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“Cosa sta succedendo in Perù?” Parla un avvocato impegnato nella difesa degli attivisti

Alcuni giorni fa Juez Raúl Justiniano ha ordinato la custodia cautelare preventiva di 18 mesi per i sette dirigenti del Frente de Defensa del Pueblo de Ayacucho (FREDEPA), una storica organizzazione popolare attiva nelle proteste del Paese andino.

Il potere giudiziario, in questo caso Ketty Garibay Mascco, li accusa pretestuosamente di essere “terroristi” e di guidare le attuali proteste nella regione in cui operano, nonostante l’insorgenza maoista di Sendero Luminoso sia da tempo cessata e la sua filiazione politica affermi senza mezzi termini di non esercitare alcun ruolo di guida nelle attuali mobilitazioni.

Più esattamente affermano: Non stiamo guidando queste proteste a livello nazionale e per farlo dovremmo essere un vero Partito Comunista, ma al momento, dopo la nostra sconfitta e il nostro fallimento, non siamo nemmeno lontanamente in questa condizione”.

Più chiari di così.

Quella peruviana è una insurrezione popolare che si connette con la plurisecolare resistenza delle popolazioni del Perù Profondo, ma i fantasmi “terroristici” sono agitati dalle élite per essere utilizzati contro chi si sta mobilitando dal 7 dicembre a questa parte.

Contro i peruviani sono utilizzati gli stessi mezzi della sporca guerra contro-insurezionale praticata illo tempore per sconfiggere la lotta armata maoista e la sua base d’appoggio di massa.

A fare le spese di questa crociata repressiva sono i dirigenti più in vista, uccisi, arrestati, criminalizzati dalle élite, com’è il caso recente di Ernesto Tapia, dirigente della centrale sindacale peruviana (CGTP) a Ucayali, che è stato arrestato arbitrariamente dalla polizia (PNP) il 9 febbraio durante una mobilitazione che chiedeva le dimissioni di Dina Boluarte e trattenuto per 48 ore.

La sempre più marcata torsione autoritaria però non ferma la mobilitazione popolare.

Questo sabato ci sono state ulteriori mobilitazioni a Lima, duramente represse, proprio il giorno dell’entrata in vigore del decreto della Municipalidad che ha dichiarato intangibile l’area metropolitana di Lima per impedire future proteste negli spazi che ne fanno parte, costante teatro delle mobilitazioni popolare dall’invio dell’anno.

Un’ulteriore misura di militarizzazione che va ad aggiungersi ad una serie di provvedimenti che hanno instaurato una sorta di Stato d’Eccezione Permanente in buona parte del Paese dando praticamente pieni poteri alla polizia (PNP) coadiuvata dalle forze armate (FFAA).

Insieme alla capitale, nel Perù settentrionale – Macrorregión Norte – è iniziato un Paro National di 48 ore promosse da differenti organizzazioni sociali che ha visto mobilitate le regioni di Piura, Lambayeque, San Martín, Trujillo, con le stesse parole d’ordine delle proteste che si sono fin qui succedute.

Un tassello in più, nel mentre nel resto del Paese andino continuano le proteste: lo scorso giovedì ci sono stati per esempio 50 blocchi stradali, in 18 province.

Per fare un quadro di ciò che sta succedendo abbiamo tradotto un intervento di un avvocato in prima linea nella difesa degli attivisti peruviani, che ha preferito restare anonimo per evitare ripercussioni in patria.

Buona lettura

***

Nel Perù di oggi, c’è un nuovo risveglio della coscienza politica del popolo peruviano, soprattutto del “Perù profondo”, cioè di quel Perù che è sempre stato sommerso dall’esclusione, dalla discriminazione, dallo sfruttamento, dalla miseria e soprattutto sottoposto a una condizione di semi-feudalesimo e semi-colonia, come lo era fino al 1980, quando la lotta armata iniziata nel 1980 dal Partito Comunista del Perù lo spazzò via definitivamente.

