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Guerra ibrida e neo-controrivoluzione contro Cuba

 Intervista a Fernando García Bielsa

Esiste una chiara guerra multidimensionale contro il popolo cubano. Questo include 60 anni di bloqueo spietato. Le recenti azioni promosse dal governo statunitense contro Cuba possono essere qualificate come parte della “guerra non convenzionale”.

Gli Stati Uniti e le loro agenzie creano le condizioni per generare destabilizzazione e cercano di esacerbare il malessere, le privazioni e le angosce della popolazione. Promuovono cinicamente il cosiddetto “aiuto umanitario”, che non è altro che un preludio all’intervento militare.

Questa guerra di quarta generazione contro il popolo di Cuba è oggi una guerra economica, finanziaria, diplomatica, psicologica, mediatica, e molto altro ancora. La US Agency for International Development (USAID) e il National Endowment for Democracy (NED) – coperture della CIA – hanno fornito milioni di risorse per la sovversione e la propaganda, per mentire semplicemente e finanziare annessionisti, mercenari e diversi “dissidenti” e le loro ONG e piattaforme digitali.

C’è una strategia ben montata per disinformare e mentire su Cuba, e le “proteste di strada” sono solo una parte del piano. Gli Stati Uniti hanno apertamente finanziato programmi volti a “sostenere giornalisti, blogger, artisti, musicisti” che cercano un “cambio di regime”, una “primavera araba” nella più grande delle Antille.

La novità è che la pandemia Covid-19 viene usata come pretesto per un “intervento umanitario”. Donald Trump ha inasprito il blocco e stabilito 243 sanzioni aggiuntive, che Biden – finora – non ha rimosso e non sembra voler rimuovere.

Cuba ha fatto meraviglie con poche risorse, ma deve importare una quantità enorme di prodotti essenziali, e l’inasprimento del blocco e la pandemia hanno colpito la sua economia e le sue entrate, soprattutto quelle derivanti dal turismo. A causa del blocco, Cuba ha subito perdite superiori a 144 miliardi di dollari.

Nel 2003 il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha dichiarato il cyberspazio uno “spazio di guerra cibernetica”. L’11 luglio ci sono state proteste e atti di vandalismo a Cuba, orchestrati dagli Stati Uniti, che per decenni hanno cercato di provocare un’esplosione sociale contro la Rivoluzione Cubana.

Tre settimane prima, 184 paesi del mondo, con solo gli Stati Uniti e Israele che hanno votato contro, hanno chiesto all’ONU la fine del blocco contro Cuba. Nel suo discorso all’ONU, il ministro degli Esteri cubano Bruno Rodríguez Parrilla ha detto: “Gli Stati Uniti impiegano notevoli risorse, laboratori sociali e strumenti di alta tecnologia in una campagna sfrenata volta a screditare Cuba attraverso l’uso di menzogne e manipolazione di dati”.

Applicando algoritmi e risorse avanzate della Intelligenza Artificiale, stanno cercando di creare in alcuni settori della popolazione un comportamento favorevole ai suoi piani sovversivi non solo sull’isola ma a livello globale.

Si sa già che il primo account che ha usato l’hastag SOSCuba su Twitter lo ha fatto dalla Spagna – non da Cuba – e ha pubblicato circa 1.300 tweet, con un tasso automatico di cinque retweet al secondo. Più di 1.500 degli account che hanno partecipato all’operazione con il marchio #SOSCuba sono stati creati tra il 10 e l’11 luglio.

Il giornalista e ricercatore spagnolo Julián Macías Tovar ha rivelato questo complotto: nuovi account sospetti che utilizzano l’hashtag, bot e false informazioni si diffondono senza vergogna e senza ritegno. Nel 2010, l’USAID ha creato un’applicazione di social networking per i giovani cubani: ZunZuneo, che non ha funzionato.

Le imprese della Florida e i siti digitali finanziati dal governo degli Stati Uniti utilizzano sistemi di big data, intelligenza artificiale, bot e cybertroop per inondare le reti sociali di falsità e bufale tossiche contro Cuba, che vengono amplificate in migliaia e migliaia di messaggi. Queste sono le operazioni di guerra informatica.

Abbiamo conversato con l’analista e scrittore Fernando García Bielsa – originario di Cienfuegos – laureatosi in storia all’Università dell’Avana ed esperto di relazioni internazionali, specialmente di quelle tra Cuba e gli Stati Uniti. In gioventù, García Bielsa fu miliziano nella lotta contro le bande controrivoluzionarie nella Sierra del Escambray e nella mobilitazione contro l’invasione mercenaria di Playa Girón.

Oggi in pensione, Fernando García Bielsa ricorda che ha lavorato per più di trent’anni nell’ambito delle relazioni internazionali del Partito Comunista Cubano e nelle missioni diplomatiche presso le Nazioni Unite e le ambasciate cubane negli Stati Uniti e in Cile. Alcuni anni fa è stato direttore della casa editrice cubana “Nuevo Milenio” e delle sue collane di scienze sociali e tecnico-scientifiche. Dopo lunghe ricerche, ha completato il suo libro “The United States at the Crossroads”, pubblicato simultaneamente in Argentina e all’Avana.

