Un civile ucciso questa notte e uno la notte scorsa a Gorlovka per i tiri delle artiglierie ucraine; un altro civile era rimasto ucciso e altri tre feriti a Donetsk, nella notte tra il 12 e 13 agosto; seriamente danneggiate decine di abitazioni. Altri due civili feriti nella zona di Jasinovata, una sessantina di chilometri a nordovest di Donetsk. L’altra notte, mentre l’artiglieria ucraina, da Mariupol, Talakovka e Orlovskij, colpiva il territorio della Novorossija lungo la linea di demarcazione, una forte esplosione ha sconvolto un posto di blocco ucraino nell’area di Orlovskij. Un “volontario” dei battaglioni, citato dall’agenzia Dan-news, avrebbe detto per radio “i nostri hanno ricevuto lo stipendio”, riferendosi evidentemente alle ubriacature all’origine del bombardamento, da parte ucraina, delle posizioni degli stessi ucraini. E anche stamani, il vice comandante di Corpo del Ministero della difesa della DNR, Eduard Basurin, ha denunciato il continuo e di giorno in giorno più intenso dislocamento di artiglierie pesanti ucraine lungo la linea di demarcazione.
Ma, più in generale, secondo le milizie della Novorossija, l’esercito ucraino si starebbe preparando a una grossa offensiva lungo la linea di demarcazione, con l’ausilio dei battaglioni “volontari”, a dispetto di tutte le dichiarazioni sul ritiro dei reparti neonazisti e ultranazionalisti dalla zona di operazioni. Ancora a inizio agosto, rileva il Ministero della difesa della LNR, il Capo di stato maggiore ucraino Viktor Muženko aveva annunciato la sostituzione dei battaglioni “volontari” e dei reparti della Guardia nazionale, con distaccamenti dell’esercito. Pare invece ormai assodato che non di sostituzione si tratti, bensì dell’inquadramento dei combattenti di tali battaglioni nelle file dell’esercito. L’intelligence della Repubblica di Lugansk, ad esempio, ha registrato la presenza, nella zona di Stanitsa Luganskaja, di un gruppo di ricognitori ucraini del 15° battaglione di fanteria da montagna che, in precedenza, faceva parte dei reparti militari di Pravyj sektor e che è ora inquadrato nella 128° brigata, di stanza nella regione della Transcarpazia, dove, come noto anche per gli avvenimenti del luglio scorso, Pravyj sektor detiene posizioni di forza. Il fatto che siano all’opera reparti di ricognitori, sostengono le milizie, denoterebbe l’intenzione di iniziare operazioni belliche più attive e, ancora una volta, Kiev ricorre all’opera di reparti “volontari” per sopperire allo scarso morale combattivo delle truppe regolari.
In effetti, secondo l’agenzia Novorossija, lo Stato maggiore ucraino non esclude di ricorrere alla mobilitazione generale (pare che gli ucraini, con sarcasmo, la chiamino non “mobilizatsja”, ma “moghilizatsja”: moghila è la tomba), stando alle dichiarazioni del vice Ministro della difesa ucraino Pëtr Mekhed. Il prossimo 17 agosto deve concludersi la 6° ondata di mobilitazioni, che ha però dato appena il 50% del risultato atteso. I giovani cambiano residenza per sottrarsi alla chiamata e, a differenza delle prime ondate, non ci sono praticamente più “volontari”. Mekhed dunque, accanto alla seria possibilità di condurre ancora tre ondate di mobilitazione entro la fine dell’anno, ammette che il governo è costretto a far sempre più ricorso ai “contractor”. E se il primo vice comandante della Direzione generale per la mobilitazione, Vladimir Talalaj, dichiara che, in ragione dell’evolversi della situazione e in caso di “aggressione su vasta scala”, non si esclude la mobilitazione generale di ogni uomo in grado di tenere in mano un’arma, ecco che oggi il segretario del Consiglio di Sicurezza, Aleksandr Turčinov, precisa a quale “aggressione” si riferisca Kiev. “Se la Russia farà saltare gli accordi di Minsk, noi agiremo in conformità con le sfide che verranno a trovarsi di fronte al Paese”, ha dichiarato oggi e, in caso di aggravamento della situazione nel Donbass, “saremo costretti a introdurre la legge marziale e procedere a una più forte mobilitazione di tutto il potenziale che esiste nel paese”, vale adire, alla mobilitazione generale. Turčinov, tacendo su chi in realtà faccia di tutto per violare o apertamente disconoscere gli accordi di Minsk, si è anche rammaricato del fatto che “purtroppo, in questo anno e mezzo in cui l’Ucraina sta conducendo la guerra, non abbiamo potuto convincere i nostri partner strategici a sbloccare la collaborazione sulle forniture di armi letali” e, quindi, Kiev è costretta a contare solo sul proprio potenziale. Peccato che, ormai, siano rimasti in pochi a credere sull’assenza di forniture di “armi letali” a Kiev.