Tuttavia, la società peruviana e in particolare la grande borghesia ha mantenuto e mantiene gli stessi privilegi che ha avuto per più di 200 anni e, sebbene sia vero che lo Stato semi-feudale e semi-coloniale non esiste più apertamente nelle campagne, questo Stato semi-feudale e semi-coloniale è mantenuto ed espresso oggi a livello culturale, economico, sociale e politico contro il popolo peruviano e ciò è evidente nell’intensa discriminazione, esclusione e classismo che esiste contro il Perù profondo.

Nel corso della storia è sempre stata una costante che lo Stato peruviano abbia stanziato budget molto ridotti per l’istruzione del popolo, perché nella coscienza della grande borghesia peruviana l’Istruzione Pubblica non è una priorità.

I politici che si sono alternati al governo non hanno mai avuto come obiettivo lo sviluppo del Paese e ancor meno che prosperasse l’istruzione del popolo, perché pensano che se i peruviani continueranno in condizioni di minore accesso all’istruzione saranno più vulnerabili e gestibili in termini di interessi della loro classe dirigente.

Tuttavia, credo che il Perù profondo si stia risvegliando con l’eredità e l’esempio storico e militare dei precursori della lotta popolare in questi 200 anni di continue ribellioni e soprattutto con quello lasciato dagli anni del conflitto armato che si è svolto tra il 1980 e il 2000.

Quell’esempio di sacrificio senza limiti per la difesa del popolo peruviano alla ricerca di una società migliore, è in qualche modo un riferimento per coloro che stanno lottando oggi in questo nuovo contesto.

È anche importante sottolineare che, nonostante l’istruzione pubblica sia carente, i peruviani del Sud e delle regioni che si sono ribellati a questo governo illegittimo (di Dina Boluarte) sono ogni giorno più informati, ogni giorno cercano di saperne di più, di leggere di più e di formare un pensiero critico basato sulla realtà che vivono, ma senza tralasciare l’ESSENZA e l’ESSERE dell’uomo andino e amazzonico, che è un uomo legato alla Terra e che vive in comunità.

Sono Popoli che mantengono l’AYNI e la MINKA, che sono eredità del passato Inca e si basano sul lavoro comunitario, collettivo e solidale tra i loro membri.

In queste proteste e marce si manifesta un intero movimento di masse, soprattutto di masse contadine e rurali, in cui si esprimono quasi tutte le tendenze politiche, ma in maggioranza si tratta di posizioni di sinistra.

Di una sinistra che non si identifica con nessuno dei partiti politici già noti. E’ un movimento che nella sua maggioranza è composto da contadini poveri, a cui si sono uniti nazionalisti, ambientalisti, anarchici, operai, insegnanti, ma anche la piccola borghesia, commercianti, artisti e diversi professionisti onesti.

Proteste in cui la richiesta centrale è che l’usurpatrice Dina Boluarte si dimetta, che il Congresso ‘Vendepatria’ venga chiuso e che la Costituzione politica del Perù venga cambiata attraverso un’Assemblea Costituente con la partecipazione del popolo.

Queste richieste sono diventate di carattere nazionale, in parte perché le masse hanno capito che la Costituzione peruviana ha giustificato la vendita e lo sfruttamento delle risorse naturali a favore dei monopoli stranieri e contro i popoli andini, amazzonici e rurali da cui vengono estratte queste ricchezze e risorse.

Il Perù è un Paese ricco di risorse minerali e naturali. Il Perù produce e possiede oro, argento, rame, piombo, zinco, ferro, molibdeno e altri minerali e recentemente sono state scoperte importanti riserve di litio nel sud del Perù.

Possiede anche gas naturale, petrolio, il mare più ricco del mondo, nonché una delle più importanti riserve di acqua dolce del pianeta, ma i peruviani acquistano dai monopoli stranieri il gas più costoso del mondo e il petrolio più costoso dell’America.

