Con un significativo passo in avanti, il neopresidente della Colombia, Gustavo Petro, ha sospeso gli ordini di arresto nei confronti dei negoziatori dell’Esercito di Liberazione Nazionale (Eln).
Si tratta di un “importante” passo verso la ripresa dei colloqui di pace. Il decreto, ha detto Petro al termine della riunione del Consiglio di sicurezza, permetterà ai membri dell’Eln da tempo esiliati a Cuba, di ricollegarsi con la loro organizzazione.
“Ho dato ordine di sospendere il mandato d’arresto, sospendere la richiesta di estradizione perché cominci un dialogo” con la guerriglia. L’obiettivo è “di cercare di costruire la strada, speriamo rapida, perché questa organizzazione smetta di essere una guerriglia sovversiva”. Il presidente ha quindi esteso “analogo invito” alle cosiddette “autodifese”, le milizie paramilitari che hanno finito per costituirsi a loro volte in bande.
I negoziatori dell’Eln si trovano a Cuba dopo che, nel gennaio 2019, l’organizzazione guerrigliera aveva sferrato un attacco alla scuola di polizia di Bogotà, causando la morte di almeno 23 gendarmi.
Il governo dell’allora presidente Ivan Duque aveva chiuso ogni possibile trattativa di pace e inoltrato a Cuba la richiesta di estradizione dei negoziatori, mai accolta dall’Avana.
Il neopresidente Petro offre all’Eln il ritorno al tavolo dei negoziati aperto nel 2016 dal governo Santos in parallelo a quello che avrebbe portato all’accordo con le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). Come prova di “apertura” nei confronti del nuovo governo, L’Elns ha annunciato la liberazione di diversi militari e poliziotti da tempo presi come ostaggi.
Sin dall’inizio del mandato, il presidente Petro ha offerto l’iniziativa di una “pacificazione totale” del Paese, lavorando alla riattivazione dei colloqui con le varie forze irregolari, ma anche cambiando l’approccio generale ai temi di difesa e sicurezza.
Il presidente ha assegnato il ministero della Difesa ad Ivan Velasquez, l’ex magistrato divenuto famoso soprattutto per la cosiddetta indagine sulla “Parapolitica”, che ha svelato connessioni tra politici, bande criminali e militari, chiusa con l’arresto di oltre 50 parlamentari.
Insediando il nuovo comandante generale della Polizia, Henry Sanabria Cely, Petro ha quindi assicurato che la sicurezza non dovrà più essere misurata “sul numero delle uccisioni, o degli arresti”, ma “su quello delle vite”.
Senza contare la promessa di Petro di voler riscrivere il tema del contrasto ai narcotrafficanti, abbandonando la strategia “fallimentare” della “guerra alla droga”. Un approccio inaugurato in Colombia a inizio anni ’70 con il contributo determinante degli Stati Uniti, che “ha rafforzato le mafie e indebolito gli Stati, ha portato gli Stati a commettere reati e ha fatto evaporare l’orizzonte della democrazia”.
La ripresa del dialogo con l’Eln e il suo esito, non sono peraltro scontati. L’organizzazione guerrigliera ha indicato che qualsiasi tipo di dialogo “è subordinato all’attuazione di alcune delle promesse che Petro ha fatto durante la campagna, come la riforma agraria, un nuovo piano per combattere coltivazione e traffico di droga, l’attuazione degli accordi di pace, e la lotta clientelismo sistematico nel Congresso”.
I guerriglieri sostengono che se il nuovo presidente realizzerà questi cambiamenti, “la Colombia avrà un governo sostenuto dal movimento popolare” ma, in caso contrario, “avrà la gente nelle strade che chiede cambiamenti con più veemenza rispetto alle proteste del 2019 e 2021″.
L’Eln sottolinea che “è urgente concordare un modello di transizione energetica per ridurre i cambiamenti climatici, prevenire i danni causati dall’esaurimento delle riserve di idrocarburi e garantire che la Colombia non perda la sua sovranità energetica”.
I guerriglieri chiedono che lo Stato continui ad essere il socio di maggioranza della compagnia petrolifera Ecopetrol e che, come sostenuto da Petro durante la campagna elettorale, “venga stabilito un modello economico che non si concentri sull’estrazione mineraria”.
L’Eln evidenzia quindi la necessità di sostituire le coltivazioni illecite in Colombia come meccanismo necessario “per porre fine al traffico di droga”. “La fallita guerra alla droga dopo 50 anni di disastri richiede una politica alternativa concordata con i paesi consumatori”, ha concluso l’Eln.
L’Esercito di liberazione nazionale (Eln) è una formazione guerrigliera di ispirazione marxista-leninista fondata da sacerdoti cattolici negli anni Sessanta, ed è tra i principali protagonisti del conflitto interno che attraversa la Colombia dal 1964. L’organizzazione compare nella lista nera dei gruppi terroristici redatta da Stati Uniti, Unione Europea, Colombia, Perù e Canada.
Fonte: agenzia Nova
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