata in un’agenzia di viaggi che ha chiuso a causa della pandemia, in uno scenario di inflazione, dove “una quindicina di banane può costare 25 pesos”, lo ha costretto a cambiare il suo stile di vita. “Vivo dietro l’ospedale e ho scoperto che c’erano offerte di lavoro, ma avevo bisogno dell’allegato sette e mi sono diretto presso questi uffici per ottenerlo, perché non è più come prima quando si potevano fare tutte le pratiche con l’ente”.

I nuovi stipendi, secondo lui, sono un incentivo a lavorare. “Sono sempre stato d’accordo che chiunque possa contribuire dovrebbe farlo”.

In un altro dei locali di Acosta 133, seduta davanti a un’impiegata, c’è Milays Fernández Góngora, che ha 60 anni e dice di sentirsi utile e di voler lavorare. “Per molto tempo sono stata impiegata in una panetteria, ma ho smesso perché dovevo dedicarmi alla cura di mia madre. Sono qui perché voglio completare i miei anni di lavoro e ritirarmi avendo maturato completamente la pensione per non gravare troppo su mia figlia” (a Cuba la legge fissa l’età pensionabile a 60 anni per le donne).

Uno scopo diverso incoraggia il giovane Abdel Barroso. “Sono venuto a cercare un lavoro perché dicono che ci sono diverse offerte e voglio mettere in pratica la mia laurea in contabilità”, perché, aggiunge, ora più che mai c’è bisogno di soldi.

Tuttavia, i dati offerti da María Isabel García Ferrer mostrano anche altre realtà che hanno a che fare con l’impatto della disoccupazione dovuta alla chiusura totale o parziale di molti piccoli negozi e di enti dedicati al turismo, causata dalla pandemia.

La funzionaria afferma che, per quanto non ci sia stata una valanga di richieste presso gli uffici della Direzione del Lavoro, allo stesso tempo però si riscontra un afflusso di lavoratori autonomi, per la maggior parte personale assunto, che stanno cercando un nuovo lavoro.

E le situazioni sono diverse: ci sono titolari che hanno riorganizzato la loro forza lavoro, molti sono esentati dal pagamento delle tasse, mentre a una minoranza è stata approvata l’Assistenza Sociale.

Anche se non supera quello degli uomini, è significativo il numero di giovani donne che si sono inserite nel settore del lavoro statale, “alcune perché erano state assunte nei servizi di parrucchiere e nelle mense, attività che attualmente sono in crisi a causa della situazione del COVID-19”.

E la tendenza in questo municipio coincide con quella del paese, dove si osserva che l’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani sotto i 35 anni è di un + 37% e le donne rappresentano più del 30% del totale delle persone che accettano l’impiego proposto. Granma, Pinar del Río, Artemisa e Villa Clara sono le province dove più donne sono entrate nel mondo del lavoro.

La direttrice aggiunge che presso la Direzione del Lavoro di Diez de Octubre si sono presentati anche lavoratori di imprese che sono state accorpate o sono state dismesse, come alcune appartenenti al Ministero del Turismo, i cui lavoratori hanno potuto beneficiare per un periodo di tempo della garanzia del loro salario.

Anche Alejandro Ortega Cabrera, vicedirettore delle risorse umane al Cabaret Tropicana, che appartiene a Palmares, era in cerca di lavoro, anche se non per sé stesso. “Sto facendo un giro nei diversi comuni della capitale con l’obiettivo di raccogliere offerte per 15 lavoratori che sono stati dichiarati interruptos3. Come sappiamo, il nostro settore è stato uno dei più colpiti dalla pandemia con una conseguente maggiore incidenza occupazionale”.

Qui, per esempio, sono stato informato di tutte le possibilità che esistono in questo territorio, perché il lavoratore non deve necessariamente vivere a Diez de Octubre, dato che i mezzi di trasporto funzionano ancora4.

Ortega Cabrera spiega che le Risorse Umane hanno la missione di cercare una fonte di impiego per coloro che non hanno attualmente protezione occupazionale, “ma che godono di garanzia salariale, che è stata rispettata, come indicato dai vertici del paese, con il 100% dello stipendio per il primo mese e il 60% dal secondo, finché le condizioni lo permettano”.

Busso alla porta e dunque…

Dato il nuovo scenario, sono in molti a chiedersi se le “braccia impigrite” troveranno ora un posto dove lavorare. Secondo un recente rapporto della Central de Trabajadores de Cuba5, quest’anno il MTSS6 prevede di offrire 32.000 nuovi posti di lavoro. Tra i futuri posti di lavoro, il documento indica che 22.000 saranno nel settore statale e 10.000 in quello autonomo.

Si prevede anche che il 2021 si chiuderà con un livello di occupazione di 4.619.200 lavoratori, 3.107.500 dei quali nel settore statale e 1.511.700 nel settore privato.

Cifre che sostengono la tendenza, più pronunciata nelle ultime settimane, che molti più cubani vengono incorporati al mondo del lavoro, in un paese dove alla chiusura dell’ultimo anno le persone occupate nell’economia corrispondevano solamente al 41% della popolazione totale.

