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Sui due mercenari Usa catturati in Ucraina si apre una partita piuttosto rognosa

La sorte e lo status dei due statunitensi catturati in Ucraina si sta rivelando una rogna seria.

Citando una fonte non identificata, l’agenzia di stampa Interfax ha riferito che i due statunitensi – Alexander Drueke e Andy Huynh – si trovano nella Repubblica popolare di Donetsk. La scorsa settimana il giornale britannico Daily Telegraph ha riferito che due ex militari statunitensi, Alexander Drueke e Andy Huynh, erano stati catturati nei pressi di Kharkiv.

Alcuni giorni fa sono comparsi in condizione di prigionieri in un video trasmesso da una televisione russa. Ma è il loro status a complicare parecchio le cose. Si tratta di due marines statunitensi formalmente non più in servizio nelle forze armate Usa e arrivati in Ucraina come “volontari” per combattere contro i russi. Una condizione che si colloca in quella area grigia a metà tra i mercenari e i foreign fighters.

A “inguaiare” ancora di più la situazione di uno dei due mercenari statunitensi, è stata una dichiarazione rilasciata alla Cnn dalla madre di Alexander Drueke, secondo la quale suo figlio non è andato come rappresentante dell’esercito statunitense ma come volontario e quindi come foreign fighters, il che significa che non sarebbe soggetto alle Convenzioni di Ginevra e non può essere considerato un prigioniero di guerra.

Altri tre mercenari, due britannici e un marocchino, catturati in battaglia, sono stati recentemente condannati alla pena capitale da un tribunale della Repubblica di Donetsk.

La Russia non può garantire che gli ex militari americani catturati in Ucraina non subiranno la pena di morte”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in un’intervista alla televisione NBC.

“Non posso garantire nulla. Dipende dalle indagini”, ha detto Pskpv quando gli è stato chiesto se poteva garantire che i prigionieri di guerra statunitensi non subiranno la stessa sorte dei britannici Aiden Aslin e Shaun Pinner e del marocchino Brahim Saadoun, condannati a morte da un tribunale della Repubblica Popolare di Donetsk.

Il 16 giugno il Dipartimento di Stato americano ha dichiarato di essere pronto a confrontarsi con la Russia in merito ai due militari statunitensi che hanno preso parte alle ostilità in Ucraina.

Il portavoce del Dipartimento di Stato americano Ned Price ha dichiarato martedì che l’amministrazione statunitense è stata “in contatto con le autorità russe per quanto riguarda i cittadini statunitensi che potrebbero essere stati catturati durante i combattimenti in Ucraina”.

L’ambasciata russa a Washington afferma però di non ha finora ricevuto alcuna richiesta da parte dell’amministrazione statunitense riguardo ai due mercenari americani catturati in Ucraina, ha dichiarato l’ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Antonov, rispondendo alle domande dei media. “Non ci sono state richieste all’ambasciata. Non confermo di aver ricevuto una richiesta di questo tipo da parte degli Stati Uniti”, ha dichiarato il capo della missione diplomatica russa.

Il portavoce della Casa Bianca John Kirby ha rifiutato di dire quali passi avrebbero preso gli Stati Uniti se la Russia non trattasse Alexander Drueke, 39 anni, e Andy Huynh, 27 anni, come prigionieri di guerra ai sensi delle Convenzioni di Ginevra.

In Ucraina risultano operativi molti militari statunitensi, britannici, di altri paesi Nato o dell’area anglostatunitense (vedi Australia o Canada). Formalmente alcuni non risultano più in servizio nelle forze armate dei paesi di appartenenza, ma agiscono in modo coordinato con i rispettivi comandi sia in sede nazionale che in sede Nato. Inoltre ci sono altri combattenti stranieri inquadrati nella Legione Internazionale messa in piedi dall’Ucraina.

Quella dei e sui combattenti stranieri in teatri di guerra, è effettivamente una area grigia nell’attuazione delle convenzioni internazionali sulla condizione dei prigionieri catturati in combattimento. Molti giuristi ritengono che debbano essere tutelati dalle Convenzioni di Ginevra come se fossero soldati di un esercito regolare, ma molti altri giuristi – anche statunitensi – sostengono invece che tale condizione non sussista per i foreign fighters o i mercenari.

