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Il Papa risponde all’appello contro l’estradizione degli esuli in Francia

Luciano Vasapollo lo scorso dicembre ha consegnato a Papa Francesco, e illustrato durante l’incontro, un appello a favore degli italiani rifugiati a Parigi, dei quali dopo oltre 40 anni viene ora chiesta l’estradizione.

E Papa Francesco, trascorsi una decina di giorni, ha fatto pervenire una risposta firmata a suo nome da uno dei più alti responsabili della Segreteria di Stato, che si riferisce alla “vicenda giudiziaria causa di preoccupazione per diverse persone e per le loro famiglie” per auspicare che si possano realizzare “le legittime aspirazioni di ciascuno, ispirando nel rispetto della giustizia gesti concreti di reciproca comprensione e riconciliazione”.

La risposta del Vaticano è molto chiara: anche senza prendere una posizione esplicita sulla questione giudiziaria (cosa impossibile, stanti le “relazioni tra Stati”, Francia e Vaticano), Francesco è vicino alle preoccupazioni delle famiglie di persone che sono state lontane dalla loro patria per oltre 40 anni e che, in questo momento, in Francia, hanno dimostrato di essere entrati nella società come padri e madri responsabili e cittadini attivamente coinvolti nel settore sociale.

E ha fatto sapere, tramite il professor Luciano Vasapollo, vicepresidente dell’Associazione Padre Virginio Rotondi per il giornalismo di pace (che promuove il giornale Faro di Roma) e rappresentante della “Rete di artisti e intellettuali per la difesa dell’umanità“, di essere a conoscenza di “una preoccupante vicenda giudiziaria per diversi individui e le loro famiglie” e auspica che “le legittime aspirazioni di ciascuno possano realizzarsi, ispirando gesti concreti di comprensione reciproca e di riconciliazione nel rispetto della giustizia”.

Queste parole sono ancora più comprensibili alla luce di un nuovo intervento del Papa contro l’ergastolo e a favore della redenzione dei prigionieri, che sembra riferirsi anche al caso dei rifugiati in Francia di cui Vasapollo gli ha parlato.

All’udienza generale, nell’Aula Paolo VI, infatti, nei catechesi dell’udienza del mercoledì, il Papa ha sottolineato che “non ci può essere condanna senza una finestra di speranza“, riferendosi ovviamente all’ergastolo, che considera incompatibile con l’etica cristiana e con la civiltà giuridica, come ha ripetuto in più occasioni.

E si è ispirato alla parabola del Padre misericordioso, per ricordare “in modo speciale i nostri fratelli e sorelle che sono in prigione“.

È giusto – ha sottolineato – che chi ha sbagliato paghi per il suo errore, ma è altrettanto giusto che chi ha sbagliato possa fare ammenda per il suo errore.

Insomma, il Papa invoca il rifiuto di una giustizia vendicativa, e nella sua catechesi si riferisce alla parabola contenuta nello stesso Vangelo di Luca quando osserva che “in questa parabola, oltre all’esperienza del peccato e del perdono, si sottolinea anche come il perdono raggiunge la persona che ha sbagliato”.

Il testo dice: “Quando era ancora molto lontano, il padre lo vide e gli venne incontro, gli si gettò al collo e lo baciò”.

“Il figlio si aspettava una punizione, una giustizia che al massimo avrebbe potuto dargli il posto di uno dei servi, ma si ritrova avvolto nell’abbraccio del padre. La tenerezza è qualcosa di più grande della logica del mondo”, ma “è un modo inaspettato di fare giustizia”.

 

Dal Vaticano 16 dicembre 2021

Illustre signore,
in occasione dell’udienza generale del primo dicembre corrente ha fatto pervenire al Santo Padre espressioni di deferente ossequio e informando circa una vicenda giudiziaria causa di preoccupazione per diverse persone e per le loro famiglie, ha unito in dono una pubblicazione.

Papa Francesco che ha apprezzato il Cortese omaggio e i sentimenti di devozione che lo hanno suscitato, ringrazia per il premuroso gesto e assicura un ricordo nella preghiera per Lei e per quanti a Le stanno a cuore, affinché la bontà di Gesù Re di pace accordi e esaudisca le legittime aspirazioni di ciascuno, ispirando nel rispetto della giustizia gesti concreti di reciproca comprensione e riconciliazione.

Il Sommo Pontefice mentre invoca la celeste intercessione della Vergine Maria Madre della Speranza, è lieto di inviare la Benedizione Apostolica accompagnata dall’augurio di un Santo Natale 

Con sensi di distinta stima
Monsignor L. Roberto Cona, assessore”

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La versione della lettera in francese.