L’ultimo esempio è quello delle mine, dei proiettili, delle bombe a grappolo o addirittura di quelle al fosforo sempre più massicciamente usate dall’esercito ucraino e che non fanno certo parte dell’arsenale nazionale. Alla LNR rilevano che le forze ucraine fanno sempre più largo uso di proiettili di fabbricazione straniera. Il comandante dei reparti del genio-sminatori del Ministero per le situazioni d’emergenza della LNR, Aleksandr Brovko, ha dichiarato che “le forze ucraine utilizzano bombe di mortaio, mine antiuomo e anticarro di fabbricazione italiana e polacca e altri tipi di cui non siamo per ora riusciti a stabilire la provenienza”. Nel dettaglio, ha detto Brovko, le bombe da mortaio da 120 mm di fabbricazione polacca, si distinguono per essere costruite non in acciaio, ma in duralluminio, che elimina quasi completamente il caratteristico sibilo e le rende praticamente silenziose. In effetti, numerose segnalazioni dei cittadini testimoniano che le detonazioni avvengono senza essere precedute dal sibilo caratteristico e, per questo, sono ancora più esiziali, perché inattese.
Sul fronte “civile”, mentre all’alba di stamani è partita dalla zona di Rostov, alla volta del Donbass, la 35° colonna di 100 camion con una tonnellata di aiuti umanitari russi, i deputati del PC russo alla Duma hanno presentato una proposta di legge per destinare ai cittadini bisognosi e alle popolazioni del Donbass le centinaia di tonnellate di prodotti sotto embargo importati illegalmente in Russia e destinati al macero.
A sua volta, Kiev ha concordato l’esportazione di carbone dal Donbass, attraverso la Russia. Secondo quanto dichiarato dal Ministro per l’energia e l’industria carbonifera, Vladimir Demčišin, lo schema approvato dal governo ucraino prevede la fornitura del carbone non alla centrale termoelettrica di Lugansk, come avveniva finora, bensì alle centrali che operano nel sistema energetico unico ucraino. In precedenza, il vice premier ucraino Valerij Voščevskij aveva detto che Kiev, entro il 15 agosto, conta di aumentare le forniture di carbone dal Donbass fino a un milione di tonnellate al mese, che dovrebbero essere trasportate lungo la ripristinata linea ferroviaria Nikitovka-Majorskaja, a nord-nordovest di Gorlovka.
E una notizia che non può certo definirsi singolare, ma quantomeno caratteristica del clima interno al regime ucraino, è quella delle centinaia di agenti di polizia che nei giorni scorsi hanno chiesto di passare al servizio del Ministero degli interni della Repubblica popolare di Lugansk. Il Ministro degli interni della LNR, Igor Kornet, ha dichiarato che “questi fatti rivestono carattere di massa: si rivolgono a noi non solo agenti ucraini che prestano servizio nella zona delle cosiddette “operazioni anti terrorismo”, ma anche funzionari di regioni ucraine più lontane. Le richieste sono centinaia”. Ovviamente, il Ministero degli interni della LNR esamina attentamente ogni singola richiesta, dato che, come sottolinea Kornet “non è escluso che, con fare benevolo, i Servizi di sicurezza ucraini tentino di introdurre nella Repubblica una rete di agenti-spia”. Il nuovo caso delle centinaia di agenti di polizia non è che l’ultimo episodio, in ordine di tempo, di fatti del genere, dopo il passaggio, nei mesi e nelle settimane scorse, di diversi alti ufficiali dell’esercito e della Guardia di Finanza ucraini dalla parte delle milizie del Donbass, delle centinaia di semplici soldati e, all’estero, anche agenti e funzionari del controspionaggio in servizio presso l’ambasciata ucraina in Francia. In generale, secondo quanto ha dichiarato ieri il Procuratore militare generale ucraino Anatolij Matios, sono passati alle Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk 5mila tra agenti e funzionari del Ministero degli interni e circa 3mila militari.
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