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Usa: l’inflazione colpisce le banche alimentari

Fra la tradizionale festa del ringraziamento e le feste natalizie le banche alimentari negli Usa stanno affrontando una delle prove più dure, persino rispetto all’esplosione della pandemia da covid.

L’inflazione ha causato un forte aumento dei prezzi del cibo e il calo delle donazioni, rendendo difficile l’approvvigionamento per i magazzini delle società che distribuiscono cibo gratuitamente. Su Usa Today Katie Fitzgerald, direttore operativo di Feeding America, un’organizzazione no profit che supervisiona una rete di oltre 200 banche alimentari in tutto il paese ha spiegato che dall’inizio di quest’anno, oltre 150 delle sue banche alimentari registrano un forte incremento della domanda.

Tra le banche alimentari della rete Feeding America, oltre il 40% ha un deficit di bilancio nel tentativo di avere cibo a sufficienza. Aumento della domanda enorme, offerta ridotta e inflazione alta provocano lunghe file per chi non ha altra soluzione per mangiare che rivolgersi ai dispensatori gratuiti di cibo. Un esempio in vista della festa del ringraziamento, in cui il cibo tradizionale è il tacchino, è l’impossibilità di fornire questa pietanza a tutti.

I prezzi del cibo sono aumentati fino al 17% e siccome le banche alimentari sono spesso costrette ad acquistarlo direttamente, essendo diminuite le donazioni, sta diventando un problema serio. Anche il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, uno dei maggiori finanziatori delle forniture per le banche alimentari, sta avendo difficoltà ad acquistare cibo per scopi di beneficenza a causa dell’inflazione.

Le banche alimentari hanno visto un afflusso di denaro e donazioni di cibo notevole durante il primo anno della pandemia, ma da allora le donazioni sono diminuite. La West Seattle Food Bank, per esempio, sta “attingendo alle riserve” per il secondo anno consecutivo, facendo affidamento sulle donazioni in denaro di due anni fa. Ma di questo passo sia loro che le altre banche alimentari saranno costrette a cessare l’attività.

Le organizzazioni impegnate in questa attività di beneficenza dicono che quest’anno c’è stata una diminuzione del 7% del cibo donato rispetto all’anno precedente. Con meno cibo donato dai privati le banche alimentari dovranno continuare a comprare cibo da sole e combattere l’inflazione.

Gli storici donatori privati, produttori di cibo con delle scorte in eccesso di cibo, vivono la stessa difficoltà e sono stati costretti, per i cambiamenti nel mercato del lavoro e nell’economia in generale, a ridimensionare l’attività benefica a causa dei tagli del personale.

Per valutare l’aumento del numero di persone che si rivolgono alle banche alimentari per mangiare Feeding America ha spiegato di aver acquistato il 18% in più di cibo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Uno degli effetti di questa minore disponibilità è il taglio delle porzioni a cui sono stati costretti alcuni operatori. Meglio un pasto ridotto che niente, è il ragionamento.

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