È stata una vittoria pesante quella del partito conservatore Nuova Democrazia di Kyriakos Mitsotakis nelle elezioni parlamentari che si sono svolte in Grecia.
Nuova Democrazia (ND) ha ottenuto il 40,8% dei voti, in netto vantaggio sulla sinistra di Syriza di Alexis Tsipras, che ha ottenuto solo il 20% dei voti, davanti al partito socialista Pasok-Kinal che ha incassato l’11,6% e al Kke (partito comunista di Grecia) che ha ottenuto il 7,2%. Restano fuori dal Parlamento il movimento MeRA25 creato dall’ex ministro dell’economia del governo Tsipras Varoufakis e il movimento Plefsi Eleftherias dell’ex presidente del Parlamento Konstantopoulou.
Tuttavia, il leader conservatore Mitsotakis non ha raggiunto il suo obiettivo di una maggioranza assoluta dei seggi nel nuovo Parlamento e dovrà ricorrere ad una coalizione oppure tornare alle urne per garantirgli un governo stabile.
Mitsotakis, è al governo dal 2019, ed ha già fatto capire che vuole andare a nuove elezioni, che potrebbero tenersi alla fine di giugno o all’inizio di luglio, per cercare di ottenere la maggioranza assoluta.
Sulla base dei risultati elettorali né i conservatori di Nuova Democrazia né una eventuale coalizione dei partiti di opposizione raggiungono la percentuale del 45% necessaria per conquistare la maggioranza assoluta dei seggi. Se Mitsotakis rinunciasse ad allearsi con un’altra formazione per formare una coalizione di governo, il Paese andrebbe verso nuove elezioni. Le elezioni odierne si sono svolte con un nuovo sistema elettorale proporzionale, che elimina l’assegnazione dei 50 seggi al partito più votato, ma se si tornasse a votare verrebbe reintrodotto il premio di maggioranza e con questo per ND sarebbe sufficiente il 37% dei voti per governare con la maggioranza assoluta.
E’ bene ricordare che l’attuale premier greco Mitsotakis, è un laureato ad Harvard, alto dirigente della Chase Bank inglese ed ex consulente di McKinsey. Dunque la massima espressione della tecnocrazia conservatrice e liberista. Secondo fonti interne a Nuova Democrazia Mitsotakis intende rinunciare a un mandato esplorativo per ripresentarsi al voto il 25 giugno, con un sistema elettorale che gli può garantire una più sicura maggioranza. Le nuove elezioni infatti si terrebbero con un diverso sistema elettorale, approvato proprio durante il governo conservatore, che assegna direttamente un bonus di seggi, fino a un massimo di 50, al partito vincitore.
Il risultato elettorale è stato invece un duro colpo per la credibilità di Alexis Tsipras, al quale il popolo greco ancora non perdona ancora il “tradimento” del referendum contro i diktat europei, vinto ma disatteso quando era al governo tra il 2015 e il 2019.
Pagineesteri sottolinea che Syriza negli ultimi quattro anni, pur stando all’opposizione, “ha accentuato il suo profilo socialdemocratico e governista. Se da una parte migliaia di dirigenti e militanti radicali hanno abbandonato la coalizione – per fondare gruppi dissidenti alla sua sinistra o più spesso per tornare alle lotte tematiche o territoriali quando non a casa – dall’altra il suo organigramma è stato rimpolpato da migliaia di quadri provenienti dal Partito Socialista e da altre organizzazioni moderate”.
Tsipras e Syriza hanno lasciato sul terreno un terzo dei voti ottenuti nel 2019, e in alcune aree è arrivato alle spalle del partito socialista Pasok-Kinal, guidato dal 44enne Nikos Androulakis. Un’altra vittima del voto è stata l’ex ministro delle finanze, Yanis Varoufakis, il cui partito anti-austerita’ MeRA25 non è riuscito ad entrare in Parlamento. Alle scorse elezioni il movimento di Varoufakis aveva ottenuto il 3,44% e 9 deputati, ma questa volta ha raggiunto solo il 2,62%.
E’ andata un po’ meglio a “Plefsi Eleftherias”, il movimento di sinistra libertaria dell’ex presidente del Parlamento Zoi Konstantopoulou, che con il 2,89% ha mancato di poco il superamento della soglia di sbarramento necessaria per ottenere rappresentanti. Si conferma invece la tenuta dei comunisti del Kke che raggiungono 7,2%.
Il Kke ancora una volta ha marcato le distanze con il resto del quadro politico e soprattutto con Syriza. “Siamo mondi distanti” ha affermato il segretario del Kke Dimitris Koutsoumbas “Abbiamo combattuto battaglie nel movimento sindacale per abrogare le leggi antioperaie, per firmare contratti collettivi di lavoro con aumenti salariali, per impugnare i licenziamenti. Non abbiamo aspettato le elezioni, come qualcuno chiedeva, perché “non ci sono le condizioni per fare qualcosa”, come hanno detto. La nostra gente non poteva aspettare. Hanno lottato. Abbiamo lottato insieme. E abbiamo ottenuto diverse vittorie”.
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alberto+gabriele
Guardate che il KKE non ha “tenuto”, e’ avanzato abbastanza nettamente rispetto alle ultime elezioni
Redazione Roma
Meglio
alberto+gabriele
Certo !
Eros Barone
Le elezioni greche dimostrano che è finito il tempo delle illusioni della sinistra riformista più o meno radicale (si veda il fallimento dell’opportunista ‘di sinistra’ Varoufakis, che non è neanche riuscito a strappare il quoziente utile per ottenere la rappresentanza parlamentare) e che il presupposto necessario per ogni atto di liberazione è la rottura della gabbia della UE/NATO. Grandi, e grandemente negative, sono state le responsabilità del governo Tsipras. L’illusione della riformabilità della UE, della costruzione di un’“altra Europa” all’interno dei vincoli di bilancio, dell’euro e del controllo della triade UE-BCE-FMI, è stata un’illusione che ha disarmato milioni di lavoratori e di giovani non solo in Grecia, ma in tutta Europa. La triste verità è pertanto che Tsipras ha lavorato non per il popolo greco, di cui ha tradito le aspirazioni più profonde, ma per il futuro successo del fascismo. Il trasformista greco ha così svolto il ruolo controrivoluzionario che la socialdemocrazia ha sempre svolto nella storia del Novecento a partire dalla prima guerra mondiale e dalla rivoluzione d’ottobre, passando dall’avvento di Hitler al potere, per giungere fino alla collaborazione con il grande capitale realizzata con la partecipazione ai vari governi borghesi di questo ultimo mezzo secolo. Ai comunisti spetta quindi il compito di rilanciare la lotta contro il capitalismo e contro le sue istituzioni – di cui la NATO è oggi la sintesi armata – su ben altre basi, fornendo un punto di riferimento a quei vasti settori delle masse popolari che il fallimento delle politiche socialdemocratiche e riformiste ha spinto nelle braccia delle forze reazionarie e fasciste .
M.P.
Gentile Eros Barone, cioè come? Io mi sono stufato di sentire operai che dicono di votare Salvini o Meloni. Le tute blu non sono più “classe operaia”. SIC!
Marco
Ma come fate a dire che il KKE ha tenuto. In realtà ha quasi raddoppiato nelle elezioni di maggio i suoi voti. Oggi ha ulteriormente consolidato l’ottimo risultato di maggio, aumentando dello 0,4 e raggiungendo il 7,6% dei voti. A differenza di Syriza sono voti che producono lotte antimperialiste e anticapitaliste.