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La “lobby-Bandera” nel mondo occidentale

Alla vigilia della conferenza internazionale “Der Bandera-Komplex: Der ukrainische Faschismus – Geschichte, Funktion, Netzwerke” (Il complesso-Bandera – il fascismo ucraino: storia, funzioni, reti), organizzata per il 29 ottobre a Berlino dal quotidiano Die junge Welt e Melodie & Rhythmus, l’ex organo della Freie Deutsche Jugend della DDR ha intervistato il giovane ricercatore newyorkese Moss Robeson, che ha recentemente pubblicato un saggio e messo in circolazione un film sul fascismo ucraino e sulla rete internazionale della “Lobby-Bandera”.

Alla conferenza del 29 ottobre si parlerà del ruolo di OUN nella Seconda guerra mondiale e nell’attuale conflitto in Ucraina.

I fascisti, scrive DjW nel presentare la conferenza, fungono oggi da joker militare della NATO e da sprone per la battaglia che l’Alleanza ha spinto «fino all’ultima goccia di sangue» degli ucraini.

Ecco quindi che la classe politica e l’establishment mediatico occidentali li trasformano in eroi e mascherano sistematicamente la loro ideologia assassina.

La Conferenza tratterà di questa manipolazione di massa, mettendo in luce le radici politiche del culto creato attorno al leader fascista ucraino e collaborazionista hitleriano Stepan Bandera.

Per parte nostra, aggiungiamo che non tutto nelle affermazioni di Moss Robeson è pienamente corretto e condivisibile, come, per citare un solo esempio, l’affermazione secondo cui «Non è dato sapere se i Servizi segreti USA abbiano direttamente sostenuto OUN-B nelle prime fasi della guerra fredda», dal momento che è noto come, sin dai primissimi anni ’50, la CIA avesse messo a punto una mappa delle aree ucraine più anti-sovietiche e più ricettive a infiltrazioni armate occidentali.

Ma è senz’altro da lodare l’impegno nella ricerca dei legami tra un determinato establishment mondiale e la rete nera che lo circonda e da esso foraggiata: nello specifico, la rete neonazista che ha preso il sopravvento a partire dal golpe di majdan del dicembre 2013-febbraio 2014 a Kiev, ma che, purtroppo, aveva trovato troppo facili radici e terreno fertile nelle criminali protezioni accordate fin dalla metà degli anni ’50 al nazionalismo reazionario nella RSS d’Ucraina.

Voglio far luce sulla Bandera-lobby

A proposito del retroterra del “Nazigate”, delle reti della Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN) e della nuova isteria anticomunista. Una conversazione con Moss Robeson

Intervista di Susann Witt-Stahl

Lo scandalo dell’omaggio tributato a settembre all’ex membro delle Waffen SS Jaroslav Hunka al parlamento canadese, ha suscitato forti polemiche a livello internazionale. Ma il governo Trudeau fa finta di niente e sostiene di non avere nulla a che fare con i fascisti ucraini e con il passato dei collaborazionisti hitleriani immigrati in Canada dopo la Seconda guerra mondiale. Quanto è credibile?

Naturalmente, è difficile per il governo canadese appellarsi all’ignoranza. Dopo tutto, il vice primo ministro Chrystia Freeland è la nipote di un collaborazionista nazista [Mikhajlo Khomjak; ndt] e suo zio, John-Paul Himka [Ivan-Pavlo Khimka, nato a Detroit da padre ucraino; ndt], ha scritto un’opera fondamentale sull’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN) e l’Olocausto.

Detto questo, non credo che i parlamentari della Camera bassa avessero realmente chiaro che stessero applaudendo una persona che aveva servito nelle forze armate della Germania nazista.

Verosimilmente, essi pensavano di acclamare un veterano dell’Esercito Insurrezionale Ucraino, UPA, dell’ala OUN-B, così definita perché faceva capo a Stepan Bandera [in contrapposizione a OUN-M, dal nome di Andrej Mel’nik; ndt].

