Il fronte militare
Un deposito di petrolio nei pressi di Dnipro, città industriale da 1 milione di abitanti a nord di Zaporizhzhia nell’Est dell’Ucraina, è stato bombardato e distrutto questa notte dalle forze armate russe. Lo ha annunciato il governatore ucraino della regione di Dnipropetrovsk.
A Mariupol dentro la sacca all’acciaieria Azovstal, secondo fonti russe (Intel Slava) sarebbero stati catturati alcuni ufficiali delle forze armate NATO di provenienza francese, tedesca, britannica e della “neutrale” Svezia. Una volta catturati avrebbero chiesto alle truppe russe di poter evacuare da Mariupol attraverso un apposito corridoio. La notizia però fino ad ora non trova conferme.
Sempre a Mariupol le forze armate russe dichiarano di aver abbattuto due elicotteri Mi-8 a bordo dei quali c’erano alcuni capi del Battaglione Azov in fuga dalla città.
I negoziati non ci sono più. Si punta all’escalation
La questione dei civili uccisi a Bucha è stata al centro di una dura discussione al Consiglio di sicurezza Onu, dove è intervenuto anche il presidente Zelensky e dove la Russia ha continuato a respingere le accuse. Il ministro degli Esteri di Mosca, Lavrov ha dichiarato che “lo scopo delle notizie false sulle atrocità commesse dai russi è far deragliare i negoziati tra Mosca e Kiev.
“Abbiamo qualche settimana di tempo per rifornire gli ucraini e aiutarli a respingere l’attacco: ora dobbiamo decidere cosa possiamo fare di più”, ha affermato emblematicamente il segretario generale Jens Stoltenberg, alla vigilia della riunone dei ministri degli Esteri della Nato, allargata ad alcuni Paesi alleati dell’Asia- Pacifico (Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Corea del Sud).
La Cina, in tal senso, va all’attacco degli Stati Uniti. “Gli iniziatori” della crisi ucraina, “non hanno mostrato alcun indicatore di voler sollecitare la pace e promuovere i negoziati, ma sono pronti ad esacerbare le tensioni Russia-Ucraina e a creare ostacoli ai colloqui di pace tra le parti” scrive nell’ editoriale il Global Times, il quotidiano cinese in lingua inglese, che definisce “deplorevole” questo atteggiamento.
In particolare secondo l’editoriale, “Washington ha indicato che fornira’ una gamma di sistemi di armi pesanti” e il Pentagono ha detto che lavora “a un ritmo impressionate” per soddisfare le principali richieste dell’Ucraina. “Dobbiamo dire – conclude l’editoriale – che è molto irresponsabile alimentare le fiamme in questo frangente”.
La posizione cinese ha una sua ragione d’essere. Infatti il portavoce del Pentagono John Kirby, ha affermato che il finanziamento extra di 100 mln sarà utilizzato “per soddisfare un urgente bisogno ucraino di ulteriori sistemi anti-corazza Javelin”.
Il 1 aprile scorso, il Pentagono aveva già annunciato un extra di 300 milioni di dollari in assistenza militare. Kirby ha affermato che l’ultima tranche ha portato gli aiuti militari statunitensi all’Ucraina a “più di 1,7 miliardi di dollari dall’inizio dell’invasione premeditata e non provocata della Russia il 24 febbraio” e a più di 2,4 miliardi di dollari dall’inizio del mandato del presidente degli Stati Uniti Joe Biden.
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