La Rivoluzione Cubana è il culmine di un lungo processo di lotta per l’indipendenza, per la sovranità, radicata nel rafforzamento della nostra identità nazionale. È stato senza dubbio un evento storico fondamentale in America Latina e nel mondo intero.

Gli anni 60 sono stati per noi una rinascita di molte cose, e con grande forza nella cultura cubana in generale, del patriottismo e dell’attivismo sociale, così come dello spirito dei cubani di partecipare agli affari pubblici. C’è stata una motivazione molto forte e l’autostima e la dignità dei cubani sono state rafforzate.

Come disse il grande uruguaiano Eduardo Galeano: ‘Questa è una rivoluzione che è cresciuta in condizioni terribili, in una piccola isola, lì nella bocca dell’impero, e ha dovuto rompere la struttura di impotenza forgiata da quattro secoli e mezzo di vita coloniale. Guardate cosa ha fatto!’.

Relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti

Per Fernando García Bielsa, l’ostilità verso Cuba e la smania di rovesciare la Rivoluzione ha le sue basi nella nozione che l’America Latina è il suo ‘cortile di casa’ e la sua area naturale di dominio, come stabilito nella Dottrina Monroe del 1823… Dalla fine del XVIII secolo figure come Jefferson e altri leader si leccavano i baffi e corrispondevano tra loro formulando i vantaggi di lavorare per l’annessione di Cuba: un frutto che maturando – leggasi con il deteriorarsi del dominio coloniale spagnolo – cadrebbe per il proprio peso nell’Unione Americana.

Fornisce un gran numero di voti del Collegio Elettorale, e poiché i risultati sono più vicini lì che nel resto del paese, la vittoria in Florida durante le elezioni presidenziali è molto ambita dai politici di entrambi i partiti – democratici e repubblicani – compreso il presidente in carica.

Questo gli dà un grande potere di contrattazione e influenza con i politici della Florida, tra cui un’élite economica e figure reazionarie di origine cubana che pretendono di rappresentare la cosiddetta comunità cubana, anche quando i sondaggi mostrano che una pluralità di residenti cubani è favorevole della normalizzazione delle relazioni, che faciliterebbe più stretti legami familiari.

La responsabilità e la direzione verso una relazione di coesistenza bilaterale appartengono alle autorità di Washington. L’evidenza storica ha dimostrato che l’impatto dei settori cubano-americani che promuovono lo scontro è essenzialmente determinato dallo spazio e dall’accesso che il governo degli Stati Uniti concede loro, o meno, in accordo con i suoi interessi di politica interna ed estera…

Hanno agito in simbiosi e allo stesso tempo come strumenti di aggressione contro Cuba. É stata un’azione permanente per sovvertire l’ordine interno di Cuba attraverso politiche mirate a quello che chiamano ‘cambio di regime’: piani della CIA per assassinare i nostri leader, la fallita invasione mercenaria di Playa Girón, la Baia dei Porci; infiltrazione e appoggio logistico a bande terroriste nelle nostre montagne, sabotaggio nelle nostre fabbriche e città, mitragliamento delle nostre coste, guerra psicologica, assassinii di diplomatici cubani, ecc.

Migliaia di cubani uccisi da azioni controrivoluzionarie e/o mercenarie sponsorizzate dagli Stati Uniti, la stragrande maggioranza dei quali civili. Molte altre migliaia sono annegate nello stretto della Florida, vittime dell’attuazione di una politica migratoria criminale contro Cuba e della violazione da parte loro degli accordi migratori in vigore tra i due paesi…

Prima di continuare, diciamo che non è possibile riferirsi qui nemmeno a un decimo della portata del blocco e l’elenco di tutte le sfaccettature e gli atti aggressivi generati dai dodici governi che si sono posizionati come avversari o piuttosto nemici della Cuba rivoluzionaria: Eisenhower, Kennedy, Johnson, Nixon, Ford, Carter, Reagan, Bush senior, Clinton, Bush junior, Obama e Trump. Non sono stati in grado di spezzarci! Vedremo quale strada prenderà l’amministrazione Biden.

Di carattere particolarmente criminale e documentato dagli esperti è stata la ‘guerra biologica’ della CIA contro Cuba per provocare, fin dall’inizio della Rivoluzione, malattie nelle persone e nell’agricoltura, che la scienza medica cubana ha dovuto affrontare a caro prezzo: le azioni comprendevano epidemie di febbre emorragica dengue, che colpì più di 344.000 cubani e ne uccise 158, tra cui 101 bambini; il virus Newcastle e la peste suina, che obbligarono al macello di centinaia di migliaia di uccelli e suini rispettivamente.

Allo stesso modo, la ruggine della canna da zucchero, la Blue Mould nel tabacco, la Black Sigatoka nelle banane, la piralide delle bacche di caffè e l’afide nero degli agrumi, tra gli altri, che colpirono anche grandi raccolti di patate e di riso. Queste misure rispondevano allo scopo del bloqueo di ‘portare alla fame’?