Da molti anni, i canadesi sono addestrati, come foche in un circo, ad applaudire i banderisti che, nella Seconda guerra mondiale, avevano combattuto “per l’indipendenza”.

Ma l’UPA era un covo di collaborazionisti nazisti, che ebbe un ruolo importante nell’Olocausto e, a differenza della 14ª Divisione Waffen Grenadier delle SS (“Galizische N.1”), la sua organizzazione di base OUN esiste ancora oggi.

Questo deve essere un segreto di Pulcinella per il governo canadese, che finanzia numerosi gruppi camuffati di OUN, tra cui anche l’organo ufficiale banderista Ukrainian Echo in Canada.

Se fosse stato davvero così ignaro, da dove è allora uscito lo studio che ha portato a omaggiare Hunka in parlamento?

Se tale studio fosse stato condotto, il “Nazigate” potrebbe portare su strade politicamente pericolose e rivelare legami criminosi tra l’alta politica e i fascisti, come ad esempio il “Congresso Ucraino Canadese”, infestato di banderisti, che svolge un ruolo importante nelle relazioni tra Canada e Ucraina.

Lei ha coniato il concetto di “lobby-Bandera”. Cosa si intende precisamente con esso?

Per molti, il termine banderista è in generale sinonimo di nazionalista ucraino. Io però mi riferisco specificamente a persone membri di OUN-B o di altri gruppi scaturiti da questa organizzazione oggi clandestina.

“Pravyj sektor”, ad esempio, rientra in quest’ultima categoria perché il suo nucleo è rappresentato dalla “Organizzazione pan-ucraina “Trizub” nel nome di Stepan Bandera”, creata nel 1993 e che era in origine un gruppo paramilitare di OUN-B.

Diverso il caso del movimento “Azov”: sebbene consideri OUN come suo antenato ideologico, è emerso negli anni ’90 dalla scena neonazista ucraina, indipendente dalla rete Bandera.

Quando parlo della lobby-Bandera, mi riferisco alla rete internazionale di OUN-B, soprattutto nella diaspora ucraina, compresi i suoi numerosi gruppi camuffati. E anche altre organizzazioni, non fondate dai banderisti, ma da questi rilevate, come “Ukrainian Congress Committee of America”, UCCA. Ci sono poi tutti i loro amici e alleati.

Nella sua ricerca sul fascismo ucraino, lei ha studiato particolarmente OUN, in passato e oggi. L’opinione pubblica in Germania e nel mondo occidentale non è affatto informata su OUN, che nel 1940 si divise nella già citata ala OUN-B e in un’ala OUN-M che prende il nome dall’allora presidente Andrej Mel’nik, e le persone non sanno nemmeno che esista ancora. Dove possono trovarsi oggi le strutture e le reti OUN?

Finora non mi è del tutto chiaro se l’ala “Mel’nik” di OUN sia ancora oggi significativamente attiva al di là dei confini UcrainI. Sono invece sicuro a proposito di OUN-B: sebbene nelle mie ricerche mi sia concentrato su Ucraina e Paesi anglo-americani, ho trovato indizi della sua esistenza anche in Germania, Italia, Portogallo e Argentina. In USA, Canada, Gran Bretagna e Australia non è nemmeno difficile localizzare e indagare sulle loro reti.

Questo perché, con poche eccezioni, ha mantenuto le sue strutture fin dai primi anni della guerra fredda. È fin troppo facile perdersi nel labirinto di lettere e acronimi quando si parla delle varie organizzazioni camuffate di OUN-B o, come le chiamano i banderisti, “strutture di facciata”.

Esse sono legate insieme nel “World Council of Ukrainian Statehood Organizations”, detto anche “International Council in Support of Ukraine”, organo di coordinamento di OUN-B, noto in passato come “World Ukrainian Liberation Front”.

