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L’Onu non è al servizio di Usa e Zelenskij

Stati Uniti e Russia sono arrivati all’Assemblea Generale dell’ONU senza troppo amore reciproco, diciamo così, e non si prevede che le cose miglioreranno in vista della riunione del Consiglio di Sicurezza che si terrà mercoledì mattina.

Il 16, durante una conferenza stampa congiunta con la Ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock a Washington, il Segretario di Stato Anthony Blinken ha sostanzialmente ammesso che agli Stati Uniti, nonostante le dichiarazioni di principio, non importa l’uso che gli ucraini fanno degli armamenti che gli USA e la NATO inviano loro:

Riguardo all’uso che gli ucraini fanno di questi sistemi, sono loro a decidere i bersagli. Non noi. E loro devono valutare ciò che può essere più efficace per lavorare a recuperare la loro piena sovranità, la loro integrità territoriale. Per quanto riguarda la nostra politica, non incoraggiamo, né abilitiamo, l’uso dei nostri sistemi d’arma all’esterno dell’Ucraina. Ma ripeto, fondamentalmente queste sono decisioni ucraine“.

(“When it comes to how Ukrainians use these systems, the targeting decisions are theirs. They’re not ours. And they have to make judgments about what can be most effective in working to regain their full sovereignty, their territorial integrity. As a matter of our own policy, we do not encourage, nor do we enable, the use of our weapon systems outside of Ukraine. But again, fundamentally these are Ukrainian decisions“. Qui il testo dell’intera conferenza stampa.

Samuel Ramani, che è un cialtrone ma non un fesso, ha immediatamente commentato su Twitter che questa è una chiarificazione importante, perché va a negare l’idea che gli USA proibiscano all’Ucraina certi usi delle loro armi, e la collega alla probabile decisione di inviare gli ATACMS, dei quali parliamo magari domani.

Questo è il segreto di Pulcinella, come si suol dire, perché è ben noto che non solo gli armamenti NATO sono stati utilizzati su suolo russo (non Crimea o Donbas, Russia pre-2014), ma soprattutto che i bersagli più complessi, come l’aeroporto di Pskov o le navi nel Mar Nero, vengono identificati grazie ai satelliti e agli aerei-spia della NATO.

Ovviamente l’intenzione di Blinken è quella, pilatesca, di lavarsi le mani dell’uso che gli ucraini fanno delle armi NATO, e se succede qualcosa che non dovrebbe succedere (tipo l’incursione su suolo russo della “resistenza” armata, appunto con armi statunitensi) scaricare la responsabilità sul comando ucraino.

Ma è utile che questa foglia di fico sia finalmente caduta.

Una cosa che però mi sembra sia passata sotto silenzio dalla nostre parti (se sbaglio correggetemi, come diceva quel tipo, ma davvero non mi pare se ne sia parlato) è una brevissima dichiarazione di Lavrov all’inviato del programma “Mosca. Cremlino. Putin” (si chiama così, “Москва. Кремль. Путин“, non ci posso fare niente) andata in onda ieri (la trovate qui in russo, dal sito del Ministero degli esteri: e sempre dallo stesso sito del Ministero in traduzione inglese qui).

Alla solita domanda sulle munizioni a uranio impoverito che gli USA manderanno in Ucraina, la risposta è stata abbastanza inaspettata: “Non posso commentare le loro dichiarazioni. Hanno sette venerdì alla settimana [cambiano idea di continuo]. Forse stanno preparando l’opinione pubblica.

Comunque non cambierà il senso di ciò che sta succedendo, e quello che sta succedendo è che l’Ucraina è stata preparata, e l’hanno preparata per molti anni, a combattere con le mani e coi corpi [dei suoi cittadini] per infliggere una sconfitta strategica alla Russia.

Non importa quello che dicono, stanno conducendo questa guerra, stanno fornendo armi, munizioni, intelligence, dati satellitari. Stanno facendo la guerra contro di noi“.

Anche qui è caduto il segreto di Pulcinella, si direbbe, e certo Lavrov non è il primo che lo ha detto esplicitamente. Solo che Lavrov (che ieri a Mosca ha incontrato il suo omologo cinese Wang Yi, altra notizia poco pubblicizzata) non è Medvedev, e nemmeno Blinken, e se il Ministro degli Esteri russo si lancia in queste dichiarazioni, vuol dire che i rapporti sono davvero ai minimi termini.

Intanto, il Guardian avverte Zelensky che stavolta all’ONU non sarà una passerella trionfale. Il “sud del mondo“, dice, si è un po’ stancato di tutta questa faccenda, e del fatto che l’agenda ONU sia egemonizzata da più di un anno e mezzo da un conflitto tra bianchi. Quest’ultima cosa la dico io, non il Guardian, il cui articolo troverete qui.

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