A chiarire ancora una volta il ruolo degli Stati Uniti verso Israele sono arrivate le dichiarazioni del Dipartimento di Stato, secondo cui le accuse ad Israele di aver utilizzato metodi da genocidio a Gaza da parte di una commissione speciale dell’Onu sono “infondate” per gli Stati Uniti. Ad affermarlo è stato il vice portavoce del dipartimento di Stato americano Vedant Patel in un briefing con la stampa. “Crediamo che questo tipo di frasi e questo tipo di accuse siano certamente infondate”, ha aggiunto Patel.
E’ bene sottolineare che Patel è parte dell’amministrazione uscente di Biden e non di quella entrante di Trump, una conferma più della complicità bipartisan negli USA con i crimini di guerra israeliani.
Le prime possibili nomine della futura Amministrazione Trump rafforzano la linea filoisraeliana negli USA. Marco Rubio e Michael Waltz, i cui nomi circolano rispettivamente come Segretario di Stato e Segretario per la Sicurezza nazionale, sono favorevoli a una linea dura contro l’Iran e hanno espresso le loro posizioni a favore di Israele. Rubio ha detto che non si batterà mai per un cessate il fuoco a Gaza perché Hamas è l’unico da accusare per la morte dei civili. Ieri è stato presentato anche il candidato per il Pentagono ed è stato fatto il nome di Pete Hegseth, un falco oltranzista contro l’Iran. Anche il futuro ambasciatore americano in Israele, Mike Huckabee, ex governatore dell’Arkansas, è un sostenitore di Israele, a tal punto da essersi esposto a favore dell’annessione di parte della Cisgiordania.
Proprio ieri un rapporto di una commissione speciale delle Nazioni Unite ha accusato Israele di usare la fame come arma di guerra e di politiche e pratiche a Gaza che potrebbero equivalere a una “possibilità di genocidio”.
Il comitato speciale comprendeva i rappresentanti di tre Stati membri: Malesia, Senegal e Sri Lanka.
“Le politiche e le pratiche di Israele durante il periodo di riferimento sono coerenti con le caratteristiche del genocidio”, afferma il rapporto, esortando a prendere provvedimenti immediati per proteggere le vite dei civili.
La commissione speciale dell’ONU ha anche concluso che Israele sta commettendo diverse violazioni del diritto internazionale, e non solo a Gaza. “I civili sono stati uccisi in massa in modo indiscriminato e sproporzionato a Gaza, mentre nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est, i coloni israeliani, l’esercito e il personale di sicurezza hanno continuato a violare impunemente i diritti umani e il diritto umanitario”.
Non solo l’Onu ma anche Human Rights Watch ha recentemente pubblicato un dossier di 154 pagine in cui accusa Israele di crimini di guerra a Gaza. Secondo la ONG, gli ordini di evacuazione emessi dall’esercito israeliano sarebbero parte di una strategia volta a creare “zone cuscinetto” e “corridoi di sicurezza,” che conducono a uno “sfollamento forzato deliberato e massiccio” dei civili palestinesi. Questa pratica, che la ONG definisce “crimine di guerra” e “pulizia etnica,” rappresenta una grave violazione del diritto internazionale e dei diritti umani.
In attesa del passaggio di poteri tra Biden e Trump, Israele sta già muovendo le proprie pedine per condizionare le scelte della nuova amministrazione presidenziale che però si presenta come apertamente – e spudoratamente – filoisraeliana.
Ron Dermer, ministro degli affari strategici di Netanyahu, è già stato domenica scorsa a Mar-a-Lago, per il suo tour negli Stati Uniti e, secondo il Washington Post, ha detto a Donald Trump e Jared Kushner che Israele si sta affrettando a promuovere un accordo di cessate il fuoco in Libano. L’obiettivo di Israele sarebbe garantire una rapida vittoria in politica estera al presidente eletto. “C’è un accordo sul fatto che Israele regalerebbe qualcosa a Trump… che a gennaio ci sarà un accordo sul Libano”, ha detto un funzionario israeliano al Washington Post. Il cessate il fuoco ci sarebbe però non prima di gennaio quando Trump si insedierà ufficialmente alla Casa Bianca. Il problema è che nell’accordo Israele vuole semaforo verde alla propria totale libertà d’azione sul piano militare, un “dettaglio” indigeribile per i libanesi.
In giro per il Libano c’è però anche Massad Boulos, parente acquisito e consigliere di Trump, il quale ha incontrato il capo del partito cristiano di destra libanese Kataeb. Boulos ha anche incontrato Nadim Gemayel, il figlio del presidente libanese filo-americano e filo-israeliano Bachir Gemayel.
“Questa è un’opportunità per il Libano di essere presente al centro dell’amministrazione statunitense e delle sue preoccupazioni, e per tutti noi di lavorare per la stabilità e la pace nella regione”, ha scritto Nadim Gemayel su X. Boulos non ha alcun ruolo ufficiale nella prossima amministrazione Trump, ma è stato un consulente chiave per la campagna elettorale di Trump nei confronti degli arabi americani.
Infine, il miliardario statunitense Elon Musk, consigliere di Donald Trump e futuro membro del suo gabinetto avrebbe incontrato lunedì a New York l’ambasciatore iraniano alle Nazioni Unite, Amir Saeid Iravani. Lo hanno riferito fonti anonime al “New York Times”, aggiungendo che il colloquio sarebbe stato organizzato per “discutere su come allentare le tensioni” tra Stati Uniti e Iran. L’incontro, svoltosi in una “località segreta”, è durato oltre un’ora, e alcuni funzionari iraniani anonimi lo hanno definito “positivo, una buona notizia”.
Intanto il fronte della guerra senza limiti di Israele in Medio Oriente continua ad estendersi.
Almeno 15 persone sono state uccise in Siria negli attacchi aerei israeliani che hanno preso di mira un quartiere della capitale Damasco e un suo sobborgo, secondo quanto riferito dal ministero della Difesa siriano.
“Il nemico israeliano ha effettuato un attacco aereo dal Golan siriano occupato, prendendo di mira edifici residenziali nel quartiere Mazzeh di Damasco e nella regione di Qudsaya uccidendo 15 persone e ferendone altre 16, tra cui donne e bambini”, riporta un comunicato del ministero pubblicato dall’agenzia di stampa Sana.
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