En décembre dernier, Luciano Vasapollo a remis au pape François et illustré lors de la réunion un appel en faveur des réfugiés italiens à Paris, dont l’extradition est désormais demandée après plus de 40 ans.

Et le pape François, au bout d’une dizaine de jours, a envoyé une réponse signée en son nom par l’un des plus hauts responsables de la secrétairerie d’État, qui fait référence à «l’affaire juridique qui préoccupe diverses personnes et leurs familles” pour espérer que «la légitime aspirations de chacun puissent se réaliser, inspirant des gestes concrets de compréhension mutuelle et de réconciliation dans le respect de la justice”.

 

Du Vatican le 16 décembre 2021
Distingué Monsieur,
à l’occasion de l’audience générale du 1er décembre, il a envoyé des expressions de respect respectueux au Saint-Père et, informant d’une affaire judiciaire préoccupante pour diverses personnes et leurs familles, il a joint en cadeau une publication.
Le Pape François, qui a apprécié l’aimable hommage et les sentiments de dévotion qui l’ont suscité, vous remercie pour le geste attentionné et vous assure un souvenir dans la prière pour vous et pour ceux qui sont dans votre cœur, afin que la bonté de Jésus, Roi de la Paix, accorde et exauce les aspirations légitimes de chacun, inspirant des gestes concrets de compréhension mutuelle et de réconciliation dans le respect de la justice.

Le Souverain Pontife, tout en invoquant l’intercession céleste de la Vierge Marie Mère de l’Espérance, est heureux d’adresser la Bénédiction Apostolique accompagnée du souhait d’un Saint Noël

Avec un sentiment d’estime distincte
Monseigneur L. Roberto Cona, conseiller”.

La réponse du Vatican est très claire : même sans prendre explicitement position sur la question judiciaire, François se manifeste proche de l’inquiétude des familles de personnes éloignées de leur patrie depuis plus de 40 ans et qui en ce moment, en France, ont montré qu’ils étaient entrés dans la société en tant que pères et mères responsables et citoyens activement impliqués dans le secteur social.

Et il fait savoir, par l’intermédiaire du professeur Luciano Vasapollo, vice-président de l’Association Père Virginio Rotondi pour le journalisme de paix (qui promeut ce journal) et représentant du “Réseau d’artistes et d’intellectuels pour la défense de l’humanité”, qu’il est conscient d’”une affaire judiciaire préoccupante pour diverses personnes et leurs familles » et d’espérer que “les aspirations légitimes de chacun puissent se réaliser, inspirant des gestes concrets de compréhension mutuelle et de réconciliation dans le respect de la justice”.

Des propos que l’on comprend encore mieux à la lumière d’une nouvelle intervention du Pape contre la réclusion à perpétuité et en faveur de la rédemption des incarcérés qui semble également faire référence au cas des réfugiés en France dont lui a parlé Vasapollo.

Lors de l’Audience générale, dans la Salle Paul VI, en fait, dans les caechesi de l’Audience du mercredi, le Pape a souligné qu’« il ne peut y avoir de condamnation sans fenêtre d’espérance », se référant évidemment à la condamnation à perpétuité qu’il juge incompatible avec l’éthique chrétienne et avec la civilisation juridique, comme il l’a répété en plusieurs circonstances.

Et il s’est inspiré de la parabole du Père miséricordieux, pour se souvenir “d’une manière particulière de nos frères et sœurs qui sont en prison. Il est juste – a-t-il souligné – que ceux qui ont commis une erreur paient pour leur erreur, mais il est tout aussi juste que ceux qui se sont trompés puissent se racheter de leur erreur ».

Bref, le Pape invoque le rejet d’une justice qui se fait vengeance et il se réfère dans sa catéchèse à la parabole contenue dans l’Évangile de Luc même lorsqu’il observe que « dans cette parabole, outre l’expérience du péché et du pardon, il est également souligné la manière dont le pardon atteint la personne qui a commis une erreur.

Le texte dit : “Quand il était encore loin, le père le vit et vint à sa rencontre, se jeta à son cou et l’embrassa.” “Le fils punition attendue, une justice qui aurait tout au plus pu lui donner la place d’un des serviteurs, mais il se retrouve enveloppé dans l’étreinte de son père. La tendresse est quelque chose de plus grand que la logique du monde “, mais” c’est un inattendu façon de faire justice ».

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