È anche incredibile che i cittadini di Cusco paghino il gas al prezzo più alto del mondo, quando i giacimenti di gas naturale si trovano lì e da lì vengono trasportati attraverso i gasdotti negli Stati Uniti e in altri Paesi.

Questa assurda realtà è tale perché i Monopoli Internazionali e l’Imperialismo, principalmente l’Imperialismo Yankee, hanno deciso che il Perù è un paese destinato ad essere un esportatore di materie prime per la grande industria straniera.

Le grandi aziende hanno deciso che il Perù non dovrebbe mai sviluppare la sua industria, perché se il Perù sviluppasse la sua industria sarebbe in competizione con i grandi monopoli e le imprese mondiali esistenti.

Ecco perché i Monopoli stranieri in Perù hanno bisogno di una classe politica servile, lacchè e filo-imperialista che realizzi il loro piano per impedire lo sviluppo del Perù ed è proprio questa classe politica che per 200 anni ha mantenuto il Perù nel sottosviluppo e si è occupata di vendere o regalare le risorse naturali ai Monopoli, firmando contratti dannosi per la sovranità nazionale del Perù in cambio di denaro per ognuno di questi corrotti.

Per fare un paragone con la realtà peruviana, il Giappone è un Paese che dipende dall’acquisto di risorse naturali e minerali da varie parti del mondo, tuttavia ha sviluppato un’industria e una tecnologia senza precedenti, nonostante non disponga degli input di base necessari per generare un’industria e una tecnologia di quel livello.

Che cosa accadrebbe se il Perù iniziasse a sviluppare la propria industria nazionale, disponendo di tutte le risorse naturali e minerali?

L’industria nazionale, avendo a disposizione tutte le risorse naturali e minerarie, potrebbe essere una potenza industriale, tecnologica e/o scientifica? Credo che la risposta sia sì.

Questo esempio è molto esemplificativo e significativo, il che spiega perché quando lo scienziato italiano Antonio Raymondi Dell’Acqua arrivò in Perù nel 1850 e viaggiò per quasi tutto il Perù, si dice che abbia esclamato: “Il Perù è un mendicante seduto su un trono d’oro“.

Oggi si dice che non abbia detto quella frase, ma in ogni caso quel testo riflette che in Perù c’è un’importante ricchezza, ma l’amministrazione di questa ricchezza non è mai stata destinata al popolo peruviano.

Con le condizioni che possiede, il Perù ha tutto ciò che serve per essere una potenza mondiale; il problema del Perù è stato e continua ad essere l’élite che governa il Paese e che ha reso il Perù una colonia dei vari imperialismi che lo hanno amministrato e continuano a governarlo.

Per tutti questi motivi, di fronte all’estrema disuguaglianza spiegata sopra, il Perù profondo sta comprendendo ogni giorno di più la sua realtà e sta identificando i responsabili di questo stato di oppressione e di scontro con i peruviani.

Ed è per questo che accusa la classe politica che ha dominato il Perù per due secoli di essere responsabile del fatto che il Perù è una nazione del Terzo Mondo, che non ha risolto i problemi della grande maggioranza della popolazione del Paese.

L’indipendenza del Perù dalla Corona spagnola, nel 1821, non ha significato la liberazione degli ‘indios’ peruviani che erano stati sottoposti a condizioni di schiavitù dal Re di Spagna.

L’indipendenza del Perù significò un cambio di proprietario per gli “indios” (espressione dispregiativa usata contro i nativi peruviani), un cambio di “Signore feudale o schiavista”, poiché l’oppressione e le condizioni di servitù e semi-schiavitù durarono fino agli anni ’80, anno in cui la guerriglia maoista del Partito Comunista del Perù (Sendero Luminoso), rase definitivamente al suolo il semi-feudalesimo esistente in Perù, soprattutto nelle zone andine.

