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La provocazione della Lituania, benzina sul fuoco verso l’escalation

La Lituania, membro del blocco di stati “eurostatunitensi” oltranzisti, ha esteso anche al trasporto su gomma il divieto di transito dalla Russia all’enclave di Kaliningrad per le merci colpite dalle sanzioni Ue, entrato in vigore dallo scorso fine settimana per il trasporto su rotaia.

L’entrata in vigore del nuovo blocco sulle merci russe è stata confermata dall’agenzia russa Interfax, secondo cui si è formata una lunga fila di camion al check point di Medininkai, al confine con la Bielorussia, dove numerosi Tir starebbero venendo rimandati indietro.

In una nota il governo regionale di Kaliningrad fa sapere che “i beni che vengono normalmente trasportati in treno o con i camion possono essere trasportati ora solo via mare”. Le merci bloccate perché ritenute oggetto di sanzioni da parte dell’Unione Europea sono acciaio, carbone, materiali da costruzione e tecnologie come i semiconduttori, ma il blocco si sta rivelando, nei fatti, assai più esteso.

Già nei giorni scorsi la Russia ha chiesto alla Lituania di revocare immediatamente il blocco del transito di beni verso Kaliningrad, altrimenti sarà costretta a contromisure . “A meno che il transito commerciale tra la regione di Kaliningrad e il resto del territorio della Russia non venga pienamente ripristinato nel prossimo futuro, la Russia si riserva il diritto di agire in difesa degli interessi nazionali”, aggiunge la nota, che accusa la Lituania di aver violato i suoi “obblighi legali internazionali”, a partire dalla “dichiarazione congiunta del 2002 della Federazione Russa e dell’Unione Europea sul transito tra la regione di Kaliningrad e il resto del territorio russo”.

Se come contromisura la Russia chiudesse il corridoio di Suwalki, – una striscia di 80 chilometri tra Polonia e Lituania che separa Kaliningrad dalla Bielorussia – le tre repubbliche baltiche (Lituania, Lettonia, Estonia) aderenti alla Ue e alla Nato si troverebbero isolate via terra (vedi cartina).

Con una stolida ma significativa dichiarazione, il rappresentante della sicurezza europea Borrell ha affermato che: “Conformemente alle sanzioni Ue ci sono restrizioni a importazioni ed esportazioni in relazione ad alcune merci, inclusa la proibizione del transito di quei beni nel territorio Ue. E la Lituania non fa altro che attuare le linee guida previste dalla Commissione, ma verificheremo ancora gli aspetti legali per assicurarci di essere in piena osservanza delle regole”.

La Russia contesta questa misura in quanto i flussi sono diretti dalla Russia alla Russia, essendo Kalinigrad territorio russo.  Sabato scorso, mentre il blocco era già cominciato,  il viceministro degli Esteri lituano, Mantas Adomenas, aveva affermato di essere in attesa di “chiarimenti dalla Commissione Europea sull’applicazione delle sanzioni europee al transito commerciale verso Kaliningrad”.

Se l’Unione Europea non interverrà sulla decisione della Lituania di bloccare il transito sul suo territorio delle merci russe soggette a sanzioni Ue e dirette dal resto della Federazione verso Kaliningrad, la Russia riterrà di avere “le mani libere” per “risolvere il problema con ogni mezzo”. Ha dichiarato il vicepresidente della Commissione esteri della Duma Andrej Klimov.

Secondo Klimov, la Nato “de jure avvia un blocco inaccettabile di un’entità costituente della Federazione Russa attraverso le mani di uno dei suoi paesi membri” e “quest’ultima può essere valutata come un’aggressione diretta contro la Russia, costringendoci letteralmente a ricorrere con urgenza a un’adeguata autodifesa”.

Insomma la tensione è schizzata verso l’alto. Anche a occhio nudo è visibile come la decisione unilaterale della Lituania getti benzina sul fuoco su una situazione già incandescente, quasi a sabotare il minimo canale negoziale tra Ue e Russia che sembrava essersi aperto con la visita a Kiev di Macròn, Draghi e Scholz.