Nel corso di sei decenni abbiamo anche dovuto affrontare una tremenda campagna mediatica reazionaria orchestrata per demonizzare il nostro paese a livello globale. Direttamente dal suolo americano: centinaia di ore al giorno di programmazione sovversiva trasmessa da stazioni radio e televisive create dal governo degli Stati Uniti…

Senza contare Biden, ci sono stati dodici presidenti, sia democratici che repubblicani, che hanno sponsorizzato una politica di ostilità e blocco. Una certa distensione è avvenuta durante l’amministrazione di James Carter (1977-1980) e verso la fine del secondo mandato di Obama – quando è venuto a Cuba e ha riconosciuto che la politica di ostilità di più di cinquant’anni era stata un fallimento.

Ma in tutte quelle amministrazioni hanno dichiarato Cuba un nemico e ‘un pericolo per la sicurezza nazionale’, e c’è sempre stata una combinazione dell’uso del bastone e qualche tentativo di ammorbidirci o penetrarci con la ‘carota’…

Siamo l’unico paese al mondo dove la libertà degli americani di viaggiare è limitata e dove i quasi due milioni di residenti di origine cubana sono ostacolati nei loro diritti di comunicare con i loro parenti sull’isola.

Tuttavia, non hanno potuto minare le forze della Rivoluzione né creare teste vuote nella nostra società, perché questa Rivoluzione è l’autentico difensore della nazione, mentre l’opzione controrivoluzionaria aderisce o finisce per identificarsi con l’antipatriottico, con la resa al nemico storico della nazione. Il nazionalismo genuino e la difesa della Patria si trovano all’interno della Rivoluzione e questa è una grande forza.

Cyberguerra, guerra ibrida multidimensionale

– Cuba sta affrontando una guerra di quarta generazione, una guerra ibrida, comunicazionale, attraverso internet e le sue reti sociali con attacchi costanti, notizie false e voci con l’obiettivo di minare le forze della Rivoluzione Cubana e raggiungere il cambio di regime…

La creazione di una neo-controrivoluzione cubana risale ai primi anni 2000. Per la prima volta è stata avanzata l’idea di dare un nuovo volto e un nuovo discorso alla controrivoluzione tradizionale, che fino ad allora era stata finanziata e utilizzata a Cuba e che aveva un ruolo secondario dato il suo notorio discredito. Anni dopo, durante la sua visita a Cuba nel marzo 2016, l’allora presidente Obama ha riconosciuto che la politica di blocco e di aggressione era stata un fallimento.

Tuttavia, mentre rafforzano il blocco e continuano a promuovere vandalismi e aggressioni, sembrano riporre le loro speranze sovversive in questa ‘nuova’ controrivoluzione, in una sorta di guerra ibrida, con l’uso delle nuove tecnologie dell’informazione, la creazione e il finanziamento di gruppi di opposizione, presunti giornalisti indipendenti, siti web e blog, entità sovversive collegate a gruppi controrivoluzionari con sede all’estero, articolati per la destabilizzazione della società cubana.

Cercano di attuarlo attraverso persone, soprattutto giovani, che hanno legami professionali e sociali con la stessa istituzionalità cubana che stanno cercando di rovesciare, il che potrebbe dar loro un’affinità con settori della popolazione cubana che esercitano un’importante influenza sociale come generatori di ideologia: giornalisti, accademici, artisti e altri. Allo stesso tempo, sono dotati di una grande cassa di risonanza mediatica, soprattutto in America e in Europa.

Il nostro paese accetta la sfida a diversi livelli. Negli ultimi anni Cuba è stata tra le nazioni in più rapida crescita sia nel numero di utenti di Internet, come nei milioni – due terzi della popolazione adulta – che accedono alle reti con i loro telefoni cellulari.

Il nemico sta cercando di cavalcarlo. Molte voci e false informazioni circolano impunemente; gli utenti cubani di telefonia mobile sono stati bombardati con messaggi di testo dagli Stati Uniti. Da parte loro, i media cubani sono stati costretti a guadagnare in immediatezza e l’agenda pubblica è stata energizzata, tra gli altri benefici.

Dall’estero, creano e mantengono progetti di media politici e digitali a Cuba, formano e mettono al lavoro sui loro obiettivi diversi blogger, e concentrano gran parte del loro lavoro su quelli la cui ambiguità potrebbe renderli inclini ad accettare ripetutamente inviti ad eventi nelle ambasciate e all’estero, borse di studio in università europee o statunitensi, o anche borse di studio fuori dai canali degli scambi studenteschi.

Allo stesso tempo, hanno lavorato per trasformare un piccolo gruppo di persone che rispondono ai loro interessi dal settore accademico e intellettuale, e altri tentati dalla notorietà, in figure mediatiche. Questi avrebbero il compito di essere ideologi per l’organizzazione di una controrivoluzione ‘di sinistra’ a Cuba – essendo in realtà una destra mascherata – ma che inizialmente non agisce apertamente contro il Socialismo o contro la Rivoluzione, né contro lo Stato, né contro le genuine organizzazioni politiche del paese.

