Il Giappone ha dichiarato che inizierà un precedentemente impensabile riarmo da 320 miliardi di dollari che lo doterà di missili in grado di colpire la Cina e lo preparerà a un conflitto prolungato, mentre le tensioni regionali e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia alimentano i timori di guerra.
Il governo del Primo Ministro Fumio Kishida teme che la Russia abbia creato un precedente che incoraggerà la Cina ad attaccare Taiwan, minacciando le vicine isole giapponesi, interrompendo le forniture di semiconduttori avanzati e ponendo una potenziale morsa sulle rotte marittime che riforniscono di petrolio il Medio Oriente.
La Costituzione giapponese del secondo dopoguerra non riconosce ufficialmente l’esercito e lo limita a capacità nominalmente autodifensive.
Nel suo ampio piano quinquennale e nella rinnovata strategia di sicurezza nazionale, il governo ha invece dichiarato venerdì di voler accumulare pezzi di ricambio e altre munizioni, rafforzare la logistica, sviluppare capacità di guerra informatica e cooperare più strettamente con gli Stati Uniti e altre nazioni affini per “scoraggiare le minacce all’ordine internazionale“.
“L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è una grave violazione delle leggi che vietano l’uso della forza e ha scosso le fondamenta dell’ordine internazionale“, si legge nel documento sulla sicurezza nazionale.
“La sfida strategica posta dalla Cina è la più grande che il Giappone abbia mai affrontato“.
Terzo paese per spesa militare
Impensabile sotto le passate amministrazioni, il rapido armamento del Giappone – che già ospita forze statunitensi, tra cui un gruppo d’attacco di portaerei e una forza di spedizione dei Marines – avrebbe il sostegno della maggior parte degli elettori, secondo i sondaggi d’opinione. Alcuni sondaggi danno il sostegno al 70% degli elettori.
Il piano di Kishida raddoppierà le spese per la difesa, portandole a circa il 2% del prodotto interno lordo (PIL) nei prossimi cinque anni, e aumenterà la quota del ministero della Difesa a circa un decimo di tutta la spesa pubblica.
In base ai bilanci attuali, il Giappone diventerà il terzo paese al mondo per spesa militare dopo Stati Uniti e Cina.
La tabella di marcia quinquennale per la spesa non è stata accompagnata da un piano dettagliato su come l’amministrazione di Kishida coprirà le spese, dato che i legislatori del Partito Liberal Democratico al governo continuano a discutere se aumentare le tasse o prendere in prestito denaro.
“Esclusivamente orientato alla difesa”
Il denaro finanzierà progetti tra cui l’acquisizione di quella che il Giappone chiama “capacità di contrattacco“, ovvero la capacità di colpire i siti di lancio che minacciano il Paese.
I documenti avvertono che gli attuali sistemi di intercettazione missilistica del Giappone non sono più sufficienti e che “è necessaria una capacità di contrattacco“.
Sebbene i governi giapponesi abbiano a lungo suggerito che i contrattacchi per neutralizzare gli attacchi nemici sarebbero consentiti dalla Costituzione, non c’è stato un grande interesse a garantire questa capacità.
La situazione è cambiata con la continua crescita della potenza militare cinese e con una raffica record di lanci missilistici nordcoreani negli ultimi mesi, anche sul territorio giapponese.
Tuttavia, in un cenno alla delicatezza della questione, i documenti escludono gli attacchi preventivi e ribadiscono che il Giappone è impegnato in una “politica esclusivamente orientata alla difesa“.
Il linguaggio sulle relazioni con la Cina e la Russia si è notevolmente inasprito.
In precedenza, il documento strategico affermava che il Giappone cercava una “partnership strategica reciprocamente vantaggiosa” con Pechino; una frase che è scomparsa da questa iterazione.
Suggerisce invece una “relazione costruttiva e stabile” e una “migliore comunicazione“.
Venerdì il ministero degli Esteri cinese ha esortato il Giappone a “riflettere sulle sue politiche“.
“Il Giappone non tiene conto dei fatti, si discosta dalle intese comuni tra Cina e Giappone e dal suo impegno nelle relazioni bilaterali, e scredita la Cina“, ha dichiarato ai giornalisti il portavoce del ministero Wang Wenbin.
A nessuno, in effetti, può sfuggire il fato che “acquisire una capacità di contrattacco” significa mettersi in condizione di poter attaccare. E mai nessun paese invasore – neanche la Germania di Hitler – ha descritto la propria decisione di guerra senza ricorrere alla retorica dell’autodifesa preventiva.
* Fonte: Al Jazeera
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