Si tratterebbe di padre e figlio e sono due militanti del Partito Comunista Ucraino messo fuorilegge dalle autorità di Kiev nel 2014. Le notizie che giungono sono ancora frammentate. A dare la notizia dell’arresto sono stati i servizi di sicurezza ucraini (SBU), affermando di aver arrestato “un agente che ha trasmesso informazioni sulla difesa aerea al nemico tramite ‘giornalisti’ russi”.
Il servizio di sicurezza ucraino sostiene poi di aver smascherato un agente nemico a Odessa. Nel suo appartamento sono stati trovati anche simboli comunisti e materiale di propaganda a sostegno del Partito Comunista della Federazione Russa, bandito in Ucraina.
“Durante un’operazione speciale a Odessa, i dipendenti del servizio di sicurezza hanno arrestato un agente russo che cercava di trasmettere informazioni alla Federazione Russa” – scrivono in un comunicato i servizi di sicurezza ucraini – “Secondo le indagini, il complice del nemico si è rivelato essere un residente locale che l’FSB ha collaborato tacitamente dopo un’invasione su vasta scala. Ha ricevuto ‘l’offerta’ di cooperare con gli occupanti attraverso i social network vietati, dove ha ripetutamente espresso sostegno all’aggressione armata contro l’Ucraina”.
Sempre secondo lo SBU, “si è rivelato essere un rappresentante dell’agenzia di informazioni pro-Cremlino ‘Bel.ru’, che si trova nella regione russa di Belgorod, reclutato dall’FSB. Per la comunicazione e la trasmissione di informazioni chiuse è stato utilizzato un canale Telegram anonimo precedentemente sviluppato”.
Il tribunale ha decretato la detenzione. È in corso un’istruttoria per stabilire tutte le circostanze del reato e l’eventuale ulteriore qualificazione dei suoi reati. Le misure per smascherare l’autore del reato sono state attuate dalla SBU di Kiev e della regione di Kiev sotto la guida procedurale dell’ufficio del procuratore.
Rimangono intanto agli arresti da oltre 267 giorni i fratelli Michail Kononovich e suo fratello Aleksander, membri dell’Unione giovanile comunista dell’Ucraina (il primo ne è segretario), arrestati il 7 marzo dal regime ucraino e ovviamente accusati di essere “spie russe e bielorusse“.
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