Il Perù si trova in un processo in cui si stanno formando nuovi leader. La maggior parte delle persone che partecipano attivamente alle proteste si definiscono “Autoconvocati”, ossia dichiarano che tutti loro hanno deciso spontaneamente e personalmente di lottare almeno fino alla caduta di questo regime genocida.

Tuttavia, riteniamo che il fatto che nessun leader visibile sia apparso davanti all’opinione pubblica nazionale e internazionale sia dovuto al fatto che bisogna prendersi cura dei nuovi leader, perché la repressione in Perù è sempre stata caratterizzata come la più inquisitoria e nefasta in America e forse nel mondo.

Ricordiamo che quando la Rivoluzione di Tupac Amaru II fu sconfitta e lui fu fatto prigioniero, gli furono inflitte le torture più crudeli, fino al punto di trainare il suo corpo con quattro cavalli per farlo a pezzi mentre era ancora vivo, cosa che avvenne nella piazza pubblica di Cusco sotto lo sguardo attonito e triste della gente di Cusco.

Poi, dato che non riuscirono a farlo a pezzi, fu ucciso e squartato e il suo corpo fu distribuito in tutto il Perù in maniera segreta, in modo che il popolo non avesse un luogo dove potergli rendere omaggio.

Questa brutale repressione fu attuata anche nei confronti di quasi tutti i suoi parenti, che furono orribilmente assassinati, mentre un gruppo di suoi parenti fu tenuto in vita e portato da Cusco a Lima, camminando a piedi nudi per 700 chilometri attraverso le Ande peruviane.

Di tutti loro, solo una persona rimase in vita, Felipe Tupac Amaru, che aveva 10 anni. In seguito, fu portato in Spagna e lì trattenuto a vita. Un atto per il quale Felipe Tupac Amaru scrisse una lettera al Re di Spagna e gli disse: “Il mio unico crimine è essere nato“.

Questa è l’essenza genocida e psicopatica dello Stato feudale spagnolo e che è stata ereditata in modo ‘esemplare’ dalla classe politica peruviana, motivo per cui oggi, dopo l’assassinio del Presidente Gonzalo, il suo cadavere è stato cremato e le sue ceneri sono state sparse in un luogo segreto di cui solo i capi delle Forze Armate peruviane sono a conoscenza.

Vale a dire che le origini genocide dei ‘Proprietari del Perù’ si sono ripetute, proprio come fecero con il ribelle Tupac Amaru II.

Il Perù profondo è consapevole di questa repressione, ed è per questo che, anche quando si dice che “non ci sono leader”, dei leader ci devono pur essere… Ma in base all’esperienza omicida dello Stato peruviano, i popoli andini, amazzonici e rurali preferiscono mantenere il segreto su chi siano oggi i loro nuovi rappresentanti.

È a causa di questa natura perversa e omicida che più di 63 persone sono già state assassinate in Perù a causa della repressione di Stato.

L’11 gennaio 2023, il compagno Remo Candia Guevara, 50 anni, è stato assassinato durante una protesta a Cusco. Era il Presidente della Comunità contadina di Anansaya Urinsaya Ccollana del Distretto di Anta, situato a Cusco, ed è stato accusato di essere uno dei leader delle attuali proteste. Per questo motivo lo Stato peruviano corrotto, sfruttatore e poliziesco lo ha identificato e ucciso a colpi di pistola.

D’altra parte, il 12 gennaio 2023, sette giovani sono stati arrestati ad Ayacucho con l’accusa di essere membri del Sendero Luminoso, ritenuti responsabili di essere coloro che fomentano e incoraggiano le marce e le proteste contro questo Regime e sono anche ritenuti responsabili dei quindici (15) morti che la Polizia e l’Esercito peruviano hanno assassinato giorni prima nella città di Ayacucho.

Va notato che questi giovani sono membri del FREDEPA, che sta per Frente de Defensa del Pueblo de Ayacucho, un’organizzazione sociale fondata nel 1966 dagli ayacuchani, ma la polizia peruviana sostiene che questa organizzazione è un apparato di Sendero Luminoso e per questo motivo sta trattenendo questi combattenti sociali di Ayacucho in carcere a tempo indeterminato, accusandoli di essere terroristi.

