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L’assalto israeliano a Rafah è già deciso

La pazienza si sta esaurendo, e l’idea che Netanyahu ritiri o ritarderà l’operazione di Rafah è incomprensibile. Pertanto, il primo ministro ha fatto bene a chiarire che non intende rinunciare a Rafah: è quello che vuole il suo campo e, secondo i sondaggi, è quello che vuole la maggioranza della popolazione”.

A descrivere quello che di fatto è un via libera all’assalto militare su Rafah è l’agenzia israeliana Ynet news.

Il capo della CIA Bill Burns si è recato a Doha per un incontro di emergenza con il primo ministro del Qatar Mohammed Al-Thani in merito ai negoziati in corso per il rilascio degli ostaggi e l’accordo di tregua temporanea.

Secondo quanto riporta il Times of Israel la sua visita arriva mentre i colloqui sono “vicini al collasso“, aggiunge un funzionario, dopo che Hamas ha detto che la sua delegazione stava lasciando il Cairo per Doha, dove terrà ulteriori consultazioni sulla posizione del gruppo palestinese sull’accordo.

L’esercito israeliano ha subito perdite domenica in un attacco palestinese che i media di Israele hanno descritto come insolito, poiché la Resistenza palestinese ha bombardato postazioni di soldati israeliani al valico di Kerem Shalom (Karem Abu Salem) situato nel sud di Gaza.

Secondo Al-Jazeera, i media israeliani hanno riferito che è stato imposto loro un divieto di pubblicazione per quanto riguarda l’esatta provenienza dei proiettili e le perdite dell’esercito. Alcuni giornali e siti web israeliani hanno riferito che fino a 10 soldati sono rimasti feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni.

Secondo il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, “più di dieci persone sono rimaste ferite da un’insolita raffica di razzi che è stata sparata a Kerem Shalom dalla zona di Rafah, e comprendeva 14 razzi e bombe di mortaio”.

Ma il primo fuoco di sbarramento che Israele metterà in campo non sarà quello su Rafah bensì verso e contro l’indagine della Corte Penale Internazionale, con il concreto “rischio” che vengano emessi mandati di cattura per crimini di guerra contro Netanyahu e alcuni ministri di Tel Aviv responsabili della mattanza di questi mesi a Gaza; una mattanza che in molti definiscono ormai genocidio.

Dal punto di vista politico, è essenziale modificare le percezioni negative di Israele nell’arena internazionale” – afferma il giurista israeliano Roy Schondorf – “Il procuratore può aver avuto l’impressione, forse, dalle dichiarazioni fatte nelle capitali occidentali e dalle decisioni dei giudici della Corte Internazionale di Giustizia, che la sua base di sostenitori (paesi occidentali e giuristi di alto livello del diritto internazionale) si aspetti che egli contribuisca agli sforzi per frenare Israele”.

Schondorf aggiunge poi che “In base alla mia esperienza con i pubblici ministeri internazionali e statali, una volta che sono esposti allo stato preciso delle cose, possono essere persuasi che non c’è spazio per l’avvio di procedimenti penali”.

Secondo quanto riferito dal sito Axios, la scorsa settimana gli Stati Uniti hanno interrotto la consegna di una spedizione di munizioni prodotte negli Stati Uniti a Israele, anche se Tel Aviv afferma che le consegne stanno continuando normalmente.

Citando due funzionari israeliani rimasti anonimi, Axios riferisce che la decisione di sospendere la spedizione di munizioni ha preoccupatio il governo israeliano, poiché è la prima volta dal 7 ottobre che gli Stati Uniti impediscono a una spedizione di armi di raggiungere Israele.

Un portavoce della sicurezza nazionale della Casa Bianca si è rifiutato di confermare il rapporto, dicendo che non commentano i singoli casi.

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