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L’accordo tra Iran e Arabia Saudita è molto di più di un negoziato

L’accordo siglato a Pechino tra Iran e Arabia Saudita, è assai più ampio del solo ripristino delle relazioni diplomatiche tra due paesi “in guerra” da decenni. Esso include infatti disposizioni in merito a diverse questioni di sicurezza, incluso il sostegno condizionato di Riad al programma nucleare iraniano e la fine del conflitto nello Yemen.

L’intesa firmata lo scorso 10 marzo nel corso di una serie di incontri riservati tra il presidente cinese Xi Jinping e i leader di Arabia Saudita e Iran prevede, secondo fonti diplomatiche, il sostegno politico di Riad al rilancio dell’accordo internazionale sul nucleare iraniano del 2015 da cui Stati Uniti si sono ritirati nel 2018, anche con l’allora sostegno dell’Arabia Saudita.

Una parte dell’accordo potrebbe contribuire a una riduzione delle tensioni in Medio Oriente con l’impegno dell’Iran a rispettare gli interessi regionali dell’Arabia Saudita e un piano di pace che ponga fine al conflitto nello Yemen, che sin dal 2015 vede opporsi i ribelli sciiti Houti, sostenuti da Teheran, a una coalizione militare a guida saudita.

I due paesi ex rivali, si sono inoltre impegnati a cooperare per la stabilizzazione di Siria e Afghanistan, e Riad avrebbe acconsentito a sospendere il proprio sostegno ai media anti-iraniani, mentre nel contesto dell’accordo l’Iran ha fornito assicurazioni che il suo programma balistico non rappresenterà una minaccia all’Arabia Saudita.

Ma nell’accordo c’è anche un altro dossier che rappresenta un serio dispiacere per Washington.  Iran e Arabia Saudita hanno infatti acconsentito a cooperare e a perseguire interessi comuni in quanto membri dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec) e per la sicurezza delle petroliere e del traffico marittimo nel Golfo Persico. Il primo passo di questo accordo prevede entro aprile l’impegno comune a normalizzare le relazioni diplomatiche, cominciando dalla riapertura delle rispettive ambasciate.

Secondo il Middle East Eye, l’altro passaggio che potrebbe cominciare a far parlare di “de-americanizzazione” del Medio Oriente ha un ultimo banco di prova qualora l’Arabia Saudita e altri produttori di petrolio inizieranno a commerciare in una valuta diversa dal dollaro

Secondo il Mee le prossime mosse in questa direzione sono già all’orizzonte. Ad esempio, sia l’Arabia Saudita che l’Iran vogliono entrare a far parte del gruppo dei BRICS, mentre l’Arabia Saudita ha già presentato domanda di adesione all’Organizzazione per la Cooperazione di Shangai, di cui l’Iran fa già parte con lo status di osservatore.

Ma la risposta alla domanda sulla “de-americanizzazione” sarà fornita, forse presto, da un ultimo test: “se l’Arabia Saudita e altri produttori di petrolio dopo di essa scambieranno in una valuta diversa dal dollaro. Solo allora ci sarebbe stata una vera rivoluzione, e quella che gli osservatori hanno chiamato “l’opzione nucleare” contro gli Stati Uniti”.

 

 

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