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“Noi eravamo in cella mentre i veri terroristi passeggiavano nella strade di Miami”

Sono felice di essere a Roma, dove tanti amici hanno lavorato per la nostra liberazione e sperato che il sogno del nostro rilascio, che era non solo dei cubani ma di tanti nel mondo, si realizzasse”. Antonio Guerrero Rodríguez, uno dei Cinque eroi di Cuba, venerdì era a Cinecittà, dove in una sala gremita del VII Municipio, il più popoloso della Capitale, ha incontrato i cittadini per confrontarsi con loro sul tema del Bloqueo genocida che strangola la sua patria e offende ogni uomo su questo pianeta.

Più di 243 misure negli ultimi anni, un impegno totale per distruggere l’isola e bloccare qualunque tentativo di progetti turistici che anche trent’anni fa erano l’unica strada per uscire dalla situazione difficilissima del ‘periodo especial’, la crisi economica iniziata nel 1989 a Cuba principalmente a causa della dissoluzione dell’Unione Sovietica”.

Per questo, ovvero per non vanificare il Bloqueo, ha raccontato Guerrero, “i terroristi hanno messo bombe negli hotel, sugli aerei, per spaventare e sabotare l’economia dell’isola. Inviarci per indagare clandestinamente a Miami, la cui criminalità preparava gli attacchi, era l’unico rimedio possibile. Riuscimmo a raccogliere informazioni su atti terroristici ancora oggi impuniti. Nel ’98 fu invitata una delegazione Usa a Cuba per scongiurare questi atti che si stavano preparando. Ma la Fbi invece di arrestare questi terroristi ha poi arrestato noi agenti infiltrati per indagare e scongiurare gli attacchi”, ricorda Guerrero, chiamato poi a presiedere l’ente nazionale per il turismo.

All’incontro erano presenti anche l’ambasciatrice di Cuba in Italia, Mirta Granda Averhoff, Marco Papacci presidente di Italia-Cuba, Alessandro Perri della Rete dei Comunisti, Luciano Vasapollo fondatore del Capitolo italiano della Rete di intellettuali e artisti in difesa dell’umanità e direttore del CESTES Usb, e l’assessore alla Cultura del VII Municipio Riccardo Sbordoni.

Nell’introduzione al dibattito, il prof. Vasapollo ha reso onore a tutti quei cubani che, “durante gli anni difficili della pandemia, non hanno mai rinunciato alla loro indole solidale aiutando moltissimi Paesi con medici e operatori sanitari, e anche durante questi giorni drammatici del terribile terremoto in Turchia e Siria, Cuba si è messa in prima fila per aiutare una popolazione sotterrata dalle macerie e dalle ingiustizie”.

Questa è Cuba: un’isola sotto attacco da anni ma che non rinuncia ad aiutare il prossimo”, ha detto l’economista.

L’incontro si è svolto in maniera originale: al posto di un semplice dialogo, si è deciso di raccontare la storia di Cuba partendo dalle domande che risuonano da anni nelle orecchie internazionali. Luciano Vasapollo come prima domanda rivolta ad Antonio Guerrero ha deciso di affrontare la questione dell’etichetta che Cuba ha subito da decenni ingiustamente: “Stato terrorista e canaglia”.

L’attenzione si è dunque focalizzata sugli anni di fuoco che l’isola ha dovuto affrontare con l’inizio del durissimo Bloqueo nel 1961. Successivamente avvennero i più cruenti attentati anti-castristi come quello del 1976 ad un aereo della “Cubana de Aviacciòn” che ha visto la morte dell’intera squadra di scherma femminile dell’isola, dell’equipaggio e del resto dei passeggeri presenti sul mezzo.

In questo contesto, Guerrero ha anche fatto il nome di una vittima italiana, Fabio Di Celmo, ucciso all’Hotel Copacabana con una bomba che ha portato alla morte di decine di persone.

In proposito Guerrero ha potuto spiegare come gli attacchi avessero “una struttura ben organizzata e soprattutto finanziata dagli Stati Uniti; si cercava di indebolire Cuba nel suo nucleo culturale tramite la demolizione del turismo e l’eliminazione di qualsiasi contatto internazionale”.

L’etichetta ingiustificata di “Stato terrorista” è stata la causa dell’arresto dei Cinque eroi cubani che nel 1998 iniziarono i loro lunghi anni di prigionia. In ricordo della sofferenza patita in carcere, Guerrero ha confidato che ciò che li ha fatti rimanere lucidi in quei lunghi anni sono stati i solidi valori di solidarietà per i quali erano disposti a morire.

