L’accoglienza di guerra è molto razzista e selettiva. Si accettano quelli che si vedono come “alleati” – banchi, naturalmente – e si rifiutano quelli “colorati”. Peggio ancora: mentre ci si fa riprendere dalle tv internazionali come chi accoglie , umanamente e cristianamente (è il paese di Woityla, in fondo), si reprime chi osa aiutare senza guardare al colore della pelle. Dicono di essere europei, sono i cripto-fascisti al comando in Polonia.
“Chi aiuta le persone al confine ucraino è trattato come un eroe. In tv vediamo militari e guardie di frontiera dare una mano, prendere in braccio i bambini ucraini, ma la situazione cambia drasticamente quando si tratta di aiutare i migranti al confine con la Bielorussia. L’intera regione di Podlachia sta subendo enormi pressioni: i militari sono ovunque, fermano la gente e controllano le auto, a volte arrestano”.
Lena parla con l’agenzia Dire fuori dal tribunale distrettuale di Bialystok, la principale città della Polonia nord-orientale. Chiede di non essere citata né fotografata “per non avere problemi”, ma i suoi timori non le hanno impedito di unirsi al sit-in organizzato nella mattinata di ieri di fronte il tribunale: la gente espone cartelli per ricordare che non si dovrebbe emigrare nella paura e chiede che sia rilasciata una attivista fermata qualche giorno fa dalla polizia di frontiera poiché fermata mentre trasportava dei migranti in difficoltà, e che quindi ora deve difendersi dall’accusa di “traffico di migranti”.
Mentre parliamo, a un tratto una ragazza sui vent’anni esce sorridente dall’edificio e la folla la acclama: il giudice non ha confermato la custodia cautelare. Ma la giovane, come molti altri qui, non ha voglia di parlare coi giornalisti e si allontana in fretta.
In questa regione dal settembre scorso sono arrivati centinaia di migranti dal confine bielorusso e le autorità polacche, oltre a chiudere quel tratto di confine, hanno imposto una zona di sicurezza profonda 3 chilometri, una linea rossa visibile anche su Google Maps. Un modo, ha assicurato il governo del premier Mateusz Morawiecki, per garantire la sicurezza.
Ma secondo i volontari serve a impedire che i profughi – provenienti da Paesi come Siria, Yemen, Afgjanistan o Iraq, tra cui anche donne, malati e bambini – ricevano aiuto, e che giornalisti e osservatori documentino che gli agenti impediscono alle persone di entrare in Europa e di uscire persino dalla zona compresa tra i fili spinati.
* Fonte: agenzia Dire
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