Il presidente del Perù, Pedro Castillo, ha ratificato ieri la sua decisione di rimanere in carica, nonostante le pressioni e le minacce dell’opposizione parlamentare di destituirlo e le indagini sulla presunta corruzione che sta affrontando.
“Non mi dissocerò da questo popolo che da secoli chiede giustizia”, ha detto davanti a centinaia di leader della Central Única Nacional de Rondas Campesinas, le tradizionali organizzazioni di sicurezza comunitaria, che gli hanno fatto visita al Palazzo del Governo e gli hanno dato il loro appoggio di fronte ai tentativi dell’opposizione.
Anche i Movimenti sociali dell’ALBA latinoamericana denunciano alla comunità internazionale il colpo di Stato che si sta preparando in Perù per non rispettare la volontà popolare che ha eletto Pedro Castillo come Presidente: “Con l’inganno giudiziario e le molestie dei media mainstream stanno cercando di rovesciarlo. Chiediamo alle organizzazioni sociali e popolari della Nostra America di essere vigili e di non permettere una nuova dittatura in Perù. Forza fratelli e sorelle peruviani” hanno scritto in un comunicato.
Riferendosi all’opposizione nel Congresso, Castillo ha detto che fin dall’inizio del suo governo, poco più di un anno fa, aveva chiesto all’assemblea legislativa un dialogo e un accordo, ma questa aveva un’agenda diversa, quindi d’ora in poi lavorerà “con il popolo e le sue organizzazioni”.
La Central Única Nacional de Rondas Campesinas del Perú (CUNARC-P) ha avviato una mobilitazione nazionale per chiedere l’approvazione di una “Agenda legislativa dei popoli del Bicentenario”.
Le ronde hanno chiesto l’abrogazione della legge sui comitati di autodifesa, la creazione di un registro dei popoli e la titolazione delle loro terre. Hanno inoltre chiesto l’amnistia per le autorità delle ronderas che sono state perseguitate giudizialmente, e un coordinamento interculturale per la seconda riforma agraria e la partecipazione dei popoli agli spazi decisionali dello Stato.
Castillo ha affermato che i ronderos avranno un posto nel suo governo e che ha già pronta una misura, che ha preferito tenere in serbo, pur rifiutando la persecuzione e la criminalizzazione dei membri delle rondas, molti dei quali sono stati arrestati.
Ha negato le accuse mediatiche e politiche di rapimento mosse nei confronti dei ronderos, il cui potere di detenere i trasgressori è riconosciuto dalla legge peruviana ed ha assicurato che attuerà l’annunciata riforma agraria – sostegno finanziario e tecnico ai piccoli agricoltori – ed ha evitato di fare riferimento ad altre richieste avanzate dai ronderos di diverse regioni del Paese.
Queste richieste sono state riassunte dal leader rondero Marino Flores, presidente dell’Assemblea Nazionale dei Popoli, che riunisce organizzazioni sociali e forze politiche progressiste, e rappresentante delle rondas nel blocco delle organizzazioni agrarie.
Flores ha condannato i tentativi di destituire Castillo e tra le richieste avanzate c’è la chiusura del Congresso dell’opposizione (possibile solo se l’assemblea legislativa censura due gabinetti ministeriali), la convocazione di un’assemblea costituente per la stesura di una nuova costituzione che sostituisca quella attuale neoliberale.
Ha anche espresso il suo rifiuto di una legge approvata dal Congresso che autorizza l’uso di armi fornite da aziende o da altre fonti ai Gruppi di autodifesa creati decenni fa contro i gruppi armati, che anche il Ministero della Difesa e le Forze armate rifiutano. Inoltre ha chiesto il mantenimento delle promesse elettorali di misure per un profondo cambiamento, ha criticato i leader dell’estrema destra e ha contestato il pubblico ministero Patricia Benavides per quella che ha definito la sua crudeltà nei confronti di Castillo, su cui ha già aperto cinque indagini per presunta corruzione.
Ma lo scorso 30 giugno Castillo ha annunciato le sue dimissioni dal partito Perú Libre, dopo che Vladimir Cerrón, il segretario generale della formazione politica di sinistra, aveva avanzato una richiesta in tal senso. “Oggi ho presentato alla Giuria nazionale delle elezioni (Jne) le mie irrevocabili dimissioni dal partito politico Perù Libre. Tale decisione è dovuta alla mia responsabilità come presidente verso 33 milioni di peruviani”, ha scritto Castillo in un tweet. “Riaffermo il mio impegno a continuare a lavorare e a promuovere i grandi cambiamenti del Bicentenario in un Paese democratico e insieme a tutti i peruviani”.
Le elezioni legislative hanno consegnato alla presidenza di Pedro Castillo un parlamento molto frammentato, ed era stato accusato dalla dirigenza del suo partito Perù Libre di violare gli statuti e di non aver rispettato quanto promesso in campagna elettorale, motivo per cui la segreteria generale di Perù Libre lo ha invitato a presentare dimissioni “irrevocabili”.
A complicare le cose ci sono poi alcuni familiari di Pedro Castillo finiti nel centro del mirino degli attacchi di una parte della magistratura e dei mass media mainstream.
Lo stesso Presidente, ha attaccato parte delle opposizioni, la stampa e la procura della nazione accusandole di voler “distruggere l’ordine costituzionale democratico”, definendo “illegale” la perquisizione compiuta martedì nel palazzo di governo per arrestare, senza esito, la cognata Yenifer Paredes. “Coloro che cercano di distruggere l’ordine costituzionale e democratico sono gli stessi che avevano denunciato una frode elettorale inesistente per disconoscere la mia elezione”, ha detto Castillo in un discorso alla nazione. “È evidente il complotto tra una parte del Parlamento, la Procura della nazione e un settore dei media per destabilizzare l’ordine democratico”, ha detto il capo dello Stato nell’intervento andato in onda a reti unificate poco prima della mezzanotte, al termine di una giornata contrassegnata da diverse operazioni dettate dalla procura. “Montando uno show mediatico, la procura perquisisce il mio domicilio credendo di potermi piegare”, ha detto Castillo secondo cui gli oppositori “potranno avere i media, i soldi ma non il popolo”.
Le indagini sulla cognata di Castillo si sono aperte all’indomani dell’uscita di un servizio giornalistico della catena “America Television”. La trasmissione “Cuarto Poder” aveva pubblicato documenti audio e video dai quali emergeva che Paredes salutava, nella provincia di Chadin, l’assegnazione di un lavoro a un’impresa ingegneristica di cui portava l’uniforme di lavoro. “Sono venuta a prendere i dati che che mi servono per approvare il progetto”, si sente nell’audio. Nelle immagini compare anche Hugo Espino, rappresentante legale dell’impresa che si sarebbe aggiudicata l’appalto. Le due sorelle Paredes avevano già reso una testimonianza alla procura, negando sostanzialmente le imputazioni a loro carico.
Fonti: Resumen Latinoamericano, Prensa Latina, agenzia Nova
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