Da Mariupol. Il rifiuto, da parte della compagine ucraina, di ritirarsi disarmata da Mariupol e di consegnare la città alle forze russe ha innescato combattimenti forse ancora più feroci.
La sensazione che ho avuto oggi è che il crescendo degli scontri corrisponda al tentativo ucraino – a mio avviso piuttosto velleitario – di rompere dall’interno l’accerchiamento russo: unica possibilità, del resto, rinunciando ad ogni tipo di accordo e non trovandosi altri reparti ucraini nella condizione di forzare l’accerchiamento da ovest.
Tutti i giornalisti presenti – me compreso – sono stati fatti allontanare in fretta pochi minuti dopo l’arrivo nella periferia della città. Nei pochi minuti di permanenza ho potuto osservare una situazione generale addirittura peggiore di quella delle 48 ore precedenti.
In prossimità del corridoio d’evacuazione controllato dalle forze russe ho notato nuove vittime civili, alcune delle quali ancora incastrate tra i rottami dei loro veicoli.
Nelle vicinanze altre abitazioni – terratetti – sono state distrutte ed in alcuni casi avvolte dalle fiamme. Colonne di fumo nero, nuvole di polvere, rottami ovunque. Boati continui.
Prosegue l’evacuazione dei civili, che a migliaia lasciano la città quotidianamente,
Molte le mine anticarro – verosimilmente posate dalle forze ucraine in ritirata verso il centro della città durante l’avanzata russa – rimaste sul terreno a ridosso del corridoio d’evacuazione.
La zona dell’acciaieria e del porto sembrano essere il luogo in cui si concentrano i maggiori attacchi russi.
Appare impossibile che il battaglione Azov e le altre forze ucraine presenti possano resistere a lungo, non avendo a disposizione alcuna linea di rifornimento.
Visibile l’avanzamento, pur lento, delle forze russe ad ovest e a sudovest di Donetsk, confermato da colonne di fumo e da incendi ben visibili lungo l’autostrada Donetsk-Mariupol.
Dal centro di Donetsk si odono boati continui.
*reporter ed esperto geopolitico della regione
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