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Ucraina nell’Unione Europea, si fa per dire…

La politica ridotta a recitazione dozzinale… A Bruxelles ieri era il giorno dell’Ucraina. I capi di Stato e di Governo dei Ventisette hanno dato il via libera alla concessione dello status di Paese candidato a Ucraina e Moldavia e a concedere la prospettiva europea alla Georgia.

Titoli di prima pagina, servizi encomiastici dei tg, sorrisi e pacche sulle spalle: “gliela facciamo vedere noi a Putin!”.

Poi si va a guardare cosa c’è di concreto e si resta con l’impressione che “sotto il vestito niente”.

Concedere lo status di “paese candidato” è infatti poco più che una dichiarazione di intenti, che non costa nulla a chi la fa e non cambia in nulla la condizione di chi l’ottiene. Per capirci, la stessa von der Leyen, presidente della Commissione, ha spiegato che i nuovi candidati (c’era anche la Moldavia) Ora però devono fare i compiti per fare progressi e raggiungere le prossime fasi“.

Come se la guerra non ci fosse…

La cosa da ridere è che, stando alle regole esistenti nell’Unione Europea, questo è persino “giusto”. Non si può entrare come stato membro a pieno titolo se non si sono fatte almeno una prima serie di “riforme” per avvicinare i modelli vigenti nei 27.

Detto altrimenti: anche senza guerra in corso l’Ucraina dovrebbe attendere decine di anni prima di sedersi e discutere (teoricamente) alla pari con gli altri partner. E anche a guerra finita – e chissà in quali condizioni sarà quel paese una volta che le armi avranno smesso di tuonare – il percorso di avvicinamento sarà una immane corsa ad ostacoli.

Insomma, il gesto di ieri è poco più di una foto opportunity, per i leader europei, che possono far finta di star facendo molto per il regime di Kiev.

Zelenskij, almeno, è un attore di professione; che reciti la parte del presidente contento fa parte del copione…

Per avere un’idea di come funzioni non bisogna guardare le dichiarazioni sull’Ucraina “candidata”, ma vedere com’è andata la trattativa per concedere l’identico status ad alcuni paesi dei Balcani; i quali, se non altro, non avevano l’handicap di una guerra in casa.

Fallimento completo (i candidati erano Albania e Macedonia del Nord), ufficialmente per il veto opposto dalla Bulgaria che si è ritrovata al tavolo con il governo appena sfiduciato e quindi impossibilitato a prendere qualsiasi decisione.

“Quello che sta accadendo ora è un problema serio e un duro colpo per la credibilità dell’Ue. Stiamo perdendo tempo prezioso che non abbiamo”, ha detto il leader macedone Kovacevski nella conferenza stampa a fine vertice che ha espresso “il malcontento del governo e del popolo macedoni”.

Stesso discorso per il leader albanese Rama: “È bello essere qui, ma siamo sempre ospiti. Siamo una famiglia, nella stessa casa ma in piani diversi”, rinnovando tuttavia la sua intenzione di continuare su questa strada per entrare nell’Ue “magari il prossimo secolo”.

E il messaggio agli ucraini è insomma chiaro: “Congratulazioni, ma non illudetevi. La Macedonia del Nord è candidata da diciotto anni, noi da otto”.

Oltre al veto bulgaro c’è anche la questione Bosnia-Erzegovina, che ha allungato anche il dibattito sulla concessione dello status di candidato all’Ucraina.

Diversi Stati, tra cui Austria, Croazia e Slovenia, hanno sottolineato la necessità di portare fuori la Bosnia dal limbo e concederle lo status di candidato. Per farlo però, e questo è il compromesso raggiunto, dovrà attuare con urgenza la riforma della Costituzione e la riforma elettorale.

I ventisette si sono detti pronti a concedere lo status di candidato. Ma, è bene ricordare, che nel marzo 2020 avevano sottoscritto di aprire senza ulteriore indugio i negoziati con Macedonia del Nord e Albania.

La struttura istituzionale della UE è una gabbia, scriviamo spesso. Non è un club dove ci si iscrive e si è abilitati a giocare, ma un super-stato in costruzione che pretende di “sussumere” i poteri fondamentali gli ogni stato membro. Non per antipatia al “nazionalismo”, ma perché ne sta costruendo uno molto più ferreo ed esclusivo.

L’Ucraina dunque è ammessa a stare nella fila dei coscritti. Ma arrivare a prendere il “diploma”, tra condizionalità e “riforme” obbligatorie,  sarà come fare una seconda guerra. Se uscirà semiviva da quella in corso…

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2 Commenti


  • Bernardino Marconi

    Concedere lo stato di paese candidato alla UE dell’Ucraina, si può capire per appoggio anche senza i requisiti ma la Moldavia che cosa c’entra? Gia che ci siamo inforniamo anche questa diamogli lo zuccherino poi per i requisiti vedremo, tanto il compito sarà quello dei gregari.


  • E Sem

    Nulla di nuovo: si e’ svolta l’ ennesima riunione dei comitati carnevale del comprensorio ue. Come sempre nella risoluzione finale, dopo avere ringraziato sponsor ed autorità, il comunicato finale: l’ inserimento dei nuovi comitati che hanno fatto richiesta “e’ cosa fatta”, porterà maggior “lustro” al nostro decennale carnevale. Abbiamo tacitato le solite cassandre che parlando di tradizioni, costi, del bilancio fallimentare, dei debiti accumulati negli ultimi anni, della, per loro, cattiva gestione e pessime strategie avrebbero voluto fermare, per motivi abbietti la nostra crescita. Un grazie particolare alla nostra illuminata presidentessa che con immani sacrifici personali ci sta traghettando verso un futuro luminoso, la guerra e la conseguente pace eterna sia con voi e il vostro spirito. Amen.

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