Il popolo sudanese continua a non arrendersi ai militari che governano il paese dal colpo di stato del 25 ottobre 2021. L’autorità militare del regime dei Generali Burhan e Himedti prosegue l’arresto in modalità arbitraria di attivisti nella capitale Khartoum. Attualmente gli arrestati sono più 200 politici e giovani rivoluzionari prelevati anche da dentro le loro abitazioni.
L’Ufficio Unificato dei Medici in Sudan ha dichiarato il 17 febbraio che i detenuti della prigione di Soba, a sud di Khartoum, hanno iniziato uno sciopero aperto della fame. Sono già 5 giorni da quando 110 detenuti sono in sciopero della fame.
Lo sciopero aperto è un’espressione delle precarie condizioni in cui vivono, poiché alcuni sono detenuti senza accuse e altri senza indagini. È inoltre vietato visitarli e non sono ammessi medicinali alle persone con malattie croniche, oltre a non consentire loro di fruire dei servizi sanitari in caso di emergenza.
L’Ufficio dei medici segnala che ci sono detenuti in luoghi diversi dal carcere di Soba, compresi i rivoluzionari che sono stati arrestati nelle prime ore del 17 febbraio, mentre stavano dipingendo i murales dei martiri per prepararsi al sit-in di un giorno nella città di Bahri, richiesto dal Comitato di Resistenza nella cittadina capitolina Bahri, programmato per il 21 febbraio.
L’Ufficio Unificato dei medici ribadisce che l’autorità del colpo di stato sono i responsabili delle conseguenze dei soprusi con i detenuti nella prigione di Soba e in altre prigioni, e avverte che ciò si rifletterà sulla salute dei detenuti a seguito dello sciopero della fame. Noi seguiremo i mezzi legali per ristabilire i loro diritti.
L’emittente sudanese radio Dabanga ha annunciato che da un altro lato, il gruppo “Avvocati di Emergenza”, con la partecipazione dei comitati di resistenza e dei politici, hanno organizzato mercoledì una veglia davanti all’ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani a Khartoum, denunciando gli arresti arbitrari e le sparizioni forzate di numerosi attivisti e di semplici cittadini.
I partecipanti alla veglia hanno consegnato un memorandum all’Alto Commissario per i diritti umani chiedendo di rivelare dove si trovassero gli scomparsi e di chiedere il rilascio dei detenuti. Hanno anche chiesto all’ufficio di rilasciare una dichiarazione sulle condizioni degli oppressi.
I partecipanti alla veglia hanno scandito slogan per chiedere il rilascio dei detenuti, alcuni avvocati hanno affrontato la protesta, elogiando il ruolo di avvocati di emergenza, hanno condannato la detenzione dei detenuti nel carcere di Soba, condannando anche gli arresti senza aprire denunce e impedire alle famiglie e agli avvocati dei detenuti di far loro visita, nonché impedire loro di incontrare i medici. Il memorandum ha descritto lo stato di emergenza come illegale, chiedendone la revoca immediata.
Attivisti sudanesi sui social media (Twitter e Facebook) hanno pubblicato la notizia del licenziamento del medico il dottor Ali Shakir, direttore del l’ospedale “Ibrahim Malik” a Bahri, il 18 febbraio, perché si era rifiutato di applicare l’aumento drastico dei costi delle cure ai cittadini negli ospedali pubblici.
Fonti di partiti e Comitati di resistenza citano il medico direttore che ha dichiarato “l’ospedale fornisce i suoi servizi a un segmento debole e importante della società, la maggior parte dei quali sono casi di emergenza”. Il dottor Shakir è stato poi convocato dai servizi di sicurezza per essere interrogato.
D’altra parte, la Confederazione Africana di Calcio in accordo con l’autorità sudanese ha deciso di far giocare la partita di ieri tra Al Hilal sudanese e Al-Ahli egiziano, allo stadio di Al Hilal ad Omdurman, senza pubblico. Questa decisione ha infuriato i fan della squadra sudanese che erano già preparati con canti contro il regime golpista e contro il regime di Al-Sisi.
Migliaia di tifosi del club sudanese si sono radunati intorno allo stadio in protesta, con canti e salti di tifo sportivo e di slogan contro i due regimi in Sudan e in Egitto.
La resistenza e le manifestazioni continueranno anche lunedì 21 nella capitale Khartoum e in altre città del Sudan, mentre nella regione Nord prosegui il blocco della strada del commercio tra il Sudan ed il vicino Egitto, il cui regime sostiene le autorità golpiste in Sudan.
Riflettendo su questo fatto, si ricorda che i sudanesi sono ben consapevoli che l’instaurazione di un regime democratico in Sudan costituisce un incubo per il regime egiziano del presidente Al-Sisi.
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