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Libano. Sei morti e 60 feriti in sparatoria contro manifestazione

È salito a 6 uccisi, tra cui una donna, e 60 feriti il bilancio di scontri a fuoco a Beirut. L’epicentro delle violenze è stata la rotonda Tayyoune, nella parte meridionale della capitale e a circa un chilometro dal Palazzo di giustizia.

Qui era stato convocato un sit-in contro il magistrato inquirente che indaga sull’esplosione del porto di Beirut il 4 agosto 2020, nel quale sono rimaste uccise 219 persone.

Il magistrato è stato accusato dal segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, di “politicizzare” l’indagine per conto degli Stati Uniti.

Giovedì scorso, un tribunale ha respinto una denuncia legale presentata da due ex ministri del governo e parlamentari di Amal – Ali Hassan Khalil e Ghazi Zaiter – che il giudice Bitar ha cercato di interrogare con l’accusa di negligenza in relazione all’esplosione del porto. I due uomini, che negano ogni addebito, hanno accusato il giudice di parzialità.

Amal e ed Hezbollah, accusano il procuratore Tarek Bitar di essere apertamente schierato contro di loro nella conduzione delle indagini e degli interrogatori dei sospetti responsabili dell’esplosione dello scorso anno. Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, qualche giorno fa ha chiesto la rimozione di Bitar.

Le due formazioni sciite affermano che «cecchini» non meglio identificati hanno aperto il fuoco per primi contro i manifestanti e denunciano «l’aggressione» da parte di «gruppi armati organizzati». I franchi tiratori, secondo Hezbollah e Amal, «erano appostati sui palazzi di fronte» sugli edifici del quartiere di Ayn Remmane, nota roccaforte dei partiti cristiani maroniti, rivali dei due movimenti sciiti, arroccati invece nell’antistante quartiere di Shiyah.

I falangisti dal canto loro respingono le accuse. Il partito cristiano maronita delle Forze libanesi di Samir Geagea ha respinto le dichiarazioni dei movimenti sciiti di Hezbollah e Amal, che le hanno accusato di essere dietro “un attacco premeditato”. In una dichiarazione, il partito delle Forze libanesi ha affermato che la causa degli eventi di oggi è stata “l’incitamento del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah contro il giudice Tarek Bitar”.

Il presidente Michel Aoun ha assicurato che non verrà permesso a “nessuno di prendere in ostaggio il Paese per i propri interessi”, esortando i partiti a cercare soluzioni all’interno delle istituzioni e non attraverso manifestazioni e barricate. “Non permetteremo che quello che è avvenuto oggi, accada di nuovo”, ha aggiunto, annunciando un’inchiesta.

 

 

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