Giovedì 5 agosto è arrivato il responso del Consiglio costituzionale francese sul controverso progetto di legge sanitaria, elaborato dal governo guidato dal premier Jean Castex e in linea con le misure annunciate dal presidente Macron nel suo discorso alla nazione lo scorso 12 luglio.
Dopo l’approvazione sia da parte dell’Assemblée Nationale che del Sénat il 25 luglio, 74 deputati, 120 senatori e lo stesso primo ministro Castex hanno presentato un ricorso al Consiglio costituzionale per una valutazione della validità delle misure previste nel testo di legge. Il Consiglio costituzionale ha convalidato gran parte del testo, in particolare confermando l’estensione del pass sanitario e la vaccinazione obbligatoria per il personale sanitario.
Sul pass sanitario, ha affermato che da questo strumento risulta una “conciliazione equilibrata” tra libertà pubbliche e tutela della salute. Questo dispositivo entrerà in vigore sull’intero territorio nazionale francese a partire da lunedì 9 agosto e riguarderà l’accesso a numerosi spazi aperti al pubblico, estendendo la lista dei “luoghi di svago e cultura” con più di 50 persone introdotta già nel mese di luglio.
In particolare, in maniera similare al contesto italiano – le direttive dell’establishment nel panico pandemico sono più o meno le stesse –, sarà necessario presentare il pass sanitario per entrare in bar, brasserie, ristoranti, fiere, esposizioni e in determinati centri commerciali la cui lista sarà definita dai prefetti; ma anche negli ospedali e nelle strutture sanitarie, a meno che questo non sia “ostacolo all’accesso alle cure” oppure nei casi di urgenza e pronto soccorso.
Inoltre, sarà obbligatorio presentare il pass anche per tutti i mezzi di trasporto (aerei, autobus e treni) a lunga percorrenza; non occorrerà per bus, metro e linee ferroviarie urbane, non tanto per la difficoltà oggettiva di controllare gli utenti nelle ore di punta – e la metro parigina può essere un vero carnaio –, ma perché il governo ha sempre chiuso un occhio e taciuto i rischi di contagio sui mezzi di trasporto pubblico, anche durante i mesi in cui la pandemia circolava senza controllo, perché con “il virus bisognava imparare a convivere”.
Viene confermato l’obbligo vaccinale per il personale sanitario e per tutte le altre professioni in contatto con persone a rischio negli istituti sanitari e nelle case di riposo. A partire dal 15 settembre, gli operatori sanitari non vaccinati rischiano la sospensione del loro contratto di lavoro e della retribuzione.
Per il momento l’obbligo di vaccinazione non viene esteso ad altre categorie, come insegnanti, funzionari pubblici, ma neanche ai membri delle forze dell’ordine. Per gli adolescenti dai 12 ai 17 anni, il pass sanitario sarà obbligatorio a partire dal 30 settembre, per consentire di proseguire la vaccinazione di questa fascia di popolazione (ad oggi circa il 33% ha ricevuto almeno una dose) in vista del rientro a scuola tra poco meno di un mese.
Rispetto al testo presentato dal governo all’Assemblée Nationale, i giudici costituzionali hanno epurato la parte relativa all’isolamento obbligatorio di 7 giorni per le persone che risultano positive al Covid-19, giudicandolo “non necessario, né appropriato e proporzionato”, poiché questa misura costituisce una privazione della libertà “senza una decisione individuale basata su una valutazione dell’autorità amministrativa o giudiziaria”.
Il Consiglio costituzionale ha anche respinto le disposizioni relative alla risoluzione anticipata dei contratti dei dipendenti a tempo determinato che non presentano il pass sanitario qualora la loro attività lo richieda. La motivazione risiederebbe in una “differenza di trattamento” con i lavoratori con contratto a tempo indeterminato, i quali non possono essere licenziati per questo motivo.
Tuttavia, ha confermato quanto previsto dal governo circa la sospensione del contratto di lavoro (sia a tempo determinato che indeterminato), senza retribuzione, in caso di assenza di pass sanitario. Si tratta di una misura, introdotta in una legge, del tutto simile alla recente sentenza del Tribunale di Roma su un contenzioso tra una lavoratrice e il suo datore di lavoro.
Secondo il Consiglio Costituzionale, questa misura non è contraria ai princìpi della Costituzione francese, visto che è destinata ad essere temporanea (l’obbligo del pass sanitario dura fino al 15 novembre, salvo proroghe). La sospensione termina quando il dipendente fornisce i “documenti giustificativi richiesti” – il pass sanitario che consiste nel presentare un certificato di vaccinazione o un test negativo per il Covid-19 – o gli viene offerta un’altra posizione all’interno dell’impresa per la quale non è richiesto questo pass.
La CGT ha affermato che questa disposizione, contenuta nella legge sanitaria del governo, costituisce un nuovo attacco ai diritti dei lavoratori.
A felicitarsi invece di questa disposizione è certamente il Medef (la Confindustria francese) che, per bocca del vice-presidente Patrick Martin, ha dichiarato che “preferisce gestire i piccoli problemi di messa in opera del pass piuttosto che un lockdown”. Il mantra è sempre lo stesso: l’economia – quella dei grandi profitti per pochi – non può fermarsi.
E nonostante una gestione della pandemia che sin dal suo inizio ha sempre avuto un chiaro indirizzo pro-padronale, Patrick Martin ha anche la faccia tosta di storcere il naso, con un disappunto marcato di classismo, sulla censura da parte del Consiglio costituzionale del licenziamento anticipato nei confronti dei lavoratori a tempo determinato senza pass sanitario. Tuttavia, fa risuonare la minaccia dell’odio padronale: “Ci adatteremo…”.