L’attuale presidente, Boris Potapenko, è originario degli USA. Nella diaspora ucraina, la “Ukrainian Youth Association”, CYM, di massima è l’associazione giovanile di gruppi banderisti che hanno sempre guidato il “Fronte di liberazione ucraino” in ogni Paese: in USA la “Organization for Defense of the Four Freedoms of Ukraine”, in Canada la “League of Ukrainian Canadians”.

La CYM c’è anche in Ucraina, ma nel 2001 OUN-B ha fondato una nuova organizzazione, più politica e militante: il “Congresso della Gioventù Nazionalista”. Nel 2019, questo gruppo è stato, tra l’altro, a capo del “Movimento di resistenza contro la capitolazione”, di ultradestra, e i suoi membri stanno assumendo sempre più la direzione di OUN-B in Ucraina.

Chi sono i capi?

Quando si conoscono i membri delle direzioni delle strutture di facciata, si può quasi esser sicuri che siano i leader delle reti OUN-B nei rispettivi Paesi in cui questa esiste ancora.

Non si tratta di una semplice supposizione. Stefan Romaniw, leader di OUN-B Internazionale dal 2009 al 2022, è da molto tempo leader della “Australian Federation of Ukrainian Organizations” e allo stesso tempo uno dei responsabili del “Ukrainian World Congress”, che ha sede a Toronto.

Il predecessore di Romaniv, Andrij Haidamakha, un banderista di origine belga, è ora probabilmente il numero uno in Germania, dove ha lavorato per Radio Free Europe/Radio Liberty (RFE/RL), finanziata dagli USA, e a Monaco ha diretto il giornale di OUN-B “Shljakh Peremogi” (La strada della vittoria).

Walter Zaryckij, capo di OUN-B in USA, dirige le due principali organizzazioni di facciata nel Paese: il “Center for US-Ukrainian Relations”, CUSUR, e la “Ukrainian American Freedom Foundation”, che si dice detenga il 40% della sede centrale di OUN-B a Kiev. Mykola Matvijivskij è un prete greco-cattolico e probabilmente leader di OUN-B in Gran Bretagna, è registrato come beneficiario del reddito generato da questo edificio e, a quanto pare, è uno dei principali finanziatori di OUN-B.

Da menzionare anche Oksana Prociuk, probabilmente leader di OUN-B in Canada: è l’ex tesoriere del “World Ukrainian Liberation Front” e amministratore delegato del Buduchnist Credit Union Financial Group, la più grande istituzione finanziaria ucraina in Canada.

Rintracciare e scoprire tali connessioni è abbastanza facile, ma richiede molto tempo ed è un po’ deprimente: ci si sente un teorico della cospirazione.

Questo dovrebbe essere ancor più esatto se si osservano più da vicino le attività del CUSUR di Walter Zaryckij. Politici, rappresentanti di think tank come l’Atlantic Council e la Rand Corporation, che sono tra i consulenti dell’amministrazione Biden, intervengono alle conferenze del CUSUR, così come alti generali statunitensi in pensione, come Ben Hodges, che nelle sue apparizioni sui media, anche in Germania, invoca regolarmente un atteggiamento più duro nei confronti della Russia. Come valuta le relazioni di OUN-B con la classe politica statunitense?

OUN-B è ben lungi dall’essere al comando a Washington. Tuttavia, ha legami significativi con importanti Think Tank, tra cui US–Ukraine Foundation, American Foreign Policy Council e Congressional Ukraine Caucus.

Queste relazioni sono state in gran parte costruite e stabilite attraverso UCCA e CUSUR. Una fonte anonima, di solito affidabile, ha persino affermato che i leader dei banderisti in USA hanno usato organizzazioni di facciata come CUSUR per «fornire alla CIA rapporti sulla Comunità ucraina, le sue attività politiche e le sue macchinazioni fraudolente».

Non è dato sapere se i Servizi segreti USA abbiano direttamente sostenuto OUN-B nelle prime fasi della guerra fredda. Se non lo avessero fatto, le cose potrebbero esser cambiate sotto l’Amministrazione Ronald Reagan, dopo che i banderisti hanno iniziato a lavorare per RFE/RL, che era essenzialmente un’organizzazione camuffata della CIA.

Ci sono indizi che i rapporti siano cambiati dopo l’indipendenza ucraina, quando i banderisti hanno perseguito il loro obiettivo a lungo termine: la costruzione di un forte stato nazionale ucraino alleato dell’Occidente contro la Russia.

Ad esempio: nel 2000, quando furono organizzate le prime conferenze CUSUR, a Los Angeles, con il sostegno dell’Istituto democratico-repubblicano National Endowment for Democracy, rilevato dalla CIA, Andrii Haidamakha divenne leader di OUN–B, dopo che negli anni ’90 aveva diretto l’ufficio di Kiev di RFE/RL. OUN-B ha dato un importante contributo all’escalation del conflitto con la Russia.

Ha svolto un ruolo fondamentale in “Euromajdan”, nella decomunistizzazione, nella riabilitazione dei collaborazionisti nazisti, nella normalizzazione del fascismo e nella “banderizzazione” della società civile.

Le frazioni che a Washington si sono impegnate nel sabotaggio dell'”agenda di pace” di Zelenskij del 2019 [l’autore si riferisce probabilmente alle promesse elettorali di Zelenskij, prima delle presidenziali della primavera 2019; ndt] sono anche presumibilmente promotrici del “Movimento di resistenza alla capitolazione” diretto da OUN-B e portato avanti da “Azov”.

Così, un rappresentante di punta del Atlantic Council, quale l’ambasciatore in Ucraina sotto George W. Bush e oratore fisso alle conferenze CUSUR, John Herbst, ha detto che nel 2020, a Kiev, davanti ai sostenitori del “Movimento di Resistenza”, Zelenskij aveva una scelta: piegarsi ai dettami del Cremlino, oppure perseguire una politica che gli assicurasse il sostegno occidentale.

La decisione per la seconda variante era inevitabile.

In che misura l’ideologia guerrafondaia di tali propagandisti della NATO si lega alla visione fascista del mondo di OUN?

Quando parlano della Russia, determinati circoli occidentali risuonano da tempo come banderisti. Questo vale, ad esempio, per le affermazioni secondo cui non ci siano nazisti in Ucraina, che la NATO non sia imperialista, mentre al contrario la Russia sarebbe la nuova Germania nazista, una “prigione dei popoli” che deve essere frantumata in piccoli stati, altrimenti non ci sarà mai pace.

Così, anche per la narrativa della guerra contro la Russia, che sarebbe un conflitto antimperialista e non dovrebbe esserci alcun compromesso, perché il Cremlino è la fonte dei peggiori mali nel mondo.

Stiamo assistendo, soprattutto negli Stati Uniti, a una nuova ondata di isteria anticomunista spinta dalla lobby-Bandera. Hanno anche condotto ricerche su “Victims of Communism Foundation”, lanciata nel 1993 sotto l’amministrazione Clinton, ora diretta principalmente contro Cina e Cuba e che dal 2022 ha anche un proprio museo. Che tipo di progetto è “Victims of Communism”, VoC, chi sono i suoi iniziatori e precursori storici e qual è il suo principale obiettivo?

VoC è stata creata da un’oscura organizzazione di ultradestra chiamata “National Captive Nations Committee”, NCNC, in cui svolgono un ruolo importante banderisti e altri ex collaborazionisti nazisti, come ad esempio in “Captive Nations Movement” che, durante la guerra fredda, fece essenzialmente opera di lobby nei confronti dei sostenitori di una Terza guerra mondiale, allora contro l’Unione Sovietica.

Nel frattempo, VoC si è rivelata un’organizzazione influente che ora versa lacrime sulle “nazioni prigioniere” della Cina. Sebbene la lobby-Bandera sia tra i suoi iniziatori, VoC mostra molto meno interesse per l’Ucraina rispetto ai suoi predecessori.