Tuttavia, ci sono economisti che mettono in allerta sul contrasto tra il boom dell’occupazione statale a Cuba, e la necessità di aggiustamento in questo settore che favorisce la svalutazione e, dall’altra parte, sul rischio di aumentare in modo eccessivo la forza lavoro in attività esterne all’area produttiva. Ma in che direzione son andate le nuove assunzioni? Il settore statale ha la capacità di assorbire l’aumento della domanda di lavoro?

Al momento stiamo promuovendo l’occupazione nel settore produttivo, come garanzia per la creazione di nuova ricchezza; soprattutto nella produzione alimentare”, dichiara la funzionaria del MTSS. Si tratta di una questione, dice, che si segue con la massima attenzione.

Per esempio, nelle cooperative agricole sono state assunte più di 2.000 persone.

Nel settore delle attività finanziate interamente dallo Stato, sottolinea, le richieste sono state più concentrate sulla sostituzione, soprattutto di persone che vanno in pensione o se ne vanno per altri motivi. “È importante tener conto della situazione demografica del paese, e del fatto che non si deve andare a discapito del servizio”.

Un altro gruppo considerevole ha richiesto la licenza per il lavoro autonomo, un elemento essenziale per liberare le forze produttive e stimolare la creatività e l’iniziativa locale.

I 496 posti vacanti disponibili nella direzione del municipio di Diez de Octubre hanno caratteristiche ben definite, dice María Isabel García Ferrer, mentre sfoglia un grande pezzo di carta coperto di piccoli numeri.

Appartengono principalmente, spiega, al settore sanitario nei servizi tecnici e ausiliari, come servizi di lavanderia, cucina e sterilizzazione. Mentre nel settore aziendale le offerte sono state rivolte a tecnici e specialisti in economia, controllo della qualità, salute, sicurezza sul lavoro e informatica. Aree che, come si sa, rimanevano scoperte a causa delle rigidità salariali.

Ma affinché non si perda l’equilibrio, il datore di lavoro deve valutare che le nuove offerte di lavoro siano legate più alla produzione e non tanto ai posti di lavoro indirettamente collegati a questa.

Va ricordato che le pianificazioni si sono andate adattando alle esigenze reali dei vari luoghi di lavoro. Prima è stato fatto nel settore delle attività finanziate interamente dallo Stato, nel momento dell’aumento dei salari e ora nel settore delle imprese, dove, in base alle funzioni che sono state assegnate agli amministratori per adeguare la pianta organica e stabilire sistemi di pagamento adeguati alle loro esigenze, vengono conseguentemente adeguati i bilanci. Il Compito di Riordinamento è venuto a colmare questo problema”. Questo è quanto afferma la funzionaria del Ministero del Lavoro esperta in questa materia.

Un criterio condiviso da García Ferrer, che sottolinea che dal precedente aumento dei salari nel settore delle attività finanziate interamente dallo Stato, “quel famoso modello della pianta organica sovradimensionata è finito, perché l’aumento degli stanziamenti ha richiesto di tenere sotto controllo il 100% delle posizioni lavorative per rivalutare quel tipo di pianta organica, non solo per ottimizzarla ma anche per integrare i processi”.

Chiarisce che nel settore delle attività finanziate interamente dallo Stato “non vi è stato un blocco delle assunzioni, come, per una voce infondata, veniva detto a gennaio; ma invece avverrà che dopo la chiusura dell’anno fiscale, gli enti non faranno aggiustamenti della pianta organica fino a quando non avranno la notifica del loro nuovo bilancio. “Non appena il bilancio viene approvato, gli enti riorganizzeranno la loro forza lavoro. Non si tratta di congelare le assunzioni, ma di chiudere un anno fiscale e aprirne un altro”.

La sfida di trovare più fonti di impiego

L’obiettivo è che non ci siano più persone che dicano: ‘Non lavoro perché non c’è lavoro’”, dice María Isabel García Ferrer. E la domanda sorge spontanea: come collegare interessi lavorativi e posti di lavoro e soddisfare una domanda sempre più crescente?

Secondo la fonte MTSS, l’inserimento al lavoro deve essere territoriale. “La procedura di aggiornamento della domanda, che certifica ogni agenzia per territorio, entità e livello educativo, è quella che permette di pianificare a medio e breve termine la forza lavoro e influenzare la formazione accademica”.

Un processo che, riconosce, è stato un po’ distante dal contesto territoriale. “Molte volte il municipio o la provincia non hanno visto questa domanda perché era organizzata da un punto di vista istituzionale. Oggi la nuova procedura si concentra sull’organismo, questo fa la sua domanda a livello di ente, mentre i governi territoriali verranno informati affinché possano realizzare l’analisi competente secondo le loro necessità e con una maggiore attenzione locale”.

Proprio nelle mani dei governi locali c’è la sfida di promuovere progetti che generino occupazione. Nel municipio di Diez de Octubre, riferisce García Ferrer, dall’anno scorso sono state promosse con maggiore enfasi iniziative come quella di una mini-industria di conserve alimentari, in procinto di funzionare, e allo stesso tempo si stanno cercando sinergie produttive con tutti i settori, compreso quello non statale.

