Tra gli Stati incendiari in una situazione già molto tesa sul piano internazionale, non poteva mancare Israele.
L’esercito israeliano ha confermato il raid su Gaza City e Khan Yunis che ha portato all’uccisione del comandante della Jihad islamica nel nord della Striscia Tayasir Jabari.
Insieme a lui – ha fatto sapere il portavoce militare – sono stati uccisi durante l’operazione ‘Breaking dawn’ altri 14 militanti dell’organizzazione.
Il ministero della sanità di Gaza dal canto suo parla di 7 morti e 40 feriti. Tra le vittime c’è anche una bambina di 5 anni. Secondo le stesse fonti il bilancio è destinato a salire ulteriormente.
L’esercito israeliano ha chiamato l’operazione avviata a Gaza contro la Jihad islamica palestinese ‘Breaking Dawn’ed ha attivato il sistema Iron Dome per intercettare eventuali razzi palestinesi. Le autorità militari hanno avvisato i residenti israeliani fino a 80 chilometri dalla Striscia di Gaza, compresa Tel Aviv, di rimanere nei rifugi anti-razzi perché che esiste il rischio concreto di una rappresaglia da parte palestinese.
“Tel Aviv e tutte le altre città israeliane da questo momento sono nel nostro mirino” ha affermato il leader politico della Jihad islamica Ziad Nahaleh. “In questa campagna non ci poniamo alcuna linea rossa. Tel Aviv sarà un nostro obiettivo. Colpiremo tutte le città degli occupanti. Nelle prossime ore essi vedranno la nostra reazione”. Secondo Nahaleh tutte le organizzazioni della Resistenza palestinese devono unirsi a questo sforzo.
Quattro giorni fa le truppe israeliane avevano catturato Bassam a-Saadi, ritenuto il capo della Jihad islamica in Cisgiordania. Nel tentativo di evitare una escalation, l’Egitto ha avviato una mediazione fra Israele e la Jihad islamica.
Intanto in Cisgiordania l’esercito di occupazione israeliano ha reso noto che all’alba di oggi, venerdì, palestinesi armati hanno aperto il fuoco sui soldati mentre assaltavano la città di Burqin, a sud-ovest di Jenin (nel nord della Cisgiordania), con l’obiettivo di arrestare palestinesi “ricercati”.
Fonti palestinesi hanno affermato che le forze di occupazione hanno preso d’assalto la casa della famiglia del giovane Fadi Jarrar, nella città di Burqin, a ovest di Jenin, e lo hanno sottoposto a un’indagine sul campo, prima di arrestarlo e portarlo verso una destinazione sconosciuta.
Le città della Cisgiordania sono testimoni di incursioni quasi quotidiane, compresi arresti, e di scontri tra i soldati delle forze di occupazione israeliane e i giovani palestinesi.
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