Migliaia di persone hanno partecipato domenica 20 maggio alla marcia del silenzio. Per due anni non si è potuta fare in presenza, causa Covid. Quest’anno l’Associazione Madri e famigliari dei detenuti desaparecidos è risuscita ad aggregare una moltitudine che chiede la fine dell’impunità.
Le parole d’ordine principali: “Donde estàn? La verità continua ad essere sequestrata, è responsabilità dello Stato”, ”Lo Stato ha deciso e commesso questi crimini”. E’ una marcia silenziosa, ma dove il silenzio è protesta!
La moltitudine si ritrova per chiedere Memoria, Verità e Giustizia. Ci sono 197 compagni desaparecidos, durante la dittatura (1973-1985), la maggioranza in Argentina, nel quadro del Plan Condor (coordinamento dei governi militari nel Cono Sur). Ci sono stati 5 bambini sequestrati, ritrovati grazie al lavoro straordinario delle Madri dei detenuti desaparecidos dell’Uruguay e Argentina.
I loro volti vengono portati in alto, in grandi cartelloni , con i loro visi, portati dai famigliari, o dai partecipanti, in caso d’assenza del famigliare. Il collettivo Immagini del Silenzio, ha distribuito tra la gente cartelloni con le fotografie. E questo è molto significativo perché una delle parole d’ordine è: “Tutti siamo famigliari”. E’ un problema di tutti.
Come ha detto una componente del gruppo Madri e famigliari dei Detenuti Desaparecidos nella conferenza stampa precedente alla marcia: ”le fotografie dei nostri desaparecidos e desaparecidas che sono alla testa della marcia, come sempre, rappresentano i dolori più profondi che ha vissuto la nostra società”, “nei loro corpi, che le Forze Armate mantengono sequestrati, è rappresentata tutta la sofferenza di una società soggiogata da un atroce autoritarismo”.
In una dichiarazione la direttrice della Segreteria dei Diritti Umani ha reiterato l’impegno del Governo per il compimento dei diritti umani ma i famigliari aspettano atti concreti.
In questa occasione si piantano in tutto l’Uruguay margherite di carta con un petalo mancante per non dimenticare i detenuti desaparecidos dalla dittatura, anche prima del terrorismo di Stato. Alcune vengono messe all’alba davanti al Comando Generale dell’Esercito. Sono diventate un simbolo di questa lunga e dura lotta..
La marcia parte da Avenida 18 de julio, la principale strada di Montevideo, e va verso Piazza Libertad. E’ stata circondata da tantissime persone che aspettavano il suo passaggio e/o accompagnavano la marcia.
Alcuni cartelli dicevano: “A cosa serve la libertà se non c’è giustizia”, ”Non c’è oblio, né perdono, non c’è riconciliazione”, “Nessun patto silenzierà la nostra lotta”, “Dobbiamo rompere l’impunità. Evviva i sogni dei compagni”. Nella facoltà di Diritto è comparso un messaggio luminoso con la scritta “Donde estàn?” Un altro cartello è comparso nel Teatro El Galpon, dove c’erano le parole d’ordine della marcia.
L’organizzazione Crisol (Associazione degli ex-prigionieri politici, afferma:”Vogliamo sapere la verità, che si faccia giustizia”.
Si vedevano tanti fazzoletti, bandiere e altri simboli che rappresentano i famigliari. Un fatto molto importante è la presenza giovanile di diverse età. Un incrocio tra generazioni. La presenza dei giovani sarà una garanzia per uno dei punti richiesti: la Memoria.
Quando la marcia silenziosa arriva davanti alla sede del Comune di Montevideo, interrompe il suo silenzio per elencare all’altoparlante i nomi di ciascuno dei desaparecidos. A ogni nome le persone tutte insieme a gran voce rispondono: PRESENTE! Alla fine si intona l’inno nazionale con particolare enfasi alla frase “Tiranni tremate”.
La marcia si è svolta in tantissime città dell’Uruguay, persino nella campagna c’è stata una piccola dimostrazione. In alcune città estere, tra cui Buenos Aires, Parigi, Barcelona, Londra, Madrid, ci sono state dimostrazioni.
Una rappresentante degli studenti ha affermato: ”Questo è un giorno di resistenza e di lotta per sapere la verità sui deaparecidos delle dittature sudamericane, non soltanto dell’Uruguay.”
Questa data è stata scelta per commemorare il 20 maggio del 1976, quando furono brutalmente assassinati i parlamentari Zelmar Michelini, Hector Gutierrez Ruiz e i militanti Rosario Barredo e William Whitelaw a Buenos Aires. Lo stesso giorno scompare il dottor Manuel Liberoff.
I famigliari hanno valutato molto positivamente la marcia, per il suo risultato straordinario. Un movimento che grida verità e giustizia.
In quest’ultimo periodo i famigliari dei repressori, responsabili dei delitti di lesa umanità, se sono organizzati e i rappresentanti dei militari hanno ottenuto seggi in Parlamento, dando visibilità alle loro posizioni precedenti.
Per tanto la marcia e la forza di questo grande movimento che grida “Nunca mas terrorismo di Stato” acquista una importanza vitale. Non ostante tutte le diversità d’analisi che ci possono essere, il 20 maggio vede l’unità di tutti.
Tutti siamo famigliari. Molti dei famigliari non ci sono più, pero le nuove generazioni porteranno sempre in alto queste bandiere.
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