La missione diplomatica dei tre capi di governo e di stato europei era stata però preceduta la sera prima da colloqui telefonici tra il presidente ucraino Zelenski con Johnson e Biden e poi era stata seguita immediatamente da una visita improvvisa di Johnson a Kiev il giorno dopo. Quasi a blindare e chiudere ogni tentazione di aprire canali di dialogo che potessero arrivare ad un cessate il fuoco e alla riapertura di negoziati tra Ucraina e Russia.

La Lituania, insieme alle altre repubbliche baltiche e alla Polonia, è uno degli stati della Ue appartenenti al blocco più oltranzista contro la Russia e sincronizzato con gli interessi di Washington e Londra piuttosto che con quelli dei paesi centrali dell’Unione Europea.

Alzare la tensione con la Russia su Kalinigrad ad una sola settimana di distanza dalla visita dei tre leader europei a Kiev non può essere ritenuta neanche lontanamente una casualità. Somiglia molto ad una provocazione tesa a costringere la Russia a intervenire contro uno o più paesi della Nato e avviare quella escalation di guerra che un altro pezzo di Europa vorrebbe assolutamente evitare.

 

 

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4 Commenti


  • bubu

    Permettete una domanda un po’ OT : supponendo che la Russia arrivi a occupare tutta la zona ad est del fiume Dnper e Nicolayev con Odessa fino alla Transnitria, cosa si prevede perche’ si possa interporre una forza di interposizione Onu. Intendo ci vuole l’ accordo dei due paesi belligeranti ? Visto che con le sanzioni di molti paesi europei verso la Russia, questi non possono partecipare a detta forza? C’e’ un obbligo verso l’ Ucraina ad accettare detta forza ?
    grazie


  • Eros Barone

    Dopo che sono trascorsi quasi quattro mesi dall’inizio della guerra per procura e in una fase militare nettamente favorevole alla Russia sia sul campo sia a livello strategico, sta maturando il passaggio, attraverso la provocazione della Lituania su mandato anglo-americano, al confronto militare diretto tra la NATO e la Russia. La sottile ‘linea rossa’ del non intervento diretto della NATO sta per essere varcata. Il vertice anglo-americano della NATO sceglie di entrare direttamente in guerra contro la Russia e/o non si preoccupa più di ridurre il rischio di tale eventualità. Lo stesso vale sul lato opposto. La Russia è intervenuta in Ucraina, non in Lituania, non in Polonia, non in Estonia, non in Lettonia, paesi dell’Alleanza Atlantica. Questo significava che la Russia si proponeva di evitare la trascrescenza verso un conflitto frontale e globale. Se la risposta alla provocazione di Kaliningrad avverrà, come ha affermato il governo russo, sul piano pratico, non su quello diplomatico, questo significa che anche la Russia non si propone più di evitare il ‘salto di qualità’ dalla guerra per procura alla guerra generalizzata. Coloro che minimizzavano la possibilità di una guerra mondiale futura si ingannavano. Quella possibilità si sta trasformando in una probabilità. Il motivo è stato così riassunto da un grande poeta latino: “Naturam furca repelles, tamen usque recurret” (“Scaccia pure la naturale indole con il forcone, tornerà ugualmente”). Nel nostro caso, si tratta della incoercibile tendenza verso la guerra, economicamente e politicamente motivata, che è propria dell’imperialismo.


  • Bernardino Marconi

    Si spera che gli stati centroeuropei si facciano interpreti verso la Lituania a non provocare la Russia altrimenti il rischio è forte. La Russia non può accettare e dovrà intervenire a tutela dei propri interessi.


  • Saverio Gpallav

    La provocazione della Lituania, di per sé un nano militare e territoriale, è evidentemente fatta per conto terzi e rivela l’assurdità di un’alleanza militare come la nato che verrebbe in soccorso non solo di un alleato aggredito ma anche di un alleato che con un atto di pirateria contro il diritto internazionale mirasse a provocare la guerra intercludendo l accesso a una exclave da parte della madrepatria. Sarebbe urgente abbandonare questa consorteria di Stati asserviti agli Usa e ai loro interessi ma draghi gareggia per eseguire gli ordini di Washington come il proconsole usa in Italia e in Europa

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