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Il governo israeliano di nuovo in crisi. A Gerusalemme attacco hacker fa suonare le sirene

Israele si avvia verso la quinta elezione in tre anni e mezzo, dopo che il primo ministro Naftali Bennett e il vice primo ministro Yair Lapid hanno dovuto rinunciare a tenere insieme la coalizione di governo andata in crisi sulla “Legge di emergenza per la Cisgiordania” che non può essere aggirata o prorogata oltre la scadenza del 30 giugno.

Ogni cinque anni, a partire dalla “Guerra dei Sei Giorni” dal 1967, il Parlamento israeliano deve approvare il “Regolamento di emergenza – Giudea e Samaria, giurisdizione e assistenza legale”, più nota come Legge di emergenza per la Cisgiordania.

Si tratta di un provvedimento che permette di applicare la legge civile israeliana – e non quella militare – ai soli cittadini israeliani che vivono negli insediamenti in Cisgiordania. La normativa, approvata di fatto automaticamente da decenni, regola dunque in modo esteso e fondamentale la vita di cinquecentomila israeliani nei Territori Palestinesi, escludendo però Gerusalemme che da sempre vive una condizione specifica.

Non avendo modo di far passare la legge, Bennett e Lapid hanno deciso che sarebbe stato meglio sciogliere la Knesset, il che avrebbe automaticamente esteso le norme di sicurezza israeliana in Cisgiordania.

Il ministro della Giustizia Gideon Sa’ar ha attribuito la colpa della caduta del governo al “comportamento irresponsabile dei membri della Knesset nella coalizione”.

Alcuni giorni fa il governo di Bennett è andato sotto. Cinquantotto i voti dell’opposizione contro i cinquantadue della maggioranza. Ad essersi sfilati, in particolare, due parlamentari: Mazen Ghanaim del partito islamico Raam e Ghaida Rinawie Zoabi della sinistra di Meretz.

La coalizione vacilla da settimane, dal momento che il deputato Nir Orbach (Yamina) ha deciso di lasciare la coalizione per l’incapacità di approvare il disegno di legge di emergenza per la Cisgiordania, composto da misure che applicano la legge israeliana agli ebrei in Cisgiordania.

In precedenza, il governo di Bennett ha sconfitto due voti di sfiducia alla Knesset lunedì pomeriggio con un voto di 57-52, nonostante le ribellioni all’interno della coalizione.

I membri della Lista congiunta erano misteriosamente assenti alle votazioni, il che ha contribuito a sconfiggere le mozioni di sfiducia.

Il leader di Ra’am (Lista Araba Unita) Mansour Abbas ha definito la decisione di sciogliere la Knesset “corretta”.

Secondo il Jerusalem Post, in teoria ci sarebbe una possibilità che Netanyahu riesca a formare un nuovo governo  all’interno dell’attuale Knesset. Questo accadrebbe se i membri della coalizione – di Nuova Speranza e Yamina – cambiassero schieramento e si unissero al blocco di destra di Netanyahu.

Fonti del Likud hanno detto che il leader di Nuova Speranza Orbach non riceverà un posto riservato nella lista del Likud a causa della sua esitazione, ma lo riceverebbe invece il deputato di Yamina Idit Silman.

Dopo lo scioglimento della Knesset, Lapid diventerà primo ministro provvisorio fino a quando un nuovo governo non presterà giuramento. Dati i vincoli legali e festivi, le prossime elezioni sono previste per la fine di ottobre.

A rendere ancora più complicata la vita politica israeliana, il Times of Israel riferisce che a Gerusalemme e nella città meridionale di Eilat domenica pomeriggio si sono udite le sirene in quello che i militari hanno dichiarato essere un falso allarme.

In una prima dichiarazione, le Forze di Difesa Israeliane hanno affermato che le sirene erano state il risultato di un malfunzionamento tecnico, in seguito hanno detto che a suonare erano quelle da altoparlanti civili e non da quelli appartenenti al Comando del Fronte Interno dell’esercito.

L’Israel National Cyber Directorate (INCD) ritiene che dietro l’incidente ci possano essere degli hacker a causa del fatto che le sirene attivate erano civili e non facevano parte della rete del Comando del Fronte Interno.

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