Evitando l’imposizione dell’obbligo vaccinale, il governo scarica le responsabilità della sua disastrosa gestione della crisi sanitaria e pandemica sui singoli individui, in questo caso andando ad incidere in maniera indiretta nella relazione tra Capitale e Lavoro e inasprendo il ricatto padronale nei confronti di lavoratori e lavoratrici, sempre più sfruttati e precari.
Visto che per mesi e mesi, durante le ondate più virulente della pandemia, il governo si è limitato a “raccomandare” alle imprese di ricorrere al tele-lavoro quanto più possibile, senza mai decidere una vera e propria chiusura delle attività produttive, e ad elargire aiuti incondizionati ad aziende, le quali mentre vedevano i loro profitti aumentare fino alle stelle già preparavano piani di licenziamenti di massa, non si può davvero credere che queste misure siano state decise ed adottate nell’interesse collettivo della salute pubblica.
Il governo francese, come in tutti i paesi capitalisti, ha deciso di privilegiare l’interesse economico di pochi, in particolare di una intera classe padronale che ha avuto notevoli responsabilità nella propagazione dei contagi, non avendo fornito i dispositivi sanitari ai lavoratori né avendo provveduto alla sanificazione dei luoghi di lavoro nei primi mesi della pandemia, e nel protrarsi di una situazione di insicurezza sociale e sanitaria diffusa.
Le politiche sanitarie, invece che essere considerate a livello sociale e collettivo, vengono indirizzate a livello individuale, facendo dell’azienda privata capitalista il luogo in cui queste politiche si attuano in concreto e trasformando i datori di lavoro in veri e propri agenti indiretti di controllo sanitario.
In questo modo, sarà il datore di lavoro, avendo accesso ad un particolare elemento e dato dello stato sanitario di un dipendente, a decidere se il lavoratore può o meno lavorare.
Ancora una volta, le politiche sanitarie del governo favoriscono le logiche padronali del profitto, il ricatto criminale tra diritto alla salute e diritto al lavoro e meccanismi di costrizione e repressione dell’attività sindacale.
La pandemia ha rappresentato una succulenta occasione per l’attuazione di una ristrutturazione totale del rapporto Capitale-Lavoro a più livelli e in tutti i settori (da quelli della produzione di merci, alla logistica e all’erogazione di servizi), di cui a pagarne un carissimo prezzo saranno migliaia di lavoratori e lavoratrici.
Chi sopravviverà ai “piani di aggiustamento” e di “riorganizzazione aziendale” si troverà a fronteggiare condizioni di lavoro sempre peggiori, mentre per le vittime dei licenziamenti di massa si paleseranno immediatamente le drammatiche conseguenze di un massacro sociale già da tempo annunciato.
Nel frattempo, numerose organizzazioni politiche, sociali e sindacali fanno appello al quarto sabato consecutivo di mobilitazione in oltre 150 città francesi contro le misure anti-sociali e liberticide del governo, incapace di affrontare in maniera efficace l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19.
L’estrema destra, in particolare nella figura di Florian Philippot, ex numero due del Rassemblement National e attuale presidente del gruppo Patriotes creato dopo la sua uscita dal partito di Marine Le Pen, prova come sempre a mettere il cappello alle manifestazioni, ma con scarsi risultati.
I suoi slogan a favore della “libertà” individuale e contro la “dittatura sanitaria”, ai quali i media mainstream offrono particolare – se non quasi esclusiva – visibilità, non trovano di certo eco in quelle mobilitazioni promosse da gruppi di Gilets Jaunes, sindacati (CGT, Solidaires) e forze politiche (La France insoumise e il PCF) in cui si denuncia l’autoritarismo del governo attraverso lo stato d’emergenza sanitaria, la regressione dei diritti sociali, la necessità di togliere i brevetti sui vaccini e finanziare il sistema sanitario pubblico.
Andare oltre il delirio sul green pass e ribaltare il finto “dibattito” costruito ad hoc sulla questione per deviare l’attenzione dalle questioni strutturali è fondamentale per sfuggire dall’orlo dell’abisso, sul quale questo sistema capitalista intende rilanciare la sua violenza devastatrice e la sua torsione autoritaria.
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maria
il lasciapassare se non è padronale che altro potrebbe essere? Si continua a parlare impropriamente di obbligo vaccinale quando in realtà non c’è e si usano mezzi di vile coercizione Si trattano le persone come dei poveri criceti …..
Mentre in Francia le piazze sono affollatissime e molto di sinistra qui in Italia fino a quando si pensa di lasciarle in mano agli organizzati fascisti ?
Redazione Contropiano
Un materialista normale, senza particolari doti, capisce che ogni provvedimento concreto – uno strumento, insomma – può essere sagomato in cento modi diversi (almeno). In una pandemia, per vincere su un virus, bisogna fare molte cose (dal testare tutti a vaccinare tutti, e ovviamente ricordarsi collettivamente chi l’ha fatto e chi non poteva, per non combinare guai). E noi le faremmo molto diversamente (vedi Cuba, ma non solo) da come e hanno fatte Conte e Draghi (e Macron, e Merkel, ecc). L’unica cosa che non si può dire, in una società, è che non bisogna fare niente.
Gaggero Walter
L’unica libertà che ci è rimasta(Pagando le conseguenze) è quella di non vacc… per ora.