La Germania due settimane fa ha annunciato che aumenterà le spese militari di 100 miliardi di euro, sancendo così un processo di riarmo che viaggiava sottotraccia da anni e che con la guerra in Ucraina ha trovato l’occasione per fare il salto di qualità. Il nuovo approccio tedesco sul piano politico, militare, strategico è stato confermato dalla ministra degli Esteri Baerbok (dei Verdi!, gli ex “pacifisti”) in una iniziativa pubblica.
La Baerbock in una tavola rotonda al ministero degli Esteri insieme ad alcuni parlamentari, ha esposto le priorità per la nuova strategia di sicurezza nazionale della Germania.
Berlino, come noto, ha introdotto con sorprendente rapidità una serie di importanti cambiamenti politici sulla scia dell’invasione russa dell’Ucraina, compreso un impegno a investire 100 miliardi di euro (111 miliardi di dollari) per modernizzare le forze armate tedesche – la Bundeswehr – indicando un cambiamento radicale della propria politica in materia.
Il discorso della Baerbock arriva – non casualmente – il giorno successivo all’incontro con il capo della NATO Jens Stoltenberg insieme al cancelliere tedesco Olaf Scholz e al ministro della difesa tedesco Christine Lambrecht.
In quell’incontro, Stoltenberg ha lodato la decisione della Germania di invertire il suo tradizionale sotto-investimento sule forze armate, impegnandosi invece a spendere il 2% del PIL per la difesa, in linea con le raccomandazioni della NATO. La Germania ha anche annunciato che sta per acquistare nuovi jet da combattimento stealth F-35 di fabbricazione statunitense per aumentare la sua forza aerea.
La Baerbock ha sottolineato la necessità di un approccio inclusivo alla sicurezza nazionale, che comprenda anche i partner internazionali, affermando che “la politica di sicurezza è più che solo ‘esercito più diplomazia’“.
“Alla luce della massiccia violazione del nostro ordine di pace da parte della Russia, abbiamo bisogno di implementare i principi che ci guidano ancora più chiaramente nella politica pratica“, ha affermato la Baerbock sottolineando che: “La sicurezza dell’Europa dipende dalla difesa collettiva della NATO”.
La Baerbock ha parlato della “responsabilità speciale” della Germania che deriva dalla sua storia e dalla sua colpa per le atrocità della seconda guerra mondiale “È nostro obbligo stare al fianco di coloro le cui vite, la cui libertà e i cui diritti sono in gioco“, ha detto la ministra tedesca aggiungendo che “Decisivi per me sono una posizione chiara, una più forte capacità di agire e strumenti più nitidi per la politica estera e di sicurezza“.
Il discorso ovviamente ha precisato anche la dimensione europeo del processo di riarmo in atto: “L’UE sta attualmente formulando per la prima volta un’ampia strategia di politica di sicurezza” sulla scia di quanto avviato dalla Germania.
“Questa guerra dimostra ancora una volta che la sicurezza dell’Europa dipende dalla difesa collettiva della NATO“, precisando che la sicurezza della Germania dovrebbe essere complementare alle politiche di sicurezza dell’UE e della NATO.
Per la ministra degli Esteri tedesca la logica del “tripwire” – dove le forze della NATO sono stazionate in Europa orientale quando si sentono sotto minaccia – non è più sufficiente.
“Le nostre esercitazioni militari devono riflettere le nuove realtà e dobbiamo considerare che il fianco orientale dell’alleanza è sotto una nuova minaccia, quindi abbiamo bisogno di una maggiore presenza della NATO nei paesi del sud-est europeo“, ha detto. “La Germania darà un contributo sostanziale a questo in Slovacchia“.
Inoltre ha ribadito che l’obiettivo della Germania è quello di raggiungere un mondo senza armi nucleari. “Il disarmo e il controllo degli armamenti rimarranno un pilastro centrale della nostra sicurezza“.