Si sforzano anche di attirare intellettuali cubani e persone legate a cause sociali come la lotta contro il razzismo, il femminismo, l’uguaglianza di genere, i diritti sessuali e la protezione degli animali, principalmente, con l’intenzione di generare uno stato d’opinione in questi settori contro il governo e di promuovere ‘un cambiamento transitorio verso una Cuba multipartitica’…

Ultimamente, in mancanza di opzioni migliori, e in assenza di una vera base sociale per i loro scopi, hanno dovuto ricorrere all’uso e alla promozione di elementi di bassa lega, con attitudini e background criminali, presentati al pubblico internazionale come ‘giornalisti indipendenti o giovani artisti’.

Per decenni, e più intensamente dagli anni 1990 e fino ad oggi, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato circa 400 milioni di dollari – amministrati dalla USAID, dal Dipartimento di Stato e dal NED – per minare ed erodere il sistema politico cubano. Un’intera rete di ONG e gruppi attraverso i quali scorre il denaro del governo degli Stati Uniti con programmi per sovvertire il nostro paese, mentre una campagna brutale viene mantenuta nella stampa e nelle reti digitali per demonizzare il nostro paese.

Durante il periodo 2003-2018, il NED ha fornito circa 12 milioni di dollari per progetti per migliorare ‘i media e il libero flusso di informazioni’ verso, da e dentro Cuba. I programmi ricorrenti in questo settore sono realizzati da entità con sede in Spagna, Miami, Messico, Repubblica Ceca e altri. Nel 2014, l’Associated Press (AP) ha reso pubblici documenti che provavano il coinvolgimento dell’USAID nel progetto ZunZuneo – creato nel 2009 – che doveva stimolare una piattaforma di messaggistica tra i giovani cubani simile a Twitter, ma il cui vero scopo era promuovere azioni contro l’ordine interno cubano.

Un’altra iniziativa della USAID prevedeva di dare a varie imprese subappaltate 4,3 milioni di dollari per installare reti wireless clandestine a Cuba, come parte di un progetto chiamato ‘Conmotion’. L’obiettivo era quello di fornire a presunti imprenditori tecnologici cubani le attrezzature necessarie per le proprie reti e successivamente collegarle ad altre all’estero, creando una rete di utenti per disinformarli e manipolarli, invitandoli a manifestare contro il governo e le istituzioni cubane.

60 anni di blocco genocida – Come ha influito il blocco statunitense su Cuba e sul suo popolo?

Cuba e il popolo cubano hanno sofferto molto per le aggressioni, le minacce e gli attacchi degli Stati Uniti. Quando la legge sulla riforma agraria fu approvata nel maggio 1959, la Casa Bianca prese la decisione di usare la forza per distruggere la Rivoluzione.

Una formulazione ufficiale indirizzata al presidente Eisenhower il 6 aprile 1960, che riassume l’intento del blocco, affermava: ‘ogni possibile misura e strumento deve essere impiegato prontamente per indebolire la vita economica di Cuba… Per portare alla fame, alla disperazione e al rovesciamento del governo’.

Il blocco economico, finanziario e commerciale, con pretese totalizzanti contro Cuba e con una portata extraterritoriale, viene da loro chiamato eufemisticamente ‘embargo’. Anche se alcune misure lo hanno preceduto dal 1960, è stato istituito all’inizio del 1962 e ha generato perdite tra i due e i quattro miliardi di dollari all’anno per sessant’anni. Indipendentemente dalle cifre, è difficile valutare l’ampiezza e tutti i settori in cui il blocco statunitense ha causato disagi e sofferenze alla popolazione cubana. E ha anche, in modo duraturo, reso difficile o impossibile ottenere medicine che erano necessarie e sono necessarie per salvare vite umane.

Legalmente parlando, è un crimine, perché è ingiusto, illegale e inumano; un insieme di azioni illecite di portata extraterritoriale che cerca di affamare il popolo cubano. Nella loro forma sono atti che superano i poteri di uno Stato che fa parte della comunità internazionale. È una saturazione permanente di azioni ostili di ogni tipo, equivalente alla guerra, e con poca o nessuna veste giuridica.

Le sanzioni – una vera e propria guerra economica e finanziaria contro Cuba – sono state imposte da direttive dell’esecutivo e poi promulgate dal Congresso. Sono stati in vigore in vari gradi per sei decenni. Questo blocco è un peso doloroso per ogni cubano.

Per quasi trent’anni, anno dopo anno, con voti quasi unanimi, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha sostenuto risoluzioni che puntano direttamente gli Stati Uniti e condannano la politica del blocco. Non è solo perché Cuba non ha accesso al mercato statunitense.

Bisogna tener presente che l’assedio ci costringe a commerciare con un grande svantaggio; siamo costretti a usare costosi prestiti commerciali a breve termine, non possiamo transare direttamente in dollari USA.