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2 Commenti


  • Bernardino Marconi

    Se accertato la non applicabilità della convenzione di Ginevra sono i tribunali del territorio che decidono della sorte di questi combattenti mercenari.


  • leandro locatelli

    Chi non conosce la Verità è uno sciocco, ma chi conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente

    Petizione diretta al Presidente Mario Draghi e al ministro Cartabia
    Andrea Rocchelli, fotogiornalista italiano era andato a documentare gli orrori della guerra in Ucraina, precisamente nel Donbass, ed è stato ucciso per questo. E’ stato assassinato insieme all’attivista per i diritti umani (e interprete) Andrej Nikolaevič Mironov, dal fuoco ucraino, il 24 maggio 2014. William Roguelon, unico sopravvissuto all’attacco, dichiarerà che il gruppo è stato bersagliato da numerosi colpi di mortaio e armi automatiche dalla collina Karachun, dove era stanziata la Guardia nazionale dell’Ucraina e l’esercito ucraino. Gli assassini non sono i russi ma i nostri alleati, addestrati e armati da noi. I “buoni”. Quelli che difendono la libertà. Nel luglio 2017 le indagini hanno portato all’arresto di Vitaly Markiv mentre rientrava in Italia, militare della Guardia nazionale ucraina col grado di vice-comandante al momento dell’arresto ma soldato semplice all’epoca dei fatti, con cittadinanza italiana. Markiv è stato sottoposto a misure detentive di custodia cautelare in attesa del processo che si è aperto a Pavia nel maggio 2018. Durante lo svolgimento del processo, Markiv viene anche accusato dentro e fuori l’aula di simpatie neonaziste. Si legge su Wikipedia: “Il 12 luglio 2019 la corte penale di Pavia ha giudicato Vitaly Markiv colpevole per concorso di colpa nell’omicidio di Rocchelli e Mironov e lo ha condannato a 24 anni di reclusione. Lo stato Ucraino è stato anch’esso giudicato colpevole nella medesima sentenza quale responsabile civile”. Markiv però se la cava, dopo l’intervento delle autorità dell’Ucraina che prendono le sue difese. Ed ecco il colpo di scena: “Il 3 novembre 2020 la Corte d’Assise d’appello di Milano, pur ritenendo colpevoli le forze armate ucraine dell’omicidio dei giornalisti, ha assolto Vitaly Markiv con formula piena escludendo alcune testimonianze chiave dall’impianto accusatorio per un vizio di forma”. Sul tablet e sullo smartphone sequestrati a Markiv, secondo i Ros, sono conservate oltre duemila fotografie. Alcuni scatti mostrano un uomo incappucciato, con una catena di ferro al collo, rinchiuso nel bagagliaio di un’automobile, una Skoda Octavia. In alcune immagini scattate poco dopo, si vede lo stesso uomo, con il volto ancora coperto, gettato in una fossa mentre qualcuno non inquadrato nella ripresa lo ricopre di terra. Altre fotografie ritraggono Markiv davanti alla stessa Skoda Octavia. Quando nell’aula è stata mostrata una foto di agenti della guardia nazionale ucraina con alle spalle una bandiera nazista, Markiv ha chiesto di prendere la parola e ha detto: «Non voglio che la guardia nazionale sia presentata come nazista. La bandiera ritratta in quella foto è soltanto un bottino di guerra» Peccato che il nemico fossero gli autonomisti del Donbass. Non c’è pace senza giustizia, non si annulla una sentenza per vizio di forma, dopo l’intervento delle autorità Ucraine che hanno parlato di complotto e di processo politico, intervento supportato anche da politici di lungo corso italiani. Chiediamo al presidente del consiglio Draghi ed al ministro della Giustizia Cartabia la revisione del processo. Ci sono due vittime innocenti, assassinate perché testimoniavano con il loro lavoro verità scomode, non ci possono essere colpevoli in libertà. La responsabilità penale è personale, indicare come responsabile l’intero esercito ucraino è inutile e sbagliato. Verità e giustizia per Andrea e Andrej.
    Puoi firmare la petizione qui: https://chng.it/J4kY6Zdj

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