Menu

Gaza, Trattative per la tregua in stallo. Hamas presenta documento in undici punti

L’attività diplomatica in Medio Oriente per stabilire una tregua nella mattanza in corso a Gaza, a pochi giorni dall’inizio del Ramadan, sembra di nuovo entrata in una fase di stallo.

Secondo un articolo del britannico The Guardian, i negoziati in corso al Cairo tra i rappresentanti di Hamas, Qatar, Egitto e Stati Uniti sono ad un punto morto e senza risultati tangibili.

The Guardian ha citato Basem Naim, capo dell’ufficio politico di Hamas, secondo cui Netanyahu “non vuole arrivare ad un accordo” e “la palla ora è nel campo degli americani”, che dovrebbero fare pressioni sul governo di Tel Aviv per mediare un’intesa.

Hamas ha reso note le sue condizioni per un accordo di tregua duraturo su Gaza e Cisgiordania, mentre l’amministrazione Biden continua a far trapelare ipotesi di pressioni su Israele e – al contrario – atti concreti che le smentiscono.

Secondo il quotidiano Wall Street Journal, gli Stati Uniti hanno inviato “decine di migliaia di armi” a Israele dallo scorso 7 ottobre, incluse bombe a caduta libera e munizioni di precisione, ma l’amministrazione del presidente Joe Biden “ha perlopiù celato la portata del supporto militare” a Israele per tentare di limitare le critiche del Congresso e dell’opinione pubblica statunitensi, a fronte delle pesantissime ricadute del conflitto militare a Gaza. L’amministrazione Biden “ha organizzato più di 100 trasferimenti di armamenti a Israele, ma ha notificato ufficialmente al Congresso soltanto due spedizioni effettuate ai sensi del principale processo di vendita estera di armi”. Le altre spedizioni non sono state notificate al Congresso né divulgate all’opinione pubblica.

Tuttavia, secondo il Wall Street Journal, il fatto stesso che la Casa Bianca stia discutendo possibili restrizioni all’impiego delle armi Usa da parte di Israele dimostrerebbe secondo il quotidiano “la crescente preoccupazione dell’amministrazione in merito alla crisi a Gaza”, soprattutto – aggiungiamo noi – per l’alto prezzo politico ed elettorale che Biden potrebbe pagare alle prossime presidenziale per il suo atteggiamento verso il genocidio palestinese.

Secondo il New York Times le speranze che un accordo per lo scambio di prigionieri e per garantire una tregua temporanea a Gaza prima dell’inizio del Ramadan la prossima settimana si stanno affievolendo.

Per il Times of Israel i funzionari israeliani sarebbero sempre più pessimisti sulla possibilità di raggiungere un accordo sugli ostaggi e sulla tregua prima del Ramadan.
Secondo commenti simili di funzionari senza nome citati da diversi media israeliani – che in genere indicano una fuga di notizie coordinata – Israele ritiene che il dirigente di Hamas a Gaza Yahya Sinwar, invece di voler garantire un cessate il fuoco temporaneo nei prossimi giorni, voglia intensificare ulteriormente gli scontri durante il Ramadan.

Martedi i negoziatori dell’organizzazione palestinese Hamas hanno affermato sarebbero rimasti ancora un giorno al Cairo in attesa della risposta israeliana. Si attende dunque un ultimo tentativo per cercare di trovare una proposta che sia accettabile da entrambe le parti. Per il momento, Israele non ha risposto alle richieste di commento sulla stato delle trattative e fonti di Tel Aviv si sono limitate a dichiarare di non aver ricevuto alcuna controproposta da Hamas, dopo il rifiuto di fornire una lista di 40 ostaggi che dovrebbero essere liberati nel caso di una possibile tregua.

Per la prima volta, Hamas ha presentato un documento completo in undici punti per un accordo di cessate il fuoco, che Khalil al-Hayya, membro dell’ufficio politico di Hamas, ha consegnato personalmente all’inviato speciale egiziano Abbas Kamel, informandolo che questo documento non è negoziabile ed è definitivo, e che è venuto in Egitto apprezzando il ruolo egiziano ma che non è autorizzato a condurre alcun negoziato.

