Non si è fatta attendere la risposta all’inchiesta del Washington Post su una chat di ricchissimi uomini d’affari Usa, in contatto diretto coi vertici israeliani, che avrebbero fatto pressione per reprimere le proteste nei campus universitari. Come ci ha subito raccontato quel bollettino dell’ultradestra euro-atlantica che è diventato Repubblica, ad influenzare gli studenti sarebbe addirittura la Cina. Ovviamente secondo ‘studi autorevoli‘.
In realtà il Network Contagion Research Institute (NCRI), “fonte” di Molinari & co, è un’organizzazione che “fornisce tecnologia, ricerca e analisi all’avanguardia per identificare e prevedere le minacce informatiche” e “si impegna a mettere i partner in condizione di diventare proattivi nel proteggersi dalle false narrazioni“. Insomma, specialisti nel combattere la ‘disinformazione‘, che è sempre quella del “nemico”.
L’istituto ha da poco pubblicato un rapporto che cerca di rintracciare l’influenza e soprattutto i soldi cinesi che sarebbero dietro il fortissimo movimento universitario statunitense solidale con la Palestina.
In particolare, il NCRI si concentra su Shut It Down For Palestine (SID4P), una rete internazionale di attivisti che hanno svolto un ruolo importante nelle proteste di questi mesi. Sotto questa sigla operano diverse associazioni, che vengono identificate come facenti parte del ‘Singham Network‘, un insieme di realtà ricondotte a Neville Roy Singham, compreso l’istituto dello storico Vijay Prashad, il Tricontinental Institute.
Singham è un imprenditore statunitense, definito un propagandista del Dragone e un “marxista con un’enorme compagnia di software“. Tramite la sua ragnatela di rapporti e società, dice il NCRI, sosterrebbe i manifestanti e fomenterebbe il conflitto sociale.
Il rapporto mette in guardia dalle relazioni che il SID4P ha con ‘gruppi estremisti‘ che abbracciano “una soluzione violenta a uno stato al conflitto israelo-palestinese“. L’obiettivo non dichiarato, secondo gli estensori del testo, sarebbe in realtà quello di continuare a “destabilizzare gli Stati Uniti” per tutta l’estate 2024, fino alle prossime elezioni di novembre.
Come già successo in altre occasioni, le proteste attuali vengono collegate, almeno per i metodi e le aspirazioni, alle rivolte dell’estate 2020 e a Black Lives Matter. Il NCRI aggiunge che l’occupazione della Hamilton Hall alla Columbia sarebbe parte “di una più ampia e coordinata campagna, influenzata da entità che hanno legami con potenze e organizzazioni terroristiche straniere“.
Ancora una volta viene ripetuto il mantra con il quale è stata giustificata la repressione degli studenti, dagli Stati Uniti all’Europa, ovvero che nei campus agiscono ‘agitatori esterni‘. L’intervento della polizia si rende insomma necessario non perché sia sparito diritto alla protesta, ma perché vi sono “pericoli per la sicurezza nazionale”: in questo modo, vengono oscurate le rivendicazioni politiche delle manifestazioni e tutto viene ricondotto ad un oscuro “complotto”.
Mettiamo da parte l’ipocrisia sulle influenze straniere, che per gli euroatlantici vanno bene solo quando sono loro i protagonisti. O ancora sulla stigmatizzazione dell’impegno finanziario di un milionario per diffondere nel dibattito pubblico una visione differente sulla Cina, e allo stesso tempo sull’approvazione data a dei miliardari che influenzano i media per far passare le narrazioni israeliane.
Dedichiamo qualche riga invece a un elemento preoccupante che salta all’occhio solo a vedere i curricula dei membri del NCRI. Tra i dirigenti dell’istituto e i suoi ‘strategic advisors‘, cioè i consulenti che forniscono indicazioni sullo sviluppo dell’attività, non sorprende ci siano vari accademici affiliati a grandi università (ad esempio, Stanford e Princeton).
Allo stesso tempo, tra le collaborazioni e le esperienze pregresse di questi personaggi compaiono continuamente le forze armate e anche alcuni dipartimenti – ovvero ministeri – di Washington. Troviamo anche chi è legato a Wall Street, a Google o all’industria farmaceutica, attori fondamentali del grande capitale occidentale.
Tra gli ‘advisors‘, Jacob Shapiro, capo del gruppo, insegna relazioni internazionali ed è un veterano della marina statunitense; mentre Loree Sutton era nell’esercito e lavora ancora per il Dipartimento degli Affari dei Veterani. Questo dipartimento, insieme a quello della Difesa e a quello della Sicurezza Interna (DHS), è tra i primi per dimensioni del bilancio, e non potrebbe essere altrimenti in un sistema di keynesismo militare.
