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Elezioni spagnole: il ritorno del bipolarismo 

Il 23 luglio si svolgeranno le elezioni anticipate in Spagna. Sarà una sfida tra il premier socialista uscente Pedro Sanchez contro il leader del Partido Popular, Alberto Núñez Feijóo.

La coalizione Sumar, lanciata dalla vice-presidente uscente del governo, nonché Ministra del lavoro, Yolanda Diaz – succeduta nella carica di vice al co-fondatore di Podemos Pablo Iglesias, dimessosi a sorpresa per candidarsi senza successo a sindaco di Madrid – è riuscita a raggruppare di fatto tutte le formazioni, una quindicina, a sinistra del Psoe.

L’orizzonte politico di questa coalizione, che ha visto integrare Unidas Podemos non senza difficoltà, è la continuazione dell’esperienza dell’esecutivo uscente ed un sostegno a quello che l’intero schieramento conservatore ha definito “sanchismo, contro cui ha promosso una battaglia senza quartiere, tra l’altro vincente, alle ultime amministrative del 28 maggio.

Il termine ultimo per comporre le liste sarà il 19 giugno, mentre venerdì 9 è stato l’ultimo giorno per la formazione delle coalizioni.

Sumar ha raggruppato una dozzina di formazioni tra cui Izquierda Unida – con all’interno il Partito Comunista Spagnolo (PCE) – Más Madrid la formazione di Mónica García che si era scissa da Podemos, la formazione della sindaca uscente di Barcellona Ada Colau (Catalunya en Comú), oltre a varie varie formazioni ecologiste e locali, come la valenziana Compromís.

Secondo una analisi condotta dal quotidiano spagnolo El PAÍS: «la somma delle candidature elettorali collocate a sinistra del PSOE ha ottenuto circa 2,2 milioni di voti nelle ultime elezioni locali di fronte ai quasi 2,9 milioni del novembre 2019».

Podemos, che in 11 “regioni” su 12 si è coalizzata con IU, ha ottenuto poco più di 500 mila voti; ha perso 5 dei 6 governi locali ed ha un qualche peso solo in Navarra e nelle Asturie, dove conta però su un solo eletto. Ma non ha più rappresentanti a Madrid, Valenza e nelle Canarie.

Non è insomma più un soggetto nazionale, né il perno a sinistra del Psoe, ed avrà senz’altro un peso ridotto nella composizione delle liste.

Más Madrid e Compromís, per fare un esempio, hanno ottenuto rispettivamente più di 620 mila voti nelle ultime amministrative e circa 331 mila preferenze.  

I voti della destra neo-falangista di Vox di Santiago Abscal potrebbero essere fondamentali per riportare i popolari al governo della monarchia spagnola.

I neo-falangisti, dopo avere fortemente influenzato il dibattito politico iberico e lo stesso PP dell’ex leader Casado, ha conosciuto un consenso crescente ed ora potrebbe diventare il game changer.

La formazione è stata creata nel 2013 da fuoriusciti del PP – tra cui un ex ministro franchista che a suo tempo aveva firmato condanne a morte – ed ha acquisto un peso nella battaglia anti-indipendentista nei confronti della Catalogna e contro le formazioni della sinistra “autonomista” basca.

Si è tornati di fatto quindi ad una sorta di bipolarismo PSOE/PP in cui i voti, rispettivamente di Sumar o di Vox, saranno fondamentali per governare a seconda di una vittoria socialista o dei popolari, con oerò una maggiore polarizzazione.

La destra populista di Ciudadanos, scomparsa dal quadro politico (il PP che è riuscito a catturarne i voti), non si presenta alle politiche, mentre Podemos – uscito con le ossa rotte dalle ultime amministrative – ha di fatto rinunciato ad essere un polo alternativo ai socialisti, ma mira solo ad avere il maggior peso possibile dentro Sumar.

In un messaggio video l’attuale leader di Podemos, Ione Belarra, ha dichiarato che in “un’onda reazionaria di dimensioni internazionali, esiste una possibilità difficile, però reale, di riconfermare il governo di coalizione e optare per una seconda legislatura che ci permetta di approfondire le trasformazioni sociali e femministe. Questa possibilità dipende dal fatto che le forze politiche raggruppate in Sumar e Podemos si presentino sotto un’unica candidatura alle elezioni generali

Già dal giorno dell’annuncio delle elezioni anticipate questa è stata l’indicazione sostenuta dallo stesso Iglesias, nel corso di queste settimane è stata caldeggiata dai vari leader locali, e poi certificata da una votazione dei militanti conclusasi venerdì mattina, che per ben oltre il 90% hanno optato per questa scelta.

É sempre bene ricordare che nel quadro politico iberico hanno un peso rilevante a livello locale le formazioni “autonomiste”, in specie nei Paesi Baschi, in Catalogna e in Galizia.

Lo scontro politico che va delineandosi in questo mese sarà quindi tra un fronte progressista che mira alla continuità dell’esperienza di un governo che si potrebbe definire nel solco della  tradizione “social-democratica di centrosinistra” – fedele al blocco euro-atlantico e che non intende rompere con le storture dell’assetto politico-istituzionale della monarchia spagnola – ed uno schieramento fortemente conservatore, con un baricentro spostato decisamente più a destra, e che vede concretizzarsi, considerati gli ultimi risultati elettorali, la possibilità di tornare al potere.

Sdoganando ulteriormente l’estrema destra neofascista come forza di governo “normale” dentro la “democratica” Unione Europea.

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1 Commento


  • Giancarlo staffo

    Sbaglio o Podemos si è volutamente dimenticato della guerra e delle sue conseguenze sociali e politiche…. La guerra è la discriminante ineludibile…

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