I paesi terzi non possono vendere i loro prodotti nel mercato degli Stati Uniti se contengono input cubani, né possiamo comprare in qualsiasi parte del mondo un prodotto in cui più del venti per cento del suo valore totale sia rappresentato da contenuto d’origine statunitense; una nave che fa scalo sulle nostre coste deve aspettare sei mesi prima di poter visitare qualsiasi porto degli Stati Uniti; non possiamo accedere alla tecnologia degli Stati Uniti e talvolta di qualsiasi altro paese sviluppato; hanno perseguito e cercato di ostacolare qualsiasi affare che Cuba conduce nel mondo.

I funzionari statunitensi sono impegnati a fare pressione, con minacce e/o l’applicazione di forti sanzioni, su istituzioni e governi di tutto il mondo perché si astengano dal trattare con il nostro paese; stanno permettendo a Bacardi e ad altri di rubare; hanno incoraggiato il furto dei nostri marchi, per esempio le marche di rum e tabacco. Allo stesso modo, il governo degli Stati Uniti ha persino ricompensato gli elementi terroristi in esilio a Miami con beni cubani congelati, e molto altro.

– Obama-Trump-Biden… Puoi dirmi le differenze e le somiglianze tra questi tre presidenti americani e le loro relazioni con Cuba?

Non credo che dovremmo concentrarci sulla personalità in sé di ognuno di loro, o dei loro predecessori. Per sua natura e in un paese così vario, il ramo esecutivo degli Stati Uniti non è monolitico. Le posizioni originali dell’aspirante presidente subiscono notevoli modifiche nel processo elettorale, durante i negoziati di fazione e anche dopo aver assunto la presidenza.

Il ramo esecutivo è tipicamente eterogeneo come espressione delle differenze di interessi all’interno della classe dirigente e della conseguente distribuzione delle quote di potere, anche se le formulazioni delle principali questioni di politica internazionale sono solidificate da un relativo consenso della maggior parte della classe dirigente.

I presidenti in carica variano nello stile e nell’enfasi, mettono la loro impronta o segnano il modo in cui agiscono e secondo le condizioni o le sfide del momento, ma sono condizionati dall’élite di potere, almeno dalla coalizione in cui sono sostenuti…

È noto e ribadiamo qui il fatto che negli Stati Uniti il vero potere non sta nel ramo esecutivo, il che è ancora più chiaro nella condotta della politica estera. E certamente nemmeno nel ramo legislativo. Entrambi sono condizionati e dipendenti dai poteri economici e finanziari che costituiscono gli usufruttuari dominanti del sistema.

Concretamente, gli obiettivi e gli scopi di politica estera dei presidenti in carica e dell’élite politica sono imposti loro in misura considerevole da poteri corporativi e militari che sono diventati onnipotenti.

Da qui la continuità che si può osservare ora nella politica estera, anche se ci sono sfumature nella situazione attuale verso alcune regioni. Si deve notare che in mezzo alle costanti aggressioni e al terrorismo con base in Florida, in diversi momenti Cuba e gli Stati Uniti hanno mantenuto la comunicazione logica che la vicinanza ci obbliga ad avere.

Una volta o l’altra ci sono stati colloqui e accordi segreti su questioni marginali, nella sfera delle comunicazioni e della meteorologia, la lotta contro il traffico di droga nelle acque caraibiche, la regolazione della navigazione aerea, ecc.

Tutto questo è stato interrotto dopo che Donald Trump è diventato presidente, che si è alleato con la Mafia di Miami e ha portato il blocco e l’ostilità a livelli estremi con centinaia di nuove misure. Quasi mezzo anno dopo il suo insediamento, l’amministrazione Biden ha mantenuto invariata la politica di Trump, che comprende un sistema di pretesti, ordini esecutivi e l’applicazione di più di duecento misure coercitive unilaterali che hanno portato a un profondo deterioramento delle relazioni. Quindi, rispetto a Cuba e in termini pratici la nuova amministrazione democratica ha continuato quella politica che loro stessi descrivono come ‘fallita’.

Gli alti funzionari dell’amministrazione Biden hanno costantemente dichiarato che la politica di Cuba è in fase di revisione e che la questione non è una priorità. Sembra che l’amministrazione non abbia fretta di modificare l’attuale stato dei legami bilaterali, o si ricalcoleranno sulle nostre attuali difficoltà economiche o sulle loro aspirazioni elettorali in Florida.

Gli Stati Uniti hanno stabilito negli ultimi decenni un tessuto d’aggressione. Non può pretendere e non accetteremo mai che Cuba rinunci a parte della sua sovranità in cambio della soppressione di tutto o di parti di tale gabbia. Questo non accadrà mai.

Chi governa gli Usa

– Biden fa annunci sul ritiro delle truppe in Afghanistan e Siria, ma sembrano più annunci mediatici che reali… Attacca la Siria, mantiene la guerra in Yemen, i blocchi su Cuba, Venezuela, Siria, Iran, Corea del Nord, ecc. Che ruolo giocano oggi negli Stati Uniti il Pentagono, il Dipartimento di Stato, la CIA, il complesso militare-industriale, la USAID, il NED, la lobby sionista, la lobby anti-Castro di Miami, ecc.

