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Allarmi ucraini inventati, provocazioni polacche reali. La pace fa paura

Onestamente non so più cosa pensare delle dichiarazioni ufficiali ucraine, se non che probabilmente stanno perdendo il controllo della “narrazione” e sono costretti a esagerare sempre di più.

Quello che vedete nella foto è il bollettino del Comando delle Forze Aeree ucraine secondo il quale stamattina la contraerea ha abbattuto sei Kinžal, sei Kalibr e due droni da osservazione in un attacco missilistico alla regione di Kiev, dove al momento si trova la delegazione africana che domani si recherà a Mosca. Dmytro Kuleba, il Ministro degli Esteri, ha subito scritto che si tratta “del più grande attacco a Kiev da settimane” per poi aggiungere che si tratta “di un messaggio per l’Africa“: la Russia vuole più guerra, non la pace.

Ora, due cose. La prima fa appello alla logica (che abbiamo visto non andare più di moda, ma io ci provo sempre): in base a quale criterio la Russia dovrebbe lanciare un attacco missilistico su Kiev nel momento in cui a Kiev è appena arrivata una delegazione composta dai vertici dei paesi africani che con la Russia hanno rapporti eccellenti, come l’Egitto, l’Uganda, il Senegal e il Sudafrica (rappresentati, questi ultimi due, dai rispettivi presidenti) e che domani si trasferirà in Russia?

Col Sudafrica, membro dei BRICS, che ha annunciato di non prendere nemmeno in considerazione di arrestare Putin su mandato della Corte Penale Internazionale quando ad agosto andrà a Johannesburg, e l’Egitto che ha appena chiesto di essere ammesso nei BRICS? Quale vantaggio politico potrebbe mai immaginare di ricevere?

La seconda: nel cielo di Kiev non ci sono le scie di condensazione dei missili Patriot, che sono gli unici che potrebbero, teoricamente, abbattere i Kinžal. L’unica cosa che si è vista è quello che c’è nella seconda foto, cioè i colpi sparati da un sistema tipo Gepard, che certo non serve né per i Kinžal né per i Kalibr. E soprattutto, non è stato segnalato alcun decollo di Tu-95 o Mig-31, che sono le piattaforme usate per il lancio dei Kinžal, né è segnalata attività della flotta del Mar Nero, che è quella che solitamente lancia i Kalibr.

Non sarebbe la prima volta che, in occasione di visite importanti (quella di Biden, ad esempio) viene proclamato un allarme aereo senza reale necessità; né sarebbe la prima volta, con buona pace di chi vorrebbe che non fosse così, che vengono annunciati successi inesistenti.

NB: La missione sudafricana ha affermato di non aver sentito i suoni di esplosioni e sirene a Kiev.

Il rappresentante del presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha definito disinformazione le notizie di esplosioni a Kiev durante la visita odierna di una delegazione africana in Ucraina.

“È molto strano che non abbiamo sentito o visto l’esplosione. Ovviamente qui si sta diffondendo una deliberata disinformazione. Eravamo perplessi quando siamo stati riportati in hotel e abbiamo camminato per le strade dove la gente continuava normalmente la giornata”, ha detto il rappresentante del Presidente della Repubblica Sudafricana Vincent Magguena.

Francesco Dell’Aglio *

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La delegazione sudafricana in missione a Kiev prima e a S.Pietroburgo poi (delegazione in cui era presente anche il presidente Cyril Ramaphosa) era stata bloccata ieri a Varsavia dalla polizia di frontiera polacca perchè, secondo il locale giornale Rzeczpospolita, le guardie del corpo del leader sudafricano “erano armate fino ai denti“.