Il documento presentato da Hamas tramite Khalil al-Hayya include i seguenti elementi:

1- Fermare la guerra a Gaza una settimana prima dell’inizio dell’attuazione dell’accordo.

2- Un chiaro riconoscimento da parte di Israele di ritirarsi dalla Striscia di Gaza, con garanzie internazionali che tale ritiro sarà realizzato.

3- Non esiste una tregua umanitaria sotto questo nome, ma piuttosto la fine dell’aggressione contro Gaza.

4- Libertà di movimento nella Striscia di Gaza e consentire a tutti gli sfollati di tornare alle loro case e zone senza alcuna condizione.

5- Dal primo giorno di attuazione dell’accordo, si permetti agli aiuti di entrare in tutta la Striscia di Gaza senza dividere la Striscia di Gaza in quadrati di sicurezza.

6- Dopo la prima settimana di fine della guerra nella Striscia di Gaza, inizia il processo di scambio, poiché ad Hamas non impedirà che avvenga a Tranche e con garanzie internazionali e che Israele non violerà questi accordi.

7- Rifiuto assoluto che qualunque sia liberato dall’accordo venga messo fuori dei territori palestinesi e ognuno va rilasciato nella sua regione.

8- Rilasciare tutti i 57 detenuti dall’accordo Shalit, che sono stati nuovamente arrestati come rottura di quell’accordo, senza farne parte di questo accordo.

9- I detenuti all’interno (territorio del 48 n.d.t) e Gerusalemme sono una parte essenziale dell’accordo e non accettiamo il veto israeliano su questo criterio.

10- Hamas e le fazioni della resistenza presenteranno i nomi del gruppo di prigionieri israeliani 48 ore prima che venga effettuato il rilascio, e non ci saranno elenchi anticipati del numero di prigionieri e salme perché il processo di censimento richiederà più tempo.

11- Hamas, per la prima volta, ha presentato una lista di nomi come primo lotto per il processo di scambio, ed è stata specificata come segue:

A) 160 detenuti di alte e vecchie condanne, e l’elenco inizia con i seguenti nomi Marwan Barghouti Ahmed Saadat Abdullah Al-Barghouthi Ibrahim Hamed Abbas Al-Sayed Il resto dei nomi nell’elenco si basa sull’età e sulla condanna, indipendentemente dalla fazione o dalla geografia.

B) Tutte le donne, indipendentemente dalla condanna, dalla fazione o dalla geografia

C) Tutti i malati, indipendentemente dalla loro sentenza, età o identità. Questo elemento è intitolato Il prigioniero Walid Al-Dakka (detenuto nei carcere gravemente malato. N.D.T)

D) Gli anziani La definizione di anziano è determinata dai sessant’anni in su secondo gli standard internazionali.

E) Tutti i bambini e i giovani, indipendentemente dal loro status e identità. L’età pari o inferiore a 18 anni è stata fissata per definire questa categoria secondo gli standard internazionali.

Dopo aver completato il primo passaggio, passeremo al secondo nel quadro di un accordo globale di cessate il fuoco, ottenendo il ritiro completo dell’esercito israeliano dalla Striscia di Gaza e aprendo tutti i valichi affinché tutti gli aiuti possano raggiungere la popolazione della Striscia senza il controllo israeliano. Senza raggiungere questo obiettivo, il resto dei passaggi, compresi le salme, non verrà effettuato.

Lo stato di stallo delle trattative per una tregua duratura a Gaza e in Cisgiordania mette tutte le parti di fronte ad una alternativa del diavolo: se non si arriva ad una tregua continuerà il bagno di sangue, se si arriva ad una tregua, ma senza risultati concreti e duraturi, molti potrebbero cominciare a domandarsi a cosa sia servito il bagno di sangue. Aver lasciato per decenni sanguinare la ferita della questione palestinese è l’enorme responsabilità della comunità internazionale di fronte alla storia.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *