Sono iniziati ad Antalya in Turchia, i colloqui tra il ministri degli Esteri russo, Sergej Lavrov, e l’omologo turco, Mevlut Cavusoglu. Lo ha fatto sapere la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova aggiungendo che il formato dei colloqui è “senza vincoli”. Successivamente è in programma l’incontro trilaterale con la presenza del ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba.
Dopo i tre incontri tra funzionari di Kiev e Mosca in Bielorussia, l’incontro di Antalya segna la prima volta di un incontro tra i ministri degli Esteri di Ucraina e Russia. Ai colloqui partecipa anche il ministro degli Esteri turco, Cavusoglu, in qualità di mediatore. “Il nostro obiettivo è fermare il conflitto il prima possibile. Abbiamo fatto degli sforzi per avvicinare i nostri interlocutori russi e ucraini”, aveva spiegato in precedenza il ministro turco. Secondo il ministro degli Esteri ucraino Kuleba l’incontro con Lavrov sarà incentrato sulla cessazione delle ostilità e sul ritiro delle forze armate russe dall’Ucraina. Ad Antalya è in arrivo anche il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), il quale ha spiegato di essere stato invitato dal ministro degli Esteri turco.
Il fronte militare
A Mariupol e a Kharkiv la tregua umanitaria non ha retto e fonti ucraine riportano nelle ultime ore di un bombardamento avvenuto nell’omonima regione, nel villaggio di Slobozhanske, che avrebbe provocato la morte di quattro persone, tra cui due bambini secondo quanto riferisce la Bbc inglese.
Lo Stato maggiore delle forze armate ucraine ha pubblicato il suo aggiornamento quotidiano mattutino, affermando che l’avanzata russa in alcune aree del Paese ha subito dei rallentamenti. Si parla soprattutto di Kiev, dove il consigliere del ministero dell’Interno, Vadym Denysenko, ha riferito di un’operazione di controffensiva nella periferia occidentale della città. Nell’Ucraina orientale, intanto, procede l’offensiva russa contro Kharkiv, seconda città del Paese e la vicina Okhtyrka ancora in mano ucraine.
Fonti militari russe riferiscono invece che le forze ucraine sarebbero rimaste accerchiate in una sacca di territorio nell’Ucraina sud orientale situata fra le regioni di Donetsk e Luhansk, a sud est; la città di Dnipro a ovest e a Kharkiv, a nord.
Il caso di Mariupol
Si conferma che i combattimenti più violenti si stanno svolgendo a Mariupol dove è stanziato il battaglione neonazista ucraino Azov. Le vittime in città dopo giorni di combattimenti sarebbero 1.207 secondo quanto dichiarato dal sindaco Vadym Boichenko.
Su quanto avvenuto all’ospedale pediatrico di Mariupol, seriamente danneggiato dalle esplosioni di bombe russe esplose nelle immediate vicinanze, si segnalano versioni contrastanti.
Secondo fonti ucraine un raid aereo russo, ha distrutto un ospedale pediatrico e un reparto di maternità della città portuale, provocando il ferimento di almeno 17 donne e la morte di una bambina di sei anni.
Secondo fonti russe l’ospedale era stato già evacuato da giorni (dalla fine di febbraio) e veniva segnalata la presenza di personale armato all’interno e sul tetto dell’ospedale, fornendo le immagini di un drone che riprende un cecchino ucraino sul tetto dell’ospedale. Inoltre secondo le fonti russe non sarebbe stato colpito da un raid aereo ma da colpi di mortaio
Il capo di Stato ucraino Zelenski in un videomessaggio notturno ha accusato la Russia di “crimini di guerra” per quanto accaduto all’ospedale di Mariupol, e in un’intervista rilasciata ieri sera all’emittente televisiva britannica “Sky News” ha utilizzato l’episodio – parlando però di raid aereo russo e non di colpi di mortaio – ribadendo la sua richiesta di una no-fly zone da parte della Nato.
La situazione nelle centrali nucleari
“Attualmente, il controllo della situazione alla centrale nucleare di Chernobyl è esercitato congiuntamente dai militari russi, dagli specialisti ucraini, dal personale civile della centrale e dalla Guardia Nazionale di quel paese”, ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, aggiungendo che le accuse dell’Ucraina sull’aumento di 20 volte delle radiazioni alla centrale di Chernobyl non corrispondono al vero. Secondo Zakharova, anche l’impianto nucleare di Zaporozhye funziona regolarmente e la situazione a Energograd è sotto controllo.
Immediato l’intervento dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Nucleare (Aiea), la quale ha gettato acqua sul fuoco.
L’Aiea fa presente di essere stata informata dalle autorità ucraine del taglio della corrente. “Circa 20mila fusti di combustibile esaurito sono immagazzinati nell’impianto di stoccaggio e hanno bisogno di un raffreddamento costante, il che è possibile solo se c’è elettricità”, ha affermato Energoatom in una nota. Da quanto risulta da fonti scientifiche, i reattori nucleari sono scollegati dalla rete elettrica sin dal 1999, la connessione alimenta solo i sistemi ausiliari. In pratica dentro la centrale nucleare c’è il buio ma senza conseguenze sui reattori.
L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha fatto sapere che l’Ucraina le aveva notificato la perdita di controllo sull’impianto nucleare di Chernobyl, che era stato preso dalle truppe russe. L’Ucraina ha anche informato che anche il controllo del territorio intorno all’impianto nucleare di Zaporozhye è passato alle truppe russe.
“Nessun impatto critico sulla sicurezza”, assicura per ora l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che mercoledì mattina ha confermato però la perdita dei contatti di controllo con la centrale, ovvero l’interruzione del “contatto remoto di trasmissione dati con i sistemi di salvaguardia”. Il direttore dell’Aiea oggi sarà anche lui ai colloqui di Antalya tra Russia ed Ucraina a conferma dell’importanza di mantenere in piena sicurezza le centrali nucleari.
La guerra delle sanzioni
Gli Usa minacciano la Cina sull’adozione delle sanzioni contro la Russia. “Se la Cina, come ogni altro Paese, non rispettera’ le sanzioni imposte dagli Stati Uniti sulle esportazioni verso la Russia pagherà un prezzo alto”. E’ stato questo l’avvertimento della segretaria del Commercio Usa, Gina Raimondo. La Raimondo ha spiegato che l’amministrazione Biden è pronta “a impedire alla Cina di ottenere apparecchiature e software americani o europei necessari per produrre semiconduttori”. “Perseguiremo qualsiasi azienda, ovunque si trovi, in Cina o altrove, che violi le regole”, ha garantito. “Quindi ci aspettiamo che Pechino non violi le regole o ci saranno conseguenze”.
Il Congresso Usa ha votato a favore del divieto di importazione di petrolio, gas naturale e carbone della Russia. La legge è stata approvata da una larga maggioranza bipartisan con 414 a favore e 17 contrari. Ci sono stati solo due deputati democratici – Cori Bush del Missouri e Ilhan Omar del Minnesota – e 15 membri repubblicani che hanno votato contro.
Fonti: Agi, Nova, Ansa, Tass, Bbc
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