Addirittura, sempre secondo la stampa polacca, i sudafricani portavano con sè 12 container di armi (forse stipate nella stiva del’aereo proveniente da Johannesburg). I membri della delegazione (piuttosto nutrita, si parla di 120 persone) ovviamente hanno protestato con Varsavia (tutti hanno passato volontariamente la notte nell’aereo, presidente compreso) e, secondo il portavoce del presidente, Wally Rude, la mossa polacca aveva lo scopo di far fallire la missione di pace

Giancarlo Castelli *

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Brevemente, quello che tra ieri e oggi si è visto.

Considerazione iniziale, molto importante, che mi pare non abbiamo mai fatto: qualsiasi filmato dal fronte viene diffuso tra le 24 e le 48 ore di distanza dal momento in cui è stato girato. Quello che vediamo oggi è di ieri o dell’altro ieri, e quello che è successo oggi lo vedremo, alla meglio, domani. Questa è una cosa importante da specificare.

Chiarito questo, cosa stiamo vedendo (o non vedendo)? P’yatykhatky (che, tanto per chiarire di cosa parliamo, significa “cinque case”) parrebbe essere in mano ucraina, ma qui cominciano i problemi: stanotte sembra che le truppe ucraine che l’hanno presa siano state cannoneggiate fino allo sfinimento dall’artiglierie e dalle granate termobariche dei russi, e abbiano avuto perdite pesantissime di uomini e materiale.

Ma, appunto, mancano ancora foto e filmati, per cui possiamo solo riferire quanto si dice: abbiamo foto e filmati di mezzi distrutti ma durante il giorno, quando il grosso delle perdite dovrebbe essere stato sostenuto di notte.

Non stiamo vedendo carri armati occidentali, solo materiale ex-sovietico. Vediamo però blindati occidentali, oltre che ex-sovietici, e molta fanteria, il che ci lascia pensare che, più che un ordine venuto da oltreoceano per evitare ulteriori, si tratti di una scelta tattica.

Del resto se hai perso la maggior parte dei veicoli da sminamento e il tuo scopo è occupare posizioni, ti serve la fanteria e ti servono i blindati per portarcela con un minimo di protezione, con un minimo di carri, e vanno benissimo anche gli ex sovietici, per dare un po’ di fuoco d’appoggio. Ma così, uno dice, per la fanteria è più rischioso. E già.

Stiamo vedendo (o meglio: ci dicono che c’è, noi non lo vediamo, ovviamente) un gran concentramento di truppe ucraine a Veliky Burluk, nella regione di Kharkiv. Da lì si potrebbe sia muoversi verso il confine russo, per una ripetizione dei raid di qualche giorno fa, per massimizzare l’effetto mediatico, e in questo caso le conseguenze pratiche sarebbero di poco conto; ma se invece agissero insieme alle truppe presenti a Kupjans’k potrebbero muoversi verso il fronte del Donbas settentrionale, in direzione della linea Troits’ke-Nižnyaya Duvanka-Svatovo. Più difficile, ma di sicuro effetto.

Stiamo vedendo molti video di soldati ucraini presi prigionieri, in vari punti del fronte (perché non si combatte solo a P’yatykhatky, va ricordato. Quel villaggio è più presente nelle notizie perché è tra quelli ripresi dall’Ucraina, ma il fronte è in attività più o meno ovunque). Ora, la cosa è strana, perché di solito quelli presi prigionieri sono quelli che difendono, non quelli che attaccano.

Abbiamo infine visto (quasi sentito, direi, a giudicare dalla portata dell’esplosione) un attacco di Storm Shadow su un deposito di munizioni russo a Rykove, nell’oblast’ di Cherson, con conseguenze piuttosto serie. Finora, però, nemmeno gli Storm Shadow si stanno dimostrando un “game changer”, anche se qualche buon colpo l’hanno messo a segno.

Si dice però che l’MI6 britannico stia raccogliendo informazioni per colpire l’aeroporto di Berdyansk, dove stazionano un bel po’ di quegli elicotteri che stanno facendo parecchio danno alle colonne blindate ucraine. Se lo so io, immagino lo sappiano anche i russi.

Francesco Dell’Aglio *

* da Facebook

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