Baerbock ha chiesto una nuova strategia di sicurezza che guardi al futuro, compresa un’attenzione alla cybersicurezza. “Stiamo vedendo che gli attacchi informatici sono parte integrante della guerra moderna“
Ha anche annunciato che Berlino svilupperà una nuova strategia verso la Cina insieme alla nuova strategia di sicurezza, citando l’instabilità nei paesi in cui Pechino ha investito in infrastrutture, come in Africa.
Anche la politica energetica gioca un ruolo chiave, soprattutto dopo l’invasione della Russia in Ucraina. Ma Baerbock ha detto che le decisioni che sono attualmente in forte discussione a livello UE avrebbero dovuto essere discusse otto anni fa, quando la Russia ha annesso la Crimea, ma ha aggiunto – come aveva fatto anche Mario Draghi in Parlamento – che “non è importante notare chi sapeva cosa in passato, è importante farlo ora“.
L’industria degli armamenti si sfrega le mani
Ma i discorsi bellicosi della classe politica di Berlino sono strettamente connessi alle esigenze dell’industria degli armamenti tedesca. Giovedì scorso, Armin Papperger, proprietario della azienda di armi tedesca Rheinmetall, ha presentato i numeri della sua attività: le vendite consolidate per l’anno finanziario 2021 sono salite di quasi il 5% a quasi 5,7 miliardi di euro.
Per il boss della Rheinmettal il risultato è stato un profitto di mezzo miliardo di euro e di un titolo che in Borsa ha guadagnato l’80%, il che lo ha fatto parlare di “risultato record”.
I vertici di Rheinmetall si sono fregati le mani davanti all’annuncio del governo tedesco di spendere 100 miliardi di euro in spese militari ed hanno reagito rapidamente e hanno offerto al governo federale un “pacchetto di prodotti”: carri armati Leopard, mezzi corazzati Puma, camion militari e munizioni per l’artiglieria pesante. Il tutto per un costo di 41 miliardi di euro.
La produzione potrebbe essere triplicata in pochissimo tempo, le capacità degli impianti di Unterlüß (Bassa Sassonia) e Oberndorf (Baden-Württemberg) sarebbero pronti a soddisfare le commesse del governo.
La sinistra tedesca appare paralizzata
Il quotidiano della sinistra alternativa tedesca, Junge Welt, ha indagato su cosa ne pensano i pacifisti, soprattutto quelli al governo. Niente! “Ci asteniamo dal commentare“, ha annunciato il portavoce del vice capo del gruppo di lavoro Sicurezza, Pace, Disarmo del gruppo dei Verdi del Bundestag, Philip Kramer.
Altri hanno posizioni diverse. Sevim Dagdelen, portavoce della politica di disarmo di Die Linke al Bundestag: “Per chi trae profitto dalla morte, non c’è niente di meglio che guerra e riarmo” . Toni Melnik dell’alleanza “Rheinmetall disarmo” ha detto di a Junge Welt che “Vogliamo interrompere, interrompere, sabotare la produzione bellica”.
“Putin è riuscito a paralizzare la sinistra in Germania”, commenta Felix Bartels in un lungo editoriale del Junge Welt. “Attualmente è a terra, solo in grado di recitare. Sconvolta dalla guerra e vergognandosi delle sue false previsioni, trova difficile assumere una posizione offensiva nella lotta contro l’aumento degli armamenti della NATO”.
“La nostra posizione non è poi così diversa da quella del 1914. Con questo intendo la forma del conflitto, non l’estensione“, scrive Bartels. “Già allora c’erano conflitti imperialisti, anche allora c’erano potenze sempre meno potenti, parti più attive e più reattive. Lenin evidenziò il crollo della Seconda Internazionale e sottolineato che quella guerra non poteva essere la guerra della classe operaia. Liebknecht l’ha riassunta così: Il nemico principale è nel tuo stesso paese”.
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