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Interrogativi senza risposte sui bombardamenti ucraini sulla Crimea

Rimangono ancora senza risposte ufficiali le domande sull’attacco avvenuto in una base militare russa in Crimea lo scorso 9 agosto.

Le fonti ufficiali di Kiev fino ad oggi non hanno rivendicato la paternità dell’attacco sull’aeroporto militare russo di Saki a Novofedorovka, in Crimea in cui risultano distrutti 9 aerei. Contestualmente fino ad oggi anche le autorità russe negano che si sia trattato di un bombardamento ucraino. Insomma restano aperti seri interrogativi su questo evento militare. Non è il primo e probabilmente non sarà l’ultimo.

In primo luogo la base militare di Saki, in Crimea, è distante circa 222 chilometri dalle postazioni ucraine più vicine. Dai dati a disposizione risulta che i lanciarazzi ucraini hanno una gittata di 80 chilometri.

La risposta potrebbe essere che gli Stati Uniti non abbiano fornito segretamente ordigni a più lungo raggio di quelli ufficialmente dichiarati. Secondo il sito specializzato Analisi Difesa.it potrebbe trattarsi di missili balistici a corto raggio MMG-140 ATACMS impiegabili dai lanciatori M142 HIMARS ruotati e M270 cingolati. Ma questa ipotesi è stata smentita il 12 agosto dal Pentagono che ha negato forniture all’Ucraina di armi in grado di colpire la Crimea. Inoltre, non si può escludere l’ipotesi che le esplosioni a Saki siano da attribuire a un sabotaggio attuato da commandos ucraini (magari coadiuvati da esperti Nato) o a un incidente.

Fonti militari ucraine coperte da anonimato, parlando con i media occidentali hanno lasciato intendere che si sia trattato di un attacco effettuato dalle forze di Kiev senza però fornire dettagli circa le armi impiegate.

Una di queste fonti ha riferito che l’attacco è stato condotto da forze speciali dietro le linee russe. Difficile del resto ritenere che l’incursione sia stata effettuata da aerei da combattimento o droni ucraini che sarebbero stati con ogni probabilità rilevati dalla difesa aerea russa il cui schieramento a difesa della Crimea è molto consistente.

Fonti delle milizie repubblicane alleate alle forze armate russe, hanno sostenuto su alcuni canali Telegram che sia stato impiegato un mini drone o più probabilmente uno a munizione circuitante in grado di sfuggire a radar e sistemi di difesa aerea, il quale avrebbe fatto esplodere un deposito di armi ed esplosivi innescando una serie di esplosioni a catena.

Ma, secondo gli esperti di Analisi Difesa, le munizioni circuitanti fornite dagli Stati Uniti all’Ucraina hanno un raggio d’azione limitato a pochi chilometri e avrebbero potuto colpire la base di Saki solo se fossero lanciate dai dintorni dell’aeroporto da incursori infiltratisi in profondità in Crimea.

Il ministero della Difesa di Kiev ha negato di essere a conoscenza di qualsiasi informazione in merito a quanto avvenuto ma è evidente che gli ucraini avrebbero buone ragioni per non rivendicare l’attacco. In caso di sabotaggio compiuto da unità infiltrate in Crimea le autorità di Kiev non avrebbero nulla da guadagnare nel confermarne la presenza in un’area piena di basi aeree, logistiche e navali russe.

Infine, scrive Analisi Difesa, se l’azione fosse stata compiuta da missili MMG-140 ATACMS lanciati da lanciarazzi multipli HIMARS o M270 (altri 3 sono stati donati in questi giorni da Londra) gli Stati Uniti vieterebbero a Kiev di confermarne l’impiego, poiché si tratta di armi in gradi colpire obiettivi fino a 300 chilometri di distanza e quindi anche ampie porzioni del territorio russo. Poiché l’impiego di HIMARS e M270 viene direttamente coordinato con USA e Gran Bretagna non si può escludere che, ammesso siano davvero stati consegnati segretamente i missili MMG-140 ATACMS il loro impiego venga autorizzato solo sulla Crimea e non sulla Russia.

Ma la ridda di mezze rivendicazioni o smentite da parte ucraina sull’attacco alla base militare russa in Crimea, deve essere parte di un vespaio impazzito nelle file delle autorità militari di Kiev, tanto che In un video messaggio diffuso l’11 agosto il presidente si è rivolto con toni severi ai comandanti militari e ai funzionari statali: “Meno dettagli concreti fornirete sui nostri piani di difesa, meglio sarà per l’attuazione di questi piani di difesa”, ha detto. E poi: “Dovreste sentire la vostra responsabilità per ogni parola che dite su ciò che il nostro Stato prepara per la difesa o per le controffensive. La regola generale è semplice – ha sottolineato -: La guerra non è assolutamente il momento della vanità e delle dichiarazioni altisonanti”. Zelensky non ha menzionato il generale Marchenko ma funzionari della Difesa hanno riferito che sono in corso indagini su “un ufficiale militare di alto livello”.

Dal canto suo, il colpo ricevuto sulla base militare in Crimea, non è rimasto senza conseguenze in Russia. Mosca infatti ha repentinamente sostituito il comandante della Flotta del Mar Nero. L’ammiraglio Igor Osipov è stato sostituito dal vice ammiraglio Viktor Sokolov, 59 anni già vice comandante della Flotta del Nord e che nel 2016 guidò le operazioni sulla Siria condotte dal gruppo navale guidato dalla portaerei Admiral Kuznetsov.

 

 

 

 

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