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“Casa mia è il paradiso”, parola di migranti di ritorno

Jules non ha timore ad affermarlo. 29 anni di età e di mestiere calciatore, Jules, lascia le due figlie e la loro madre per andare a scoprire altri terreni di gioco più appetibili. Non riesce a passare però l’Algeria e lì si ferma per un paio d’anni lavorando a cottimo nei cantieri di Oran e in quelli della capitale.

Arrestato sulla strada dalla polizia è mandato a Tamarrasset e poi espulso alla frontiera col Niger. Raggiunge la capitale grazie al buon cuore di un camionista che commercia cipolle da esportazione.

Dell’avventura in Algeria e del viaggio ricorda soprattutto la violenza e il razzismo. Conclude che solo “a casa sua c’è il paradiso”.

Paul, anche lui originario del Camerun, è di mestiere calciatore. Diciannovenne sogna con l‘Europa e l’Italia in particolare. Dopo aver giocato nella vicina Guinea Equatoriale pensava spiccare il salto continentale.

Ha lavorato per qualche mese a Tripoli In Libia per poi essere arrestato, detenuto e picchiato, come migliaia di altri migranti, in un campo tenuto da libici. Rifiuta di chiamare per telefono la sua famiglia per chiedere i soldi del riscatto e, “per grazia divina” dice lui, riesce a scappare dall’inferno.

Compie il viaggio a ritroso verso il Niger e, nell’attesa del ritorno al comune Paese si conosce con Jules e, assieme, giocano i supplementari.

Darius, liberiano di origine, ha conosciuto l’esilio in Ghana per 10 anni, assieme a migliaia di compatrioti. Tornato al Paese riparte e la sua vita è una cartina geografica che si sposta a seconda delle circostanze del momento. Opera il balzo migratorio in Senegal e poi in Mauritania per arrivare nel Marocco. Si trova suo malgrado in Algeria e da lì, come da tradizione, deportato e poi espulso alla frontiera col Niger.

Lui e la sua compagna Esther, della Sierra Leone, che voleva raggiungere la Spagna e aveva pagato il ‘passeur’, si erano incontrati in Mauritania. Avevano fatto credere alla donna che quella era la Spagna promessa…

Vedendo le persone piuttosto bianche di pelle e ben vestite nella capitale Nouakthott lei per un momento lo ha creduto. Finchè, Darius, incontrato perché comprava i pesci che lei vendeva sulla spiaggia, le ha spiegato dove si trovava.

Entrambi a Niamey, in attesa del ritorno in Liberia, hanno messo al mondo un figlio in Algeria, l’hanno chiamato Emmanuel. Il Dio che viaggia con loro perché il paradiso non è lontano.

 Niamey, 22 maggio 2022

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