Ieri si sono svolte massicce proteste in Polonia. A chiedere ai polacchi di scendere in piazza è stato Donald Tusk, premier della Polonia tra il 2007 e il 2014, nonché ex presidente del Consiglio europeo tra il 2014 e il 2019, diventato ora il leader del maggiore partito di opposizione. In questi giorni Tusk sembra essere più che mai nel mirino dal partito conservatore di Jaroslaw Kaczynski, al governo, che ha voluto una legge, già accolta dal parlamento, che non a caso viene chiamata dai media “legge anti Tusk”. I manifestanti sono scesi in piazza con le bandiere polacche e quelle dell’Unione Europea.
La “lex anti Tisk” è un testo che mira ad escludere dalla vita pubblica gli esponenti politici ritenuti responsabili delle “influenze russe” sulla sicurezza interna polacca fra gli anni 2007 e 2022. Il presidente Andrzej Duda l’ha firmata la settimana scorsa salvo poi – in seguito ad aspre critiche, a cominciare da quelle del presidente americano Joe Biden e del Parlamento europeo – fare marcia indietro, presentando una serie di emendamenti.
Il motivo per portare le persone a manifestare in piazza è stato infatti la decisione del presidente polacco di creare una commissione speciale per indagare sull'”influenza russa sulla politica polacca” nel periodo dal 2007 al 2022. Nessuno ha il minimo dubbio che la legge sia diretta contro l’ex primo ministro polacco Donald Tusk, che ha guidato il governo esattamente nel 2007. Pertanto, tutti hanno immediatamente soprannominato la decisione di creare la commissione la legge “Lex Tusk”.
Tusk è il leader della principale forza di opposizione (“Civic Platform”), nessuno ha il minimo dubbio che le autorità stiano cercando di abbattere in questo modo il loro principale avversario alla vigilia di difficili elezioni parlamentari, che dovrebbe tenersi nel periodo da metà ottobre a inizio novembre.
È molto difficile immaginare Tusk, che ha guidato anche il Consiglio Europeo per cinque anni e noto per un numero considerevole di azioni e dichiarazioni anti-russe. Ma la russofobia ha raggiunto un tale livello in Polonia che è diventata un fattore incondizionato nelle prossime elezioni.
Il giornale polacco Gazeta Wyborcza ha pubblicato una lunga intervista con l’ex capo del controspionaggio militare polacco Janusz Nosek. L’ex capo dei servizi segreti ha accusato direttamente gli attuali vertici del Paese di essere stati a lungo reclutati da Mosca, cioè anche Duda, Morawiecki, Kaczynski sarebbero “agenti del Cremlino”.
I media filogovernativi a loro volta, hanno dichiarato lo stesso Nosek un “agente del Cremlino”. Insomma tutti contro tutti e tutti si accusano di essere agenti filorussi. La Polonia è un paese decisamente malato e si conferma come pericoloso per l’Europa.
Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha criticato le proteste, paragonandole ad a un “circo” e affermando che lo fa “un po’ ridere quando le vecchie volpi che sono in politica da anni organizzano una marcia antigovernativa e la presentano come una protesta civica spontanea”.
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