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Demain le ciel sera jaune: l’Atto XVI e l’agenda politica di marzo

Per il sedicesimo sabato consecutivo “la marea gialla” ha dato vita a numerose manifestazioni in tutto l’Esagono.

L’agenda politica del movimento, per il mese a venire, prevede due momenti particolarmente significativi; uno il 16 marzo, giorno in cui scade “l’ultimatum” dato dalle giacche gialle al presidente Macron e che coincide con la fine del “Grand Debat” voluto dal leader di En Marche!, oltre a segnare il quarto mese di mobilitazione permanente.

L’altro appuntamento significativo è il secondo sciopero generale intercategoriale di 24 ore, il 19 marzo, lanciato da differenti sigle tra cui CGT e Solidaires, a cui hanno aderito due delle maggiori organizzazioni degli studenti delle medie superiori, tra cui l’UNL.

Questa giornata sarà il coronamento di varie iniziative congiunte che vedono Gilets Jaunes e “giacche rosse” del sindacato fianco a fianco in numerose azioni di lotta, come è stato per il primo sciopero generale del 5 febbraio, come è tutte le settimane da allora per i “martedì dell’emergenza sociale” e nelle varie vertenze in cui le giacche flou danno manforte ai lavoratori di un’azienda, come è avvenuto nel settore della logistica, del commercio ed in altri comparti.

Si stanno concretizzando numerose convergenze con percorsi che in parte si erano già intrecciati in precedenza tra GJ e il movimento “femminista”, che l’8 marzo ha promosso lo sciopero globale delle donne e tra le gilets jaunes e la marcia per il clima che le varie iniziative studentesche in Francia ed in Belgio stanno facendo emergere.

Rispetto all’8 marzo, potrebbe essere un significativo momento di confluenza tra la componente femminile dei GJ, protagonista della mobilitazione dal 17 novembre e promotrice delle manifestazioni domenicali che si sono fin qui ripetute su tematiche di genere, ma non solo, ed il movimento femminista che, dopo le importanti marce contro le violenze sulle donne di fine novembre, svoltesi in tutto l’esagono, potrebbe trovare un nuovo slancio, anche per il ruolo di “connettore” svolto dai gruppi specificatamente femminili di GJ.

È stato tradotto in francese e fatto circolare dal nuovo sito di informazione di movimento (“Acta”) l’appello di “Non Una Di Meno” per lo sciopero femminista globale.

Così come per l’8 marzo anche la mobilitazione per il clima assume un profilo che travalica i perimetri francesi, e le due mobilitazioni hanno un carattere internazionale, ponendo come centrali due aspetti imprescindibili per qualsiasi agenda politica minimamente dignitosa, quali la questione di genere declinata in una ottica di classe e la necessità della transizione ecologica.

La transizione ecologica in Francia assume un significato di lotta preciso per l’uscita dal nucleare e il passaggio alle energie rinnovabili, la messa al bando del glifosato – il pesticida cancerogeno commercializzato come Round-up dalla Bayer-Monsanto – la transizione ad una agricoltura biologica a filiera corta, che rompa il monopolio della grande distribuzione e dell’agro-business che non strangoli gli agricoltori; la fine del “consumo di suolo” con le colate di cemento che hanno caratterizzato tra l’altro le aree peri-urbane; e l’abbandono dello sfruttamento neo-coloniale delle risorse di paesi in cui la Francia ha interessi strategici, come in Africa o che fanno parte dei Territori Francesi d’Oltre Mare (come è il caso del progetto d’estrazione aurifera della Guyana francese).

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C’è un clima da “resa dei conti” tra l’attuale esecutivo e il movimento, una volontà pervicace – a cominciare da Macron stesso e del suo entourage – a delegittimare la protesta con ogni mezzo a disposizione, considerando che l’unico strumento che non è stato ancora usato è la promulgazione dell’“etat d’urgence”. Persino le critiche giunte da più parti, anche da differenti istituzioni della UE nella gestione dell’ordine pubblico e dei mezzi a disposizione delle forze dell’ordine, non hanno fatto fare marcia indietro a Macron e al suo governo, che sembra trattare la “marea gialla” come il nemico interno, in una logica di guerra civile a bassa intensità.

Anche ieri a Parigi e a Bordeaux sembrano esserci stati due feriti gravi.

Bisogna ricordare che le richieste più importanti dei GJ sono state cassate anche quando alcune forze politiche se ne sono fatte portatrici all’interno degli appositi ambiti istituzionali, come l’ipotesi dell’introduzione nella legislazione francese di differenti tipologie di RIC – il referendum di iniziativa cittadina – come è avvenuto recentemente con le proposte formulate da FI, o il ripristino della patrimoniale (ISF), o un qualche miglioramento del potere d’acquisto…

L’Esecutivo rimane sordo ed anzi va avanti con le riforme ipotizzate, come quella sull’indennità di disoccupazione e probabilmente – in un futuro prossimo – quella delle pensioni.

Ormai c’è un vuoto incolmabile tra il governo, arroccato sulle sue posizioni e la gran parte popolazione.

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Anche ieri i GJ hanno sfilato a Parigi, a Lione – dove per la manifestazione a carattere regionale gli organizzatori avevano suggerito di vestirsi in nero ed indossare maschere raffiguranti i politici – a Lille dove è stata organizzata una manifestazione internazionale in cui far convergere Gilets gialli dal Belgio, dalla Germania e dalla Gran Bretagna, oltre a quelli di tutto il nord della Francia, e ovviamente anche in quegli che sono ormai autentici epicentri della protesta, come Tolosa, Bordeaux e Marsiglia.

A Rouen, i GT hanno bloccato un centro commerciale a Tourville, dando fuoco alle barricate che sono servite come ostacolo, e presidiando le rotatorie e gli incroci. Sempre in Normandia, a Caen, si è svolto un corteo assolutamente tranquillo.

A Rennes, la prefettura ha vietato di manifestare nel centro cittadino e nei dintorni della stazione.

A Nantes ci sono stati scontri con la polizia, in una situazione molto tese sin dall’inizio della protesta. Ad Angers i GJ hanno bloccato un centro commerciale, l’“Espace Anjou”.

A Bordeaux è stata bloccata la stazione SNCF, invasa da un migliaio di giacche gialle, mentre a Marsiglia un corteo “selvaggio” ha deciso di volta in volta dove dirigersi.

A Montpellier circa 2.000 persone hanno deciso di festeggiare il carnevale “alla loro maniera”, sfilando per le vie cittadine e scontrandosi in alcuni casi con le forze dell’ordine, mentre per domenica è prevista una altra mobilitazione cittadina per interfacciarsi con la popolazione e poi l’assemblea generale pomeridiana.

Nell’Ariège dopo i blocchi alle amministrazioni la mattina, tra cui Foix e Pamiers, nel pomeriggio ci sono state operazioni di filtraggio del traffico alle rotatorie per un “ritorno alle origini”.

Ad Alès ci sono stati scontri durante il passaggio di fronte alla sotto-prefettura.

A Perpignan, i GJ hanno “inscenato” il funerale della democrazia; a Annemasse la volontà dei GJ è stata quella di condurre un movimento “pacifico e rispettoso” sfilando di sabato mattina.

Questo non è che un parziale report a caldo su ciò che è successo ieri.

Il mese di marzo probabilmente entrerà a tutti gli effetti nella Storia francese con la S maiuscola…

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