La repressione indiscriminata in Perù non si è mai fermata, quando nel 2009 il Movimento per l’Amnistia e i Diritti Fondamentali (MOVADEF) ha cercato di registrare il suo partito politico per partecipare alle elezioni, le classi conservatrici hanno iniziato una campagna di persecuzione politica per le IDEE contro queste persone, accusandole di essere membri di Sendero e, in applicazione di questa repressione, hanno condotto grandi operazioni di polizia, arrestando più di 150 persone in varie operazioni a livello nazionale.

La grande borghesia peruviana classifica il Partito Comunista del Perù (Sendero Luminoso) e il Movimento per l’Amnistia e i Diritti Fondamentali (MOVADEF) come i responsabili delle proteste e delle marce nazionali e chiama tutti i manifestanti “terroristi”.

Tuttavia, alcuni membri di questa organizzazione sovversiva hanno dichiarato: “Non stiamo guidando queste proteste a livello nazionale e per farlo dovremmo essere un vero Partito Comunista e al momento, dopo la nostra sconfitta e il nostro fallimento, non siamo nemmeno lontanamente in questa condizione“.

Personalmente vorrei che fossero loro a guidare l’intero processo, ma, il “buon augurio non è realtà“, dobbiamo dare “a Cesare quel che è di Cesare“, come recita un’antica frase romana. In questo senso, oggi sono altri e forse non molto lontani a guidare l’attuale lotta popolare.

È possibile che, di fronte a tutta questa repressione indiscriminata, i nuovi leader siano protetti dal loro stesso popolo, perché si vede che le proteste sono abbastanza sostenute, pianificate, costanti e a lungo termine. E, sebbene sia vero che l’obiettivo delle proteste e delle masse di oggi non sia la presa del potere attraverso la violenza rivoluzionaria per instaurare una Repubblica socialista, è chiaro che almeno l’obiettivo immediato è che il Perù si democratizzi.

Perché, come ha detto il professor Julio Roldan, “In Perù la democrazia è solo sulla carta, questa democrazia è sempre stata una caricatura“.

I peruviani oggi marciano per democratizzare il Paese e in questo contesto vogliono misure concrete e reali come:

1.- Dimissioni e/o licenziamento dell’usurpatrice Dina Boluarte e convocazione di nuove elezioni generali.

2. Chiusura del Congresso golpista e corrotto.

3.- Nuova Costituzione, attraverso un’Assemblea Costituente.

4.- Libertà per il Presidente Pedro José Castillo Terrones.

5.- No alla rinegoziazione dei contratti con i monopoli stranieri: rinegoziazione sì, ma con nuove regole di negoziazione.

6.- Democratizzazione della società peruviana.

Ma i primi tre punti sono di natura NON negoziabile, gli altri possono essere realizzati in un processo immediato dopo l’insediamento delle nuove autorità nella nazione e, naturalmente, sotto la stretta supervisione del “Perù profondo”, nonché in funzione dello sviluppo della lotta popolare e dell’autentica ricostruzione del Paese.

Siamo ormai a due mesi dall’inizio di questa lotta, e non si ferma. Ogni giorno sempre più contadini peruviani dalle province continuano ad arrivare a Lima e sono determinati a non arrendersi fino a quando non raggiungeranno il loro obiettivo immediato e le regioni continuano a implementare nuove forme di lotta e di protesta.

Ad esempio, le Comunità della Regione di Ayacucho, attraverso FREDEPA, hanno indetto uno Sciopero Indefinito a partire dal 6 febbraio, a sostegno delle lotte del popolo peruviano, e allo stesso tempo chiedono la liberazione dei loro sette giovani leader che sono imprigionati abusivamente.