La giustizia americana, insomma, come è sempre successo nei momenti cruciali della storia, i veri colpevoli li ha lasciati impuniti e sul trono del capitalismo mondiale. “Noi eravamo in cella mentre i veri terroristi passeggiavano nella strade di Miami”, ha osservato Guerrero che ha anche spiegato il forte legame che lo lega all’Italia.

Appena scarcerati dalla lunga e ingiusta prigionia, uno dei primi viaggi è stato proprio nel nostro paese, a Venezia, in occasione del Festival della poesia durante il quale sono state lette le sue lettere scritte e inviate dal carcere. “Non potete immaginare cosa è stato per me passeggiare per le calli di Venezia dopo 16 anni passati in cella”, ha detto Tony rispondendo a Marco Papacci che si è chiesto “come può un uomo resistere alla barbarie?

Alla battaglia che in Italia tanti hanno portando avanti, “una battaglia che è stata quotidiana”, si sono uniti anche Benedetto XVI e poi Papa Francesco ha raccontato Vasapollo. “Benedetto XVI prima e poi Papa Francesco hanno capito che la detenzione dei Cinque eroi cubani non era giusta”, ha spiegato l’economista per il quale l’aiuto spirituale e diplomatico offerto dai due papi rappresenta “un gesto da sottolineare perchè testimonia i valori d’unione e solidarietà senza i quali non si può arrivare ad una vera rivoluzione”.

Dopo questo toccante racconto del passato recente cubano, con Guerrero si è cercato di fare un salto nel presente parlando del blocco distruttivo che sta isolando Cuba e la volontà degli USA di voler demolire ogni possibilità di autodeterminazione del popolo.

Molto spesso nei quotidiani internazionali, principalmente quelli statunitensi, si legge di come Cuba sfrutti il blocco a suo vantaggio per sembrare una vittima ingiustificata ma i fatti parlano chiari: non arrivano medicinali, alimenti, sostegni sociali, non si parla di giustizia o solidarietà. Il blocco è un attacco ad una popolazione indifesa che cerca di resistere aggrappandosi alle forti radici storiche e sociali contro un attacco inumano sostenuto nei voti all’ONU solamente dagli Stati Uniti e da Israele”, ha commentato Guerrero.

Un filone portante dell’incontro di ieri è stato infine il ricordo dei grandi rivoluzionari latinoamericani che hanno stravolto il pensiero comune e hanno posto le basi per un modello socialista solidare ed equo.

È stato ricordato con grande emozione il glorioso rivoluzionario dell’800 José Martí leader del movimento indipendentista cubano ricordato come un Eroe Nazionale. Come Martí ha insegnato ai suoi seguaci, le grandi rivoluzioni partono da una conoscenza viscerale del modello antagonista per poi trovare la soluzione all’egoismo del capitalismo, e così ha fatto anche Guerrero: dopo 8 anni negli Stati Uniti è stato ingiustamente incarcerato per aver provato a svelare l’orrore che si celava dietro a quel malsano meccanismo manipolatorio.

Quindi per ricollegarsi alla domanda inziale fatta da Vasapollo, “il Bloqueo fatto a Cuba è reale e crudele: il turismo ha delle restrizioni, i medicinali sono bloccati, non si ha la possibilità di stare al passo con le tecnologie moderne perché gli USA impediscono ogni tipo di contatto con loro e soprattutto con le loro risorse introvabili in altri Paesi.”

Evocando anche il grande rivoluzionario italiano Antonio Gramsci, nel dialogo di ieri tra Vasapollo e Guerrero è stata anche citata la regola fondamentale dei grandi cambiamenti storici: la battaglia è fatta di idee e l’unità è l’unico mezzo per non essere sottomessi alle ingiustizie. E Guerrero ha descritto in proposito anche l’incontro dei Cinque rivoluzionari con Fidel Castro nel momento del loro ritorno in Patria, dopo aver dichiarato che “la presenza di Fidel fu un pilastro fondamentale per la loro liberazione dal carcere”.

A tutte le violenze e persecuzioni Fidel risponde con la battaglia delle idee”, chiarisce l’eroe cubano ricordando che Cuba non ha mai attaccato nessun paese.

Perché Cuba è su questa lista di paesi terroristi? “In realtà dal 1959 Cuba si è solo prodigata per la pace in molte situazioni come in Colombia promuovendo iniziative e dialoghi. Ma gli Usa non ascoltano nessuno e le ragioni di Cuba meno che mai. Non possono sopportare che una piccola nazione ha fatto la rivoluzione socialista sotto le loro narici”.

Cuba ha la forza della ragione non potranno mai sconfiggerla”, sono le parole più applaudite di Guerrero che confida: “Avrei potuto chiedere una pensione e invece sono qui per combattere per il mio paese”, testimonia infine lasciando in tutte le persone presenti un forte messaggio con le parole di Martì: “patria è umanità”.

* da Il Faro di Roma

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