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Solidarietà al Pacto Histórico, contro i tentativi di condizionale le elezioni in Colombia

Il 29 maggio si svolgeranno le elezioni presidenziali in Colombia, se nessuno dei candidati supererà il 50% dei voti, si procederà con il ballottaggio il 19 giugno.

Le elezioni politiche del 13 marzo scorso avevano visto il successo della coalizione progressista Pacto Histórico, risultata la prima formazione al Senato e la seconda alla Camera.

Un risultato storico per il progressivo in Colombia, ed in generale per l’America Latina, coronato dall’alta affluenza alle primarie del PH che avevano visto Gustavo Petro, ex sindaco di Bogotà, nonché ex-guerrigliero del M-19, il candidato più votato, seguito dalla leader ambientalista e femminista afro-discendente Francia Mȧrquez.

La coalizione che unisce una dozzina di forze progressiste aveva deciso, in conformità con il risultato delle primarie, di confermare il risultato della consultazione per ciò che concerne le candidature a presidente e vice-presidente.

Da allora si è aperta una campagna per le presidenziali con una mobilitazione popolare inedita in continuità con quello che è stato il Paro National dello scorso anno, anche per i livelli di ingerenza di alcuni apparati dello Stato colombiano, e l’azione armata dei para-militari.

Una pressione, a cui si aggiunge il ricorso sistematico all’omicidio dei leader politico-sindacali – una pratica che non è mai cessata in Colombi – e che in passato si è concretizzata nell’uccisione di candidati del fronte progressista e nel vero e proprio genocidio politico, anche recentemente perpetrato nei confronti di ex esponenti delle FARC disattendendo gli Accordi di Pace.

Vogliamo denunciare con forza tre aspetti inquietanti che stanno ulteriormente avvelenando la campagna elettorale e minando la possibilità di un cambiamento storico per il paese, da alcuni anni membro della NATO.

  1. Gli attacchi del Capo dell’Esercito Colombiano, Eduardo Zapateiro contro il candidato presidente del PH. Il Generale, esponente dell’ala più “oltranzista” dell’esercito, ad aprile ha rotto la “neutralità” – prevista esplicitamente dalla Costituzione nell’articolo 216 – che le Forze Armate dovrebbero osservare durante la campagna elettorale, attaccando Petro con alcune pesanti dichiarazioni. Una situazione che ha ricordato il periodo della presidenza di Ernesto Samper (1994-1998) e degli scontri con il generale Harold Bedoya, alimentando la percezione di un pericolo di golpe tra la popolazione

  2. Le reiterate minacce di morte ai due candidati del PH, in particolare quella recente, ai primi di maggio, del potente gruppo para-militare La Cordillera che opera nel centro del Paese

  3. Lo “sciopero armato” perpetrato dal “clan del golfo” a partire dal 9 maggio che ha causato numerose vittime civili, e molti danni materiali ai danni della popolazione. Il Paro Armado ha toccato particolarmente i cittadini di Chocó, Antioquia, Córdoba, Sucre e Bolivar

A questi avvenimenti si sono aggiunte ulteriori pesanti provocazioni che fanno temere per la vita dei candidati e per la tenuta effettiva delle elezioni.

Come Rete dei Comunisti e Pacto Histórico Italia denunciamo con forza questi avvenimenti tesi a minare lo svolgimento della campagna politica per le presidenziali.

Siamo consci che l’establishment colombiano, l’amministrazione statunitense, e la NATO – di cui il Paese fa parte dal 2017 – siano fortemente preoccupati che il voto dei cittadini del paese latino-americano vada nella direzione indicati dai sondaggi che danno Petro assolutamente favorito, e molto avanti il suo principale sfidante Fico Gutierrez.

La vittoria del candidato del PH è la premessa per far voltare pagina al paese, verso lo stabilimento di un reale processo di pace ed una redistribuzione della ricchezza del paese, nonché l’avvio di relazioni di cooperazione con gli altri Paesi dell’America Latina.

Invitiamo le forze comuniste, progressiste e sinceramente democratiche nel nostro paese, a monitorare la situazione affinché i popoli della Colombia possano esprimere liberamente, in un clima non avvelenato dalla violenza politica, la propria facoltà di voto e l’anelito al cambiamento contro un sistema assolutamente delegittimato agli occhi dei più.

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