Quindi, è chiaro che questa lotta non si fermerà e diversi investigatori affermano che se l’attuale Genocida (Dina Boluarte) non si dimette, c’è il rischio serio e possibile di una guerra civile in Perù.

In Perù, il popolo sta manifestando e l’importante è che stia lottando per la democratizzazione della società peruviana dall’interno. Ma alla fine questa lotta, anche se non è una lotta per il socialismo, è un passo nella lotta per il progresso e la liberazione dell’umanità, nella lotta per essere veramente uomini di una nuova società, solo in questo modo “ci lasceremo alle spalle il periodo della preistoria dell’umanità“, come affermava Karl Marx.

Vorrei ringraziare i compagni de La Bella Italia per avermi permesso di raggiungere voi e il popolo italiano, il luogo da cui il mio trisavolo italiano partì per il Perù nel XIX secolo alla ricerca di nuovi orizzonti.

Grazie per tutta la Solidarietà che siete in grado di esprimere, vi chiedo di continuare a raccontare al mondo ciò che sta accadendo nel mio Paese, perché la grande stampa del Perù risponde solo agli ordini dei Monopoli Internazionali e si preoccupa solo che il Perù continui ad essere lo stesso Paese sottoposto ai vari Imperialismi che governano il Mondo.

Combattente per sempre!

Perù – 04/02/2023

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

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3 Commenti


  • valeria jordani

    Molto interessante.
    Io seguo l’evolversi della situazione in Perù da 12 anni per incontri fatti con italiani in Perù.
    Mi chiedo: anche in caso di elezioni, quali possibilità esistono di eleggere personaggi che COMUNQUE vengono neutralizzati poco dopo per accuse di corruzione? Chi si presenterebbe, a questo punto, sapendo la sua sorte da lì a pochi mesi?
    seconda domanda: Come è possibile che TUTTI dico TUTTI i Presidenti eletti (e non solo loro) vengano sistematicamente accusati di corruzione ?

    Il vero nemico dei peruviani è la classe sociale PERUVIANA privilegiata e integrata, classista e razzista, con separazione abissale rispetto al popolo. Classe docente piena di prosopopea e indifferente o ipocrita, nel Paese ignorante e analfabeta, e popolo culturalmente così distante da essere disarmato e impotente nei suoi confronti. Docenti pagatissimi e celebratissimi la cui mission è mantenere il popolo nell’ignoranza.


  • Bianca Maria

    Vivo in Perù da 22 anni. Mi considero di sinistra.
    Sono “incappata” in questo articolo per puro caso. Non ho mai risposto. Non ho mai preso parte a discussioni di questo tipo. Non sono “social”, ma visti i contenuti degli articoli e la mia esperienza in prima persona in diversi progetti su tutto il territorio, come docente, antropologa, formatrice, posso affermare che buona parte dei contenuti sono falsi, pura retorica novecentista.

    Consiglierei alla redazione di “Contropiano” di filtrare attentamente le fonti dei propri reportage.
    Non è sufficiente con scrivere parole di rivendicazione, “piacevoli” alla vista e all’udito dell’udienza o che rientrino in un tipico lessico editoriale per affermare che stiano riportando la verità.

    Quando ci si allontana dalle realtà occidentali, cambiano i valori, i significati delle parole, la semantica e la semiotica debbono essere interpretate con gli strumenti adatti e non estrapolati dal proprio contesto per essere adattati al ricevente.

    Grazie comunque e buon lavoro
    Bianca Maria


  • A.G.

    seguo vicende peruviane da anni. Trovo ottimo l’articolo, che spiega la situazione di impasse e di confusione, senza spiragli di vie d’uscita, che non ha soluzione (e nemmeno prospettive di miglioramento).
    Solo classi privilegiate e compiacenti possono ostentare indifferenza.
    Difficile immaginare soluzioni, se non il progressivo annientamento della protesta (per sfinimento, per fame) mentre le agenzie di viaggi vendono la suggestiva Macchu Picchu.

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