Un processo che, prosegue, si sta sviluppando in alleanza con il mondo accademico, in particolare con i professori della Facoltà di Amministrazione Pubblica e con il contributo territoriale dell’1%.

Anche se molti degli abitanti di Diez de Octubre lavorano fuori dal proprio municipio, e questo ha luoghi di lavoro che generano richieste di personale qualificato come gli ospedali Hijas de Galicia, Miguel Enriquez e il Clínico Quirúrgico, la domanda è costante grazie al fatto che ci sono due scuole di formazione tecnica per infermieri, una facoltà di Scienze Mediche e una facoltà di Economia. C’è anche la priorità per coloro che si laureano attraverso il servizio militare, e per gli studenti delle scuole con didattica speciale e quelli delle scuole di arte e mestieri.

Inoltre, aggiunge Garcia Ferrer, abbiamo la missione di identificare nuclei familiari vulnerabili in cui si offrirà impiego ai membri della famiglia che sono in grado di lavorare, migliorando così la loro condizione economica.

Tutto questo si traduce nell’obbligo di fornire più opportunità. “La direzione svolge un lavoro di abbinamento e ricerca nelle aziende, non solo del territorio ma della provincia. Le aziende, come da procedura, venivano ogni settimana, ora non appena una posizione lavorativa viene approvata e hanno il finanziamento, vengono e risolvono le loro esigenze. L’obiettivo è l’immediatezza”.

E con questa logica è stata abilitata l’applicazione APK Ofertas de empleo, che facilita l’accesso alle offerte di lavoro al di là del territorio di residenza. Tuttavia, l’interlocuzione diretta continuerà ovviamente a funzionare. “Ogni giorno organizziamo la mattina un incontro di orientamento per spiegare le offerte nel municipio e nella provincia, così come i corsi e i requisiti richiesti”.

Le offerte le riceviamo sul nostro sito web o nell’interscambio di informazioni e abbiniamo offerta e domanda con altre direzioni municipali. Le disposizioni che abbiamo ricevuto sono che il database venga aggiornato quotidianamente. Le responsabili delle risorse umane vengono a presentare i loro posti di lavoro disponibili e noi li inseriamo nel sito web”, spiega García Ferrer, che ritiene che questi meccanismi debbano senza dubbio continuare a essere perfezionati, fino ad arrivare, per esempio, a siti web territoriali.

Un’altra carenza visibile è che attualmente le Direzioni Municipali del Lavoro non dispongono delle offerte di lavoro del settore non statale, ad eccezione di alcune cooperative. “È bene chiarire che attraverso il sito web e l’APK qualsiasi datore di lavoro, sia del settore statale che non statale, può promuovere le proprie offerte di lavoro. Se un lavoratore autonomo espone le sue esigenze di personale, queste richieste ricevono lo stesso trattamento delle altre, un lavoro, da qualunque parte provenga, è un lavoro”, sottolinea la specialista del Ministero del Lavoro e della Sicurezza Sociale.

A Cuba è urgente che tutti coloro che possono lavorare lo facciano. Da un lato, c’è la forte tensione imposta dalla dinamica demografica, che si traduce in minor manodopera per la produzione, e dall’altro, la necessità di far uscire l’economia dal suo basso livello di crescita. Il fatto che più cubani stiano entrando a far parte della forza lavoro occupata è una buona notizia, ma a condizione che si assicuri che le piante organiche delle imprese e degli enti non crescano in forma sovradimensionata a discapito dell’efficienza.

Combinare con successo gli interessi delle attività finanziate interamente dallo Stato e di quelle a gestione d’impresa è la via da seguire. Inoltre, come sottolineano gli economisti, bisogna dare spazio alle piccole e medie imprese e al loro quadro giuridico ancora da perfezionare e incoraggiare i lavori autonomi, ora più flessibili con l’eliminazione della lista delle attività autorizzate. Secondo il ministro dell’Economia, Alejandro Gil, questo è un passo molto importante in in funzione dell’aumento delle opportunità di lavoro, e per dare una risposta efficace e positiva all’attuazione della riforma monetaria nel paese.

*da Cubadebate

Note:

1Unificazione monetaria, eliminazione del Peso Convertibile controvalore del dollaro statunitense (CUC), rimane in vigore come moneta unica il Peso Cubano (n.d.t.).

2 Lavoratori che per la cessazione dell’attività produttiva nel loro settore o impresa, dovuta alla pandemia, ricevono il 100% del salario nel primo mese di inattività e il 60 % a partire del secondo. Successivamente possono essere collocati in un’altra posizione lavorativa (n.d.t.).

3Vedi nota 2 (n.d.t.).

4Durante la prima fase della pandemia anche i mezzi di trasporto urbani erano stati sospesi, a differenza di oggi, e riorganizzati per i lavoratori delle attività indispensabili (n.d.t.).

5Sindacato dei lavoratori cubani (n.d.t.).

6Ministero del Lavoro e della Sicurezza Sociale (n.d.t.).

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