Nel DHS lavora anche il consulente Paul Goldenberg, che in particolare presiede o co-presiede alcuni sotto-comitati centrali, dedicati all’estremismo, al terrorismo interno e quello sulla “radicalizzazione della gioventù“. In pratica, il livello “alto” che ha elaborato le accuse con cui è stata giustificata la repressione degli studenti.
Nel gruppo dirigente del NRCI, è utile soffermarsi sul capo scientifico e co-fondatore Joel Finkelstein. Come un altro paio di nomi tra dirigenti e consulenti, lavora al Miller Center for Community Protection and Resilience (parte della Rutgers University del New Jersey), nato nel 2022 dalla fusione di due istituti con finanziamenti di un ex studente della Rutgers, Paul Miller.
Miller, nella sua carriera, ha lavorato per Pfizer e ha rivestito ruoli apicali sia all’università di Tel Aviv, sia nell’American Jewish Congress, sia nell’American Israel Public Affairs Committee, una delle lobby più potenti del paese (registrata come tale). Per non farsi mancare nulla, ha lavorato anche con la Rand Corporation, il più famoso dei think tank legati al Dipartimento della Difesa.
Il Miller Center ha l’obiettivo di “facilitare il lavoro degli organi di sicurezza“, collaborando con le forze di polizia e sviluppando le migliori strategie per diffonderne gli indirizzi nella comunità. L’attività del NRCI è insomma diretta da chi ha come scopo quello di mantenere lo status quo e far apparire come un pericolo pubblico chiunque sembri metterlo in discussione.
Già questo basterebbe a far dubitare del carattere “interessato” del rapporto da poco pubblicato. Se ci aggiungiamo che il Miller Center, per cui lavorano alcuni importanti esponenti del NCRI, è stato creato da chi è stato coinvolto per una vita nelle attività della principale lobby sionista a stelle-e-strisce, si capisce che questo testo è parte della strategia di criminalizzazione del movimento a favore della Palestina.
Di nuovo, tutti gli elementi fondamentali del ‘nemico interno‘ eterodiretto da ‘forze esterne‘ tornano sul piatto. Solo un fogliaccio come Repubblica poteva rilanciare un “rapporto” del genere, palesemente finanziato per interessi politici ma presentato come “ricerca indipendente”.
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Roberto
Tra le figure chiave del NCRI “chi è legato… all’industria farmaceutica”, addirittura chi “ha lavorato per Pffizer”.
Insomma, sempreché non si parli di vaccini e pandemia, non si può fare a meno di mettere in evidenza che le lobby farmaceutiche sono tra i principali attori del marcio sistema USA che attanaglia coi suoi artigli tutto il mondo.
Sempre che non si parla di vaccini, però…
Redazione Contropiano
Capiamo che i novax stanno sempre lì a cercare una “prova” in grado di assolverli per le immonde scemenze dette ai tempi della pandemia.
Ma non possiamo spiegare ancora che una cosa è la necessità di vaccini per immunizzare una popolazione e tutt’altra è farci i soldi sopra.
O perlomeno non siamo in grado di spiegarlo meglio dei cubani: https://contropiano.org/news/internazionale-news/2024/05/20/siamo-disposti-a-parlare-con-gli-usa-ma-in-condizioni-di-parita-0172614
Compagno vaccinato
Durante la pandemia “le immonde scemenze” le hanno dette gli immondi scemi, presenti sia tra i no vax che, in altrettanto grande misura, tra i pro vax. Il problema è che tanti compagni che hanno scelto di non vaccinarsi (non essendo per questo più contagiosi di quelli vaccinati, come poi si è dimostrato) sono stati sospesi dal posto di lavoro è quasi nessuna organizzazione comunista ha avuto il coraggio di promuovere la parola d’ordine “reintegro immediato di tutti i lavoratori indipendentemente dalle loro scelte sanitarie”. Tutti a dolersi della sanità pubblica distrutta, giustamente, ma non un passo più in là a promuovere l’unità dei lavoratori. Lo Stato, prima con la criminalizzazione dell’immigrazione, poi con il green pass, è perfettamente riuscito a creare l’ennesima divisione tra lavoratori.
Sergio Binazzi
condivido il commento del compagno vaccinato, pure io sono compagno e vaccinato ( fino alla terza poiché ero obbligato, poi basta) dico questo poiché ho sempre avuto dei dubbi sulla tanto decantata efficacia dei vaccini anticovid, non ci sono certezze neppure su farmaci usati da anni visto che ogni tanto ne ritirano alcuni dal commercio. in quanto alla immunizzazione di massa, una persona immune non si becca nulla, non mi pare abbia avuto tutto questo successo visto che tanta gente super vaccinata se lo è buscato ugualmente. non si tratta di essere no vax, si tratta di buon senso.