L’élite plutocratica, il complesso militare-industriale, i potenti conglomerati del grande Capitale, dominano le posizioni politiche chiave del governo federale, attraverso il denaro, la corruzione dei politici del giorno, il controllo dei mass media e delle nuove tecnologie dell’informazione, la macchina dei due partiti oligarchici…

La classe dirigente capitalista plutocratica è al comando; è relativamente piccola di numero, ma è tremendamente ben organizzata per difendere i suoi interessi. Tiene le redini del potere e si appropria della parte del leone dei profitti e, nel processo, crea enormi disuguaglianze.

Anche direttamente più del 70% degli individui che occupano i massimi portafogli del governo provengono dai ranghi del settore degli affari e della finanza; o sono membri delle classi superiori e avvocati nei grandi studi legali che rappresentano le corporazioni.

Così è anche per i membri di spicco del cosiddetto ‘governo ombra’ che, intrecciato con quanto sopra, opera in modo permanente indipendentemente dai cambiamenti di ‘mandato’ alla Casa Bianca…

Fanno parte di quello che è stato anche chiamato lo ‘Stato profondo’, cioè strutture di potere permanenti, invisibili e profondamente radicate che, senza costituire un insieme coerente, partecipano con una certa autonomia all’attuazione delle politiche del governo del giorno e mantengono il controllo delle istituzioni chiave, compresi i servizi di intelligence e di sicurezza, e gran parte del flusso di notizie dei potenti multimedia che definiscono la giustezza e l’erroneità delle questioni in gioco.

Sarebbe anche definito come un potere di fatto delle agenzie governative burocratiche e dei funzionari pubblici il cui mandato sfugge al controllo presidenziale, e che sono a volte fonte di fughe di notizie interessate e inquietanti, a volte nell’interesse di ‘mettere al loro posto’ o di colpire figure governative e persino il capo dell’esecutivo.

E mentre l’élite economica si fa strada con sicurezza nelle sfere del potere politico, le grandi corporazioni rafforzano la loro morsa sull’economia.

Il governo federale ha più di qualche organo – e centinaia di agenzie sottoposte – che sono subordinate al presidente, ma c’è un numero simile di entità di regolamentazione e commissioni che operano appena fuori dal ramo esecutivo e prendono decisioni quasi giudiziarie che possono essere appellate solo attraverso il sistema giudiziario. Alcuni sono autorizzati dalle legislature statali o dal Congresso, ma operano al di fuori delle strutture regolari di governo.

Tali agenzie diventano spesso protettive dei settori commerciali che dovrebbero controllare e regolare, garantendo privilegi di monopolio alle grandi imprese – silvicoltura, miniere, trasporti, prodotti farmaceutici, assicurazioni e banche, agroalimentare o le cosiddette industrie della difesa, e così via.

Queste questioni sono raramente discusse in pubblico o durante le campagne elettorali; sono generalmente al di fuori dei controlli ‘democratici’.

Gran parte delle decisioni politiche rafforza la sua natura clientelare nelle mani di una burocrazia federale che ha una vita propria e si intreccia con gli interessi speciali delle imprese… Lo scambio di posizioni tra il settore pubblico e quello privato è anche un fenomeno importante come mezzo per subordinare l’apparato statale agli interessi dell’oligarchia finanziaria.

Molti alti funzionari e dirigenti del mondo aziendale tornano a posizioni lucrative nel settore privato con connessioni e accessi molto utili dopo aver servito interessi d’élite in posizioni di governo.

– Parlami dei miti degli Stati Uniti, la democrazia esemplare, i difensori della libertà, il sogno americano…

Relativo a quanto sopra è la questione se gli Stati Uniti siano o meno una democrazia… Per quanto riguarda la questione della pretesa degli Stati Uniti di essere una democrazia, è possibile controllare i link ai miei articoli su tale questione, sul sistema elettorale e altro, che possono essere accessibili attraverso vari siti Internet, tra cui Rebelión.org.

Guardate tra gli altri: ‘Elezioni: Una strada piena di insidie ed esclusioni discriminatorie’, ‘Il controllo del processo politico da parte di due partiti oligarchici’ e ‘L’influenza decisiva del denaro in politica’, così come ‘Gli Stati Uniti non sono una democrazia e non lo sono mai stati’. L’edizione argentina del mio libro può essere acquistata qui.

Noto, tuttavia, che considero il nucleo dell’élite oligarchica, le istituzioni finanziarie, i produttori di armi e di energia, e le corporazioni transnazionali come gli architetti che, molto spesso, da dietro le quinte, modellano la sostanza della politica pubblica in misura molto maggiore di quanto molti si rendano conto.

