Non c’è dubbio che attaccando Gaza nelle prime ore di martedì 9 maggio, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu abbia corso un rischio. Le guerre a Gaza non sono mai prevedibili; sono facili da iniziare e difficili da finire.
Ma di una cosa Netanyahu sembrava certo, e che sarebbe stato in grado di concentrare la sua attenzione sull’isolamento e la sconfitta del gruppo della Jihad islamica in Palestina (IJP), senza suscitare l’ira di Hamas, il più potente movimento di resistenza palestinese.
Ad attenderlo a Gaza, tuttavia, ci sono state due sorprese: l’IJP era molto più forte di quanto ricordasse dalla sua breve, ma mortale guerra a Gaza nel novembre 2019; e che la Resistenza era unita.
Semplicemente, la Resistenza è riuscita a trovare una nuova formula che consentisse alla Jihad islamica di colpire Israele con ferocia, senza permettere a Netanyahu di imporre una guerra molto più ampia e mortale a Gaza. La Striscia ha subito decine di migliaia di vittime – tra morti e feriti – e innumerevoli distruzioni dalla prima grande guerra di Israele contro Gaza nel 2008.
La Resistenza Palestinese ha operato interamente attraverso un comando congiunto, noto come Sala Operativa Congiunta della Resistenza Palestinese. Il supporto logistico, tattico e strategico è stato offerto all’IJP – insieme ad altre forme di supporto che rimangono poco chiare – mentre i combattenti dell’IJP si sono assunti il compito di essere la “punta di lancia”.
Questo ha confuso Israele, che era diffidente nei confronti del coinvolgimento di Hamas e di altri movimenti della Resistenza, ma pienamente consapevole che tutti questi gruppi erano partecipanti attivi alla guerra.
In un video, una copia del quale è stata inviata al Palestine Chronicle, Abu Hamza, il portavoce delle Brigate Al-Quds – il braccio armato dell’IJP – ha lanciato un breve ma carico messaggio, poche ore dopo il cessate il fuoco.
«Il nemico ha cercato di isolarci ma la Resistenza è arrivata senza indugio. Un ringraziamento speciale ai nostri partner nella Joint Operations Room, in particolare alle Brigate Izz ad-Din Al-Qassam”, ha affermato.
Quel commento “specialmente a Izz ad-Din Al-Qassam” – il braccio armato di Hamas – racconta una storia molto più grande che può essere riassunta in poche parole. I due gruppi hanno combattuto insieme la guerra.
Gli analisti militari israeliani stanno ora cercando di capire il grado di coinvolgimento di Hamas nella guerra, anche se la risposta sembra essere ovvia.
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