Il suo obiettivo principale sembra essere quello di convincere gli americani che la Cina sia la Germania nazista del 21° secolo, per fabbricare il consenso alla Terza guerra mondiale.

Negli Stati Uniti è emersa anche una potente lobby-”Azov”. Delegazioni del movimento neonazista ucraino sono invitate da membri del Congresso e Senatori, anche ad Harvard e in altre Università d’élite. Ogni tipo di personalità famose, come il politologo Francis Fukuyama, li sostiene e si fa fotografare con loro. Lo stesso è per Rachel Denbar, vicedirettrice di Human Rights Watch Asia and Europa, nonostante gli “eroi di Azovstal” abbiano a che fare con i diritti umani, solo quando si tratta di violarli. “Azov” è salito alla ribalta tra il pubblico occidentale. Com’è stato possibile?

Una piccola cerchia di cosiddetti esperti sta diffondendo da anni in occidente la menzogna di una “spoliticizzazione” del reggimento “Azov”. Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, i loro miti sono stati elevati a vangelo.

I critici del neonazismo ucraino sono rimasti in gran parte in silenzio perché non volevano essere percepiti come coloro che forniscono munizioni alla propaganda russa.

All’inizio, anch’io facevo parte di quest’ultima categoria, ma ho rotto il silenzio dopo aver visto come “Azov” potesse inviare senza problemi propri distaccamenti in USA e in altri paesi occidentali e stabilire stretti legami con la diaspora ucraina di cui prima non disponeva.

Si osserva uno sviluppo simile a quello della lobby-Bandera che, in parte con il sostegno dei governi occidentali, riscrive da anni la storia della Seconda guerra mondiale e dell’Olocausto.

I produttori di miti di Washington dichiarano probabilmente di poter spostare “Azov” in una direzione più positiva. In realtà, stanno solo facendo pubbliche relazioni per un potente movimento neonazista, per vincere la guerra dell’informazione contro la Russia.

Da cinque anni si sta facendo pubblicità a OUN e alla lobby-Bandera. Per un giovane ventisettenne americano, questo è un obiettivo di lavoro insolito e pesante, anche perché attualmente ci sono solo una manciata di storici in tutto il mondo che fanno ricerche critiche sul tema. Perché investite così tanto tempo e energie su questo argomento?

Nel 2014 ero rimasto molto turbato dal sostegno USA ai neonazisti ucraini. E ho iniziato a fare ricerche sulla storia nascosta di OUN durante la guerra fredda e questo si è presto rivelato estremamente interessante.

Ma solo nel 2019, quando ho scoperto di vivere nelle vicinanze del più vecchio monumento a Bandera del mondo, che si trova nello stato federale di New York, mi è diventato finalmente chiaro che OUN–B è ancora qui. Praticamente, in una notte sono passato da storico dilettante a giornalista dilettante. E a quel punto sapevo che non avrei potuto lasciar perdere finché non avessi scoperto le reti OUN-B.

Alla conferenza “Il complesso-Bandera”, organizzata da Die junge Welt e Melodie & Rhythmus per il 29 ottobre, lei presenterà per la prima volta i risultati della sua ricerca a un pubblico tedesco. Qual è la sua preoccupazione principale e qual è la cosa più importante che vuole trasmettere agli antifascisti?

Io intendo soprattutto affinare la consapevolezza che OUN-B rappresenta ancora una minaccia. Voglio portare alla luce la lobby-Bandera, perché non credo che possa sopravvivere alla luce del sole. Voglio chiarire che essa è un pezzo mancante del puzzle, senza il quale non possiamo farci un quadro completo del conflitto ucraino.

Forse, la mia ricerca potrà anche indurre le persone a pensare a cos’altro ancora non siano venute a sapere e aiutarle a rompere il silenzio e la propaganda dei media che abbelliscono il fascismo in Ucraina.

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