Nel processo elettorale, sia il denaro che la copertura della stampa riflettono o sono determinati in larga misura dall’élite finanziaria e dai gruppi di potere che, per così dire, convalidano i candidati di loro scelta, e spesso forniscono finanziamenti sia ai candidati democratici che repubblicani…

In misura significativa la manipolazione e anche le molte restrizioni che vengono applicate durante tutto il processo, specialmente per le minoranze e i settori impoveriti, provengono dalle macchine e dalle burocrazie dei partiti democratico e repubblicano che cercano di gestire il processo a modo loro in favore dei loro candidati preferiti, generalmente da posizioni moderate o conservatrici.

Aiuta a capire il sistema politico statunitense avvicinarsi ad esso nella sua dualità, per così dire? Da un lato c’è il sistema politico formale, in gran parte simbolico, quello che viene descritto nei libri e insegnato nelle scuole, per così dire; quello dei tre poteri che si suppone siano in equilibrio, il suo carattere federale, la periodicità dei processi elettorali, i conflitti e le promesse nelle campagne, l’affluenza alle urne, le personalità e le posizioni politiche, il ruolo o le prestazioni di questo o quello statista, il sindaco o coloro che agiscono come rappresentanti nella legislatura, e così via.

Dall’altro lato, c’è il sistema politico nella sua parte sostanziale, dove si manifesta il vero esercizio del potere: contratti governativi a corporazioni del valore di decine di milioni di dollari, esenzioni fiscali, compensazioni e sussidi, vantaggi nelle locazioni e per lo sfruttamento privato della terra, del sottosuolo e di altre risorse pubbliche, corruzione nelle sale del Congresso, e tutto il vasto processo di formazione e assegnazione di fondi di bilancio; di scrivere leggi e regolamenti o aggirarli a favore dei potenti, e molto altro ancora.

Questi angoli del sistema, la parte sostanziale di esso, sono a malapena sentiti o resi noti. A questo scopo, insieme al ‘dare e avere’ e al considerevole traffico d’influenza, c’è una cooperazione continua tra le élite del business e del governo.

I settori corporativi più potenti tendono a predominare in questi giochi, oppure si trovano accordi reciprocamente soddisfacenti tra le parti, spesso a spese dell’interesse pubblico sotto forma di prezzi più alti o tasse, deregolamentazioni ambientali e di altro tipo, mentre le richieste degli sfruttati, semmai, sono occasionalmente ascoltate.

Gli Stati Uniti sono sempre stati una repubblica con protezioni costituzionali ed extra-costituzionali per lo più per l’élite e i ricchi. Il sistema politico del paese mette il potere nelle mani della plutocrazia e dei banchieri a spese del resto della cittadinanza, ma è ammantato di una facciata democratica. Per saperne di più, vi rimando agli articoli citati sopra.

Transizione e nuova leadership

– I media tradizionali parlano della fine dell’era castrista a Cuba. Le nuove generazioni formate nella Rivoluzione stanno assumendo posizioni di responsabilità, qualcosa che sta accadendo da decenni ma che i media mainstream hanno ignorato. Cuba mostra tassi sorprendenti e poco conosciuti di partecipazione dei giovani, delle donne, nella scienza, nella politica, ecc. Come affronterà Cuba le nuove sfide? Il compito di ordinare, la lotta contro Covid-19, le relazioni con gli Stati Uniti…

Trent’anni fa, mentre l’URSS si stava sgretolando, gli esperti prevedevano che Cuba non sarebbe stata in grado di resistere senza l’appoggio di Mosca, specialmente con la crescente pressione e l’accerchiamento degli Stati Uniti. Ancor meno resisteremmo dopo la scomparsa fisica di Fidel… molto tempo dopo che più di seicento attentati alla sua vita erano falliti.

Nel governo degli Stati Uniti parlano di ‘transizione’ da mezzo secolo, e sperano di riportarci al passato e ristabilire il capitalismo dipendente della nostra repubblica mediatizzata. La nostra Rivoluzione è avvenuta grazie ai nostri sforzi e all’ampio sostegno maggioritario del popolo, che ha vissuto la disuguaglianza, la povertà, molta corruzione e un governo dittatoriale repressivo, in un paese dove la principale ricchezza era nelle mani degli Stati Uniti.

Fin dall’inizio, la nostra Rivoluzione ha cercato il proprio cammino e ha seguito il precetto di José Carlos Mariátegui di non ricorrere alla copia o all’imitazione. L’opzione socialista è stata concordata all’inizio e si è capito che non c’era nulla di chiaramente determinato su come costruire questa nuova società, che, come ha sottolineato il Che, è un percorso di ricerca costante. Ed è qui che siamo ora, perché è chiaro che il capitalismo non è un’opzione per il futuro.

Raúl Castro si congeda parlando non solo del Socialismo, ma anche della necessità di reinventarlo e di essere disposti ad applicare correzioni. Il presidente Miguel Díaz-Canel, che gli succede nella carica, aggiunge che è necessario connettersi con la società e rafforzare una democrazia dal cognome socialista, ‘legata alla giustizia e all’equità sociale, al pieno esercizio dei diritti umani, alla rappresentanza effettiva e alla partecipazione della società nei processi economici e sociali in corso… tutto questo in un ambiente sempre più libero dai pesi del burocratismo, dell’eccessivo centralismo e dell’inefficienza’.

Siamo già nell’era ‘post-Castro’ tanto attesa dai nemici… e senza i cataclismi previsti. Un cammino al quale Fidel ci ispira ancora, con un paese che, come diceva lui, dipenderà dai suoi uomini di scienza e di pensiero…

È palpabile ora nell’affrontare la pandemia, nell’avere un sistema di assistenza con medici di famiglia in ogni quartiere da un capo all’altro del paese, un sistema di protezione e inclusione dei disabili, centri di ricerca di altissimo livello, tutti inizialmente promossi da Fidel. Più del dieci per cento della popolazione è laureata. E soprattutto, l’unità politica forgiata da lui è mantenuta in tutte le strutture di governo, i gruppi sociali, le forze di sicurezza, e così via.

Questo è anche il risultato di una popolazione forgiata nelle sfide e nelle difficoltà di questi sessant’anni. Che ci siano effettivamente nuove generazioni che assomigliano al loro tempo, giovani istruiti con maggiori aspirazioni materiali e professionali, molti di loro stufi della burocrazia e dell’inefficienza e anche con una certa dose di scetticismo, è vero.

Ma coloro che pensano che questa grande porzione di persone impazienti, molte delle quali sono apatiche nei compiti sociali, permetteranno o si uniranno ai tentativi controrivoluzionari di alcuni piccoli gruppi senza radici nel paese, sostenuti solo dalla mano sovversiva e dal denaro dei loro padrini a Washington e Miami, si sbagliano.

La maggior parte dei nostri giovani, come la maggior parte del nostro popolo, sono critici ed esigenti, ma sono patrioti che sostengono la nostra indipendenza come nazione e la rivoluzione che garantisce sovranità e stabilità. Sono queste nuove generazioni che con spirito di dedizione e umanesimo compongono le brigate di personale medico e altri che assicurano la cooperazione in una cinquantina di paesi.

Un recente articolo dell’eminente giornalista Rosa Miriam Elizalde sottolinea che ‘il rinnovamento è in corso da anni sotto gli occhi del mondo intero’, e che ‘la generazione che guida i destini del paese è nata dopo il 1959 e si esprime anche al femminile.

L’età media dei suoi leader è ora di 42,5 anni. Il 54,2% di coloro che occupano posizioni di responsabilità sono donne e il 47,7% sono neri e mulatti. Ci sono 75 primi segretari di comitati municipali e distrettuali (42%). (…) Tutta la struttura del potere politico e governativo è cambiata, ma non la direzione’.

Ci sono ancora molte difficoltà e carenze. Stiamo lavorando per eliminare la burocrazia, gli ostacoli e le mentalità che limitano una maggiore creatività.

Ci sono molte cose che dobbiamo correggere e perfezionare; schemi da superare, sempre per nostro riconoscimento e decisione sovrana, mai sotto il dettato di pressioni o ricatti stranieri, e sempre sulla base della difesa e del rafforzamento di ciò che abbiamo raggiunto, che non è cosa da poco.

In primo luogo, essere sopravvissuti di fronte alle numerose aggressioni di un nemico così potente. Insieme a questo, l’affermazione della piena sovranità del paese, l’alta dignità e il patriottismo dei cubani e l’unità del popolo; la stabilità, la sicurezza e la tranquillità della vita civile; la sicurezza sociale che garantisce che nessuno sia abbandonato al suo destino; i notevoli progressi nei diritti del lavoro e delle donne, come l’aborto, la parità di salario a parità di lavoro per uomini e donne…

Non mi soffermo sulle nostre indiscutibili conquiste nel campo dell’educazione e della salute, che abbiamo menzionato prima, ma ce ne sono molte nello sviluppo della scienza e della tecnologia d’avanguardia in vari campi, la creazione di un sistema di protezione civile e di protezione della popolazione dai disastri, lo sviluppo precoce e lungimirante di una rete di serbatoi, vitale per un’isola stretta senza grandi fiumi, e così via.

E non manco di menzionare, sul piano politico, la nostra società civile e la pluralità di raggruppamenti sociali, professionali e settoriali, molti dei quali massicci, in cui è organizzata la nostra popolazione, così come il nostro sistema di potere popolare che ha origine alla base, apartitico, con elezioni, dove il denaro e la manipolazione sono esclusi.

In questi processi, i candidati sono proposti dai vicini nelle assemblee di quartiere e poi eletti a scrutinio segreto e con votazioni aperte. Diventano membri delle assemblee del potere municipale e molti diventano membri del parlamento. Non trascuriamo il fatto che si tratta di un sistema che richiede miglioramenti, soprattutto nella sua capacità di ottenere una maggiore risposta istituzionale alle richieste che i cittadini fanno nelle assemblee di responsabilità pubblica che si tengono di tanto in tanto, soprattutto quelle che richiedono un sostegno materiale.

* da Cubahora

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