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Diga di Novaja Kakhovka: cui prodest?

A proposito delle dichiarazioni, in gran parte  comiche (a voler esser gentili), secondo cui sarebbero stati i russi a far saltare la diga della centrale idroelettrica di Novaja Kakhovka, presentiamo alcune considerazioni raccolte qua e là su media “del nemico”.

E dunque. È un fatto che, nel corso degli anni, quando ancora terrorizzavano quella parte della regione di Donetsk sotto controllo di Kiev, le forze ucraine hanno ripetutamente bersagliato con razzi la centrale idroelettrica di Kakhovka, comprese parti della diga crollata.

A parere del presidente del distretto di Novaja Kakhovka, Vladimir Leont’ev, la distruzione della centrale è il risultato dei ripetuti attacchi ucraini; anche se il corrispondente di guerra Aleksandr Kots ritiene più probabile un potente attacco diretto portato al momento del cedimento. In ogni caso, Leont’ev ricorda che ci fu un giorno «in cui circa 80 HIMARS furono lanciati sulla centrale».

Dopo il febbraio 2022, i comandi ucraini hanno più volte apertamente dichiarato di martellare la centrale con l’obiettivo di distruggerla e allagare il territorio della regione di Kherson a scopi di guerra; mentre la propaganda ucraina ha continuato a minacciare la distruzione della centrale, con l’obiettivo di sommergere la riva sinistra del Dnepr e interrompere l’alimentazione idrica della Crimea.

Ricordiamo che durante sette o otto anni, il regime terroristico di Kiev, nelle “personcine” degli squadristi di Pravyj Sektor (all’epoca, in combutta con formazioni di tatari di Crimea e Lupi grigi turchi), aveva condotto un autentico blocco idrico della Crimea. Ora, nota Colonel Cassad, Kiev se ne vergogna e quelle minacce vengono cancellate da internet.

A più riprese, l’Ucraina ha scaricato l’acqua dalla centrale idroelettrica del Dnepr, che attraversa il fiume tra i centri di Dnepropetrovsk e Nikopol, molto più a nord della centrale di Novaja Kakhovka, facendo così innalzare il livello nel bacino di Kakhovka.

In particolare, sia lo scorso autunno, quando c’erano stati svariarti discorsi circa il possibile minamento della centrale di Kakhovka, sia letteralmente alla vigilia della distruzione della centrale, nella notte del 6 giugno. Tuttora, scrive Aleksandr Kots su Komsomol’skaja Pravda, Kiev continua a tenere aperte le chiuse di quella centrale, pur non essendoci alcun motivo ingegneristico: né forti piogge, né inondazioni primaverili.

Obiettivamente, dal punto di vista militare, l’allagamento verificatosi con il bombardamento della diga di Novaja Kakhovka, crea più problemi alle forze russe, che non a quelle ucraine, dal momento che le prime perdono parte del terreno difensivo avanzato e dei campi minati, che dovranno essere riorganizzati.

Tra l’altro, alcuni osservatori militari, già alcuni mesi fa, su News Front avevano messo in guarda sul pericolo per i campi minati russi di una possibile esondazione del fiume in quell’area.

L’innalzamento del livello del Dnepr mette in pericolo le linee di difesa costiere russe, dichiara al portale Vzgljad l’attivista Vladimir Rogov: «c’è il rischio che le forze ucraine forzino il Dnepr. Kiev non nasconde i piani per impossessarsi della centrale e ammette apertamente che quella diverrebbe una buona testa di ponte sulla riva sinistra del fiume». Infatti, «se il livello di allagamento aumenta ancora, gli ucraini potranno servirsi di imbarcazioni leggere per ovviare ai campi minati russi».

Kiev potrebbe avere la possibilità di forzare più facilmente il Dnepr nella parte superiore, da Nikopol e Marganets verso Energodar: hanno «già fatto tali tentativi, ma ora, quando il bacino, che qualcuno finora definiva “mare”, si restringe fino alla larghezza del letto del fiume, per loro sarà molto più facile farlo».

Dopo la perdita di Artëmovsk e il fallimento del tentato attacco nell’area del saliente di Vrem’evka, tra Ugledar e Zaporož’e, scrive Colonel Cassad, l’Ucraina aveva urgente bisogno dell’ennesima “Bucha”, per sviare l’attenzione dagli ultimi fallimenti militari.

Al contrario, la Russia non trae particolari vantaggi dalla distruzione della centrale di Kakhovka, dal momento che, se da un lato, causa l’allagamento, possono crearsi difficoltà anche per l’attività dei gruppi di sabotatori ucraini sugli isolotti nella zona di Kherson, dall’altro può rendersi problematica la situazione lungo il Dnepr a nord della centrale stessa, dove le truppe ucraine possono portare attacchi d’appoggio ai tentativi d’offensiva sulla direttrice di Zaporož’e, soprattutto se l’obiettivo è la presa della centrale atomica.

Tanto più che in passato Kiev aveva già intrapreso tentativi, falliti, di attestarsi nell’area di Energodar, per impossessarsi della centrale nucleare di Zaporož’e.

A proposito di quest’ultima, sul portale Vzgljad, l’attivista Vladimir Rogov dichiara che nonostante il fatto che il bacino di Kakhovka sia importante per le vasche di raffreddamento della centrale, questa dispone di altri canali idrici. Inoltre, al momento la centrale nucleare non produce energia, il che riduce la quantità di acqua richiesta per la manutenzione dell’impianto.

Secondo Aleksej Anpilogov, presidente del fondo per la ricerca scientifica «il livello critico dell’acqua nelle vasche, a causa del quale potrebbero verificarsi problemi con la centrale di Zaporož’e, è di otto metri. Nel caso, la centrale nucleare chiuderà lo scarico dell’acqua di raffreddamento e entrerà in modalità operativa con l’acqua artesiana dai pozzi. In quel momento, è probabile che i reattori debbano essere completamente spenti, anche se già ora praticamente non operano, a causa dei bombardamenti ucraini».

Per quanto riguarda la Crimea, a parere sia di Rogov, che di Anpilogov, al momento non è elevato il pericolo che rimanga senza alimentazione il canale Nord-Crimea, attraverso cui l’acqua, dalla regione di Kherson, arriva nella penisola: «i sistemi di alimentazione del canale sono a monte della centrale di Kakhovka e sono progettati per un livello minimo dell’acqua di 12,7 metri. Di conseguenza, se non viene colpita la stazione di pompaggio, è possibile prevedere in Crimea un certo razionamento dell’acqua per agricoltura, ma non ci dovrebbero essere problemi con l’acqua da bere».

Nelle immediate vicinanze dell’area allagata, invece, secondo Kots, i danni alle chiuse avranno inevitabilmente effetti negativi sui terreni agricoli nelle aree delle regioni di Kherson e Zaporož’e controllate dalle forze di Mosca.

Senza il sistema di irrigazione dei campi, che rischia di subire gravi danni, le terre fertili si trasformeranno in steppa arida. Come è successo in Crimea dopo che Kiev aveva chiuso i rubinetti alla penisola nel 2014: i terreni nella penisola «non si sono ancora completamente ripresi».

In generale, Aleksandr Kots ricorda come a dicembre scorso, gli stessi comandanti ucraini avessero parlato degli attacchi alla diga di Kakhovka in un’intervista coi media occidentali. The Washington Post del 29 dicembre 2022 scriveva che «Il maggiore generale delle forze armate ucraine Koval’chuk ha pensato di esondare il fiume. Gli ucraini, ha detto, hanno persino effettuato un attacco di prova con HIMARS su una delle chiuse della diga Novokakhovskaja, procurando tre falle nel metallo, per vedere se le acque del Dnepr potevano salire abbastanza da bloccare gli accessi russi, ma non allagare i villaggi nelle zone limitrofe. La prova ha avuto successo, ha detto Koval’chuk».

La stessa citazione da TWP è ripresa anche dall’ex conduttore della Fox News, Tucker Carlson, il quale scrive (il suo intervento è riportato dal canale telegram russo kolxozdelodobrovolnoe): «La domanda è chi l’ha fatto. Vediamo. La diga di Kakhovka era di fatto russa. Era stata costruita dal governo russo. Al momento, si trova in territorio controllato dalla Russia. Il bacino della diga fornisce acqua alla Crimea che, da 240 anni, è la dimora della flotta russa del mar Nero. Far saltare in aria la diga può essere forse un male anche per l’Ucraina, ma reca un danno ancora maggiore alla Russia. Proprio per questo motivo, il governo ucraino aveva esaminato la possibilità di distruggerla.

A dicembre, The Washington Post aveva citato un generale ucraino che affermava che i suoi uomini avevano lanciato missili di fabbricazione americana contro la chiusa della diga come attacco di prova. Così che, non appena i fatti cominciano ad emergere, diventa molto meno misterioso ciò che potrebbe essere successo alla diga.

Qualsiasi persona sana di mente concluderebbe che siano stati probabilmente gli ucraini a farla saltare in aria, proprio come hanno fatto saltare in aria il gasdotto russo Nord Stream lo scorso autunno. E infatti, come ora sappiamo, gli ucraini hanno fatto proprio così. Non sembra che Vladimir Putin stia cercando di scatenare una guerra contro se stesso».

Lo stesso, per il conduttore radiofonico americano Garland Nixon, riportato da Colonel Cassad: secondo i media mainstream, dice Nixon, la Russia ha: «attaccato i propri gasdotti; ha fatto saltare in aria il ponte di Crimea; ha attaccato la propria centrale nucleare; ha attaccato il ponte di Crimea; ha fatto saltare in aria la propria diga; ha attaccato il Cremlino con i droni».

Nel caso specifico, concludono i media “del nemico”, disponiamo dei motivi, della possibilità, di fatti provati su precedenti attacchi alla centrale idroelettrica di Kakhovka e le ammissioni documentate dei criminali, sul fatto che stessero pianificando l’atto terroristico di distruggere la centrale.

Ovviamente, gli sponsor del regime nazista di Kiev faranno finta di non sapere chi abbia fatto saltare la centrale, oppure accusano direttamente la Russia, esattamente come hanno fatto per il “North stream”. Sono le stesse persone. Per questo, là, i fatti non interessano a nessuno. Si tratta soltanto di realizzare